martedì 31 ottobre 2017
Thor sbarca a Colorado
Bentornati. Dopo la discussione sui viaggiatori della scorsa puntata, passiamo al cinema.
Oggi vi darò le mie impressioni sull'ultima fatica dei Marvel Studios, Thor: Ragnarok, film 2017, diretto da Taika Waititi.
Come al solito mi baserò esclusivamente sul film e non sul background generale dell'omonima saga fumettistica, anche se sono certo che abbia poco a spartire, titolo escluso.
Partiamo dal trailer. Sarò onesto, non mi aveva convinto fin dall'inizio. Questo perchè l'ho sempre visto, per via dei colori, delle grafiche e delle situazioni viste, una copia dei Guardiani Della Galassia.
E.... non ci si sbagliava.
La storia è ne più ne meno quella vista nel trailer e, mi sarei stupito del contrario.
Ma scendiamo direttamente alle mie considerazioni.
Questo terzo capitolo del dio del tuono è, troppo spesso, una parodia. Siamo onesti, il Marvel Cinematic Universe non ha mai nascosto la sua natura di "rendere più simpatici tutti i personaggi presentati". In fin dei conti il Tony Stark di Robert Downey Jr.
non è il cupo eroe afflitto da alcolismo dei fumetti degli esordi. Prendo Tony come esempio, ma in linea generale si è cercato di rendere più appetibili tutti gli eroi. Il che mi va bene come concetto, devi creare dei film che attirano il grande pubblico, per cui devi divertirlo.
Poi diciamocela tutta Robert Downey Jr. ci ha messo del suo, creando sì un Tony meno cupo della sua versione fumettistica, ma sicuramente riuscito caratterialmente perchè stronzo, spaccone e conscio del suo status quo di ultramilionario.
Però il problema è che ultimamente, e in questo Thor in particolare, si tende troppo a rendere tutti i supereroi delle macchiette comiche, perdendo il fascino e la personalità della controparte cartacea.
Guardiani della Galassia ha ulteriormente "peggiorato" la situazione. Infatti visto il grande successo delle due pellicole di James Gunn, ora si tende a portare tutto a quello stile, colonna sonora compresa, che in questo caso va a pescare dal 1970 coi Led Zeppelin e la loro Immigrant Song.
Ma i Guardiani sono i Guardiani e loro vanno bene caratterizzati così, Thor no.
In questo terzo capitolo hanno voluto far diventare Thor
"il simpa della cumpa", infarcendo tutta la pellicola di battute al limite del ridicolo, arrivando a livelli degni della peggior puntata di Colorado (la battuta sulla roccia e le forbici è senza dubbio il punto più basso).
La mia domanda è: Perchè? perchè trasformare due degli eroi più iconici della Marvel, aggiungendo anche Hulk,
due perfetti idioti calati in quei film parodia?
Infatti qualcuno ha chiamato questo film Superhero 2. E ha ragione, c'è niente altro da aggiungere, il livello delle battute è di quella tacca, anzi forse inferiore, perchè a me Superhero: Il più dotato fra i supereroi
mi aveva fatto ridere, mentre Thor praticamente mai.
Siamo sinceri, alcune battute ci stavano, diciamo tutte quelle relative alla battaglia tra Thor e Hulk, dove vengono richiamati i vecchi film.
Anche il cameo del mitico Stan Lee
è spassosissimo e spiega una certa cosa. Ma la scena più divertente però è quella ad Asgard con un cameo di un altro attore famoso... ma non farò spoiler.
Ma dopo? no non ci siamo minimamente.
Il problema non è solo ed esclusivamente il livello pessimo delle battute, ma tutta la costruzione e i personaggi. Sono inutili ai fini della storia.
Anche la tanto acclamata Cate Blanchett, che interpretata la dea della morte Hela,
la villain del gruppo, mi ha ricordato fin troppo la Rita Repulsa del film dei Power Rangers,
anche se quest'ultima era decisamente meglio caratterizzata. Hela è cattiva, imponente nelle battaglie, ma niente di che, visto che spesso è solo un personaggio di contorno.
La cosa che secondo me è sbagliata a livello di narrazione è tutta la gestione del famoso Ragnarok, messo in piena disparte per buona parte della pellicola, e ripreso solo alla fine.
Diciamo che nel mentre della "vera trama principale", ovvero lo sviluppo del rapporto tra Hulk e Thor,
vediamo cosa succede ad Asgard, ma sono solo piccole scene che potevano essere sviluppate in maniera più approfondita.
Che poi diciamocela tutta, il rapporto tra Hulk e Thor ricorda molto quello tra Lloyd e Harry in scemo & più scemo.
Magari sto esagerando, ma non troppo.
Bisogna anche dire che i combattimenti sono molto spettacolari e, specialmente quello visto nei trailer,
mi ha ricordato in qualche modo gli incontri più importanti dei tornei Tenkaichi di Dragon Ball.
Le prime recensioni di questo film lo hanno descritto come uno dei film più spassosi dell'universo Marvel, decretandone il successo.
Io come al solito mi affido di più alle recensioni di youtuber e blogger che apprezzo, e con i quali spesso condivido le idee e le opinioni. In questo caso ho notato due filoni di pensiero.
Chi ha criticato l'umorismo banale e il "guardaniasmo dilagante" insieme alla trama non troppo elaborata, il maggior difetto del tutto. Chi invece questo film e le sue battute le ha apprezzate.
Io, ovviamente mi schiero tra i primi. Non puoi far diventare tutto caciara, sapendo che la "seconda era" del MCU probabilmente sarà "a base cosmica" e che avrà come capitani i fin troppo citati Guardiani.
Come ripeto loro vanno bene, Thor no.
Sono sincero, non ho apprezzato troppo i primi due capitoli del dio del tuono, però almeno rendevano in maniera più dignitosa il personaggio.
Ma quindi Thor Ragnarok è un film brutto? no. Sicuramente non annoia, ha delle buone scene di combattimento, ma è fin troppo una parodia e, soprattuto non è un film su Thor. Posso salvare la parte finale, forse più seria e votata a dare un senso al titolo del film e, specialmente per far evolvere il personaggio principale.
Io capisco che Chris Hemsworth si sia voluto divertire nell'interpretare un Thor più "simpa della cumpa", però non puoi farlo diventare Kevin Beckman,
il segretario idiota del reboot dei Ghostbusters.
Di Hulk non ne parliamo, Ruffalo mi ha sempre convinto poco nel ruolo e ho sempre preferito la versione di Edward Norton
che rendeva meglio il personaggio.
Anche Loki (Tom Hiddleston)
non ne esce benissimo. In fin dei conti è relegato al ruolo del "mezzo buono, mezzo cattivo". Tra l'altro, la scena dei coltelli perculata sull'Internet, nel film non c'è neanche.
Ma quindi, va visto? si, per completezza del grande quadro del MCU, altrimenti potete recuperalo più avanti comodamente seduti in divano.
La mia paura adesso è una sola... Infinity War.... già mi convince poco vista la vastità spropositata dei personaggi, adesso se si optasse per seguire lo stile di questo film verrebbe fuori una minchiata atomica.
A quel punto non mi stuperei che Thanos,
che nelle foto promozionali ricorda fin troppo Bruce Willis,
in un certo momento esclamasse.
P.S.: giusto per la cronaca, ci sono due scene dopo i titoli, una a metà e una alla fine.
See you next
lunedì 30 ottobre 2017
Viaggiatori senz'anima
Ora del decesso 00:00:03... 00:00:02... 00:00:01... 00:00:00... 00:00:01... 00:00:02
Un inizio un po' strano oggi. Però forse qualcuno ha già capito di cosa andrò a parlare.
Per tutti gli altri vi darò le mie impressioni sulla prima stagione di Travelers, serie creata da Brad Wright per Showcase e Netflix, che ha debuttato negli stati uniti il 17 ottobre 2016 e nel resto del mondo il 23 dicembre dello stesso anno.
Partiamo come al solito dalla genesi. Tutto parte in modo strano. Una serie di persone, apparentemente non legate tra loro, viene mostrata in una situazione particolare dove da li a poco partirà un timer simile a quello di inizio post. Sarò sincero, all'inizio non mi era chiara la dinamica, visto che la scritta riportava chiaramente la frase "ora del decesso", la persona poco prima dello zero iniziava a gridare ma,
scaduto il timer, si riprendeva come se nulla fosse successo.
La cosa più strana è stata proprio nella presentazione del primo personaggio, Marcy (MacKenzie Porter).
Infatti nei primi minuti vediamo che è una donna con un evidente ritardo mentale. Tornando a casa la sera viene aggredita da un gruppo di malviventi, il timer scade, lei si riprende, e in quattro e quattr'otto li mette KO, facendo capire allo spettatore che quel ritardo mentale era improvvisamente sparito.
Come mai?
Le risposte, come già detto, verranno date poco più tardi. Infatti tutti i quattro protagonisti sono in realtà viaggiatori. O meglio, solo la loro coscienza ha viaggiato nel tempo, sostituendosi a quelle persone di cui avevamo visto il timer scadere.
In pratica, poco prima della morte, la coscienza del viaggiatore si sostituisce a quella dell'ospite, per prenderne l'identità.
Ma perché il gruppo dei viaggiatori è tornato indietro nel tempo? Beh, diciamo che i dettagli non sono chiari da subito, ma come è logico pensare che sono tornati indietro per impedire determinati eventi e cambiare la storia.
Non vi nego che molte volte nel corso dei dodici episodi, ho rapportato questa serie e la sua trama di fondo un rifacimento a Terminator,
dove Kyle Reese
tornava indietro nel tempo per salvare John Connor e se possibile per fermare l'avvento di Skynet.
Tutto raccontato così sembra molto interessante, purtroppo invece, questa serie mi ha deluso.
Andiamo per ordine e vediamo perché.
Come ho detto spesso, adoro le serie basate su salti temporali, viaggi nel tempo, cambiamenti del futuro e tutte le cose che sono legate a questi concetti. Molto spesso ho anche sottolineato che la gestione di questo concetto spesso porta al caos narrativo ed è molto facile creare errori di sceneggiatura, scene confuse e cose non chiare.
In questo caso devo dire che grossi intoppi narrativi non ne ho visti però, i dodici episodi sono poco incivisi nel loro svolgimento.
Non so come spiegarvelo ma, molto spesso capita che la squadra ha una missione da risolvere che non ha un obiettivo chiaro allo spettatore. Anche il fulcro del loro viaggio non è spiegato fino a metà serie e, personalmente, è un errore madornale.
Capisco che sia giusto mettere lo spettatore nella condizione di mistero e rivelare le cose col tempo, però gestirle in questo modo non mi ha fatto mai immedesimarmi nei protagonisti ne tifare per loro.
Mi spiego meglio. Normalmente in serie dove la trama principale si dipana nel corso del tempo, prendiamo ad esempio Under The Dome,
lo spettatore è alla pari coi protagonisti e, in qualche modo, partecipa in prima persona al risoluzione del mistero.
In fin dei conti nell'arco delle tre stagioni della serie ero anch'io in qualche modo un abitante di Chester's Mill e, come loro, volevo capire perché la cupola li avesse intrappolati.
Questa cosa in Travelers non succede. Loro (i protagonisti) sanno quello che succederà nel futuro e conoscono la loro missione principale, ma lo spettatore è ignaro di tutto e, anche nel momento che parte della storia viene rivelata, non è ancora chiaro il quadro generale.
Sarò io ma, secondo me, l'essere parte della storia, specialmente in questo tipo di narrazione a base di misteri, è fondamentale.
Perché invece Terminator da questo punto di vista non sbagliava? ma semplicemente perchè vedevamo il mondo devastato dalla guerra da dove proveniva Kyle e ci si immedesimava nella sua missione.
Bisogna però spezzare anche una lancia a Travelers. I protagonisti sono molto bene caratterizzati. Ognuno di loro ha una sua personalità, delle sue attitudini, e viene posta molta attenzione nel "diventare la persona che non sei". Infatti i protagonisti, dopo aver preso possesso del corpo dell'ospite, cercano di diventare l'ospite, vivendo una vita che non gli appartiene, basandosi esclusivamente sugli archivi storici presenti nel futuro.
Chiaramente impersonare chi non sei, cercando di eliminare totalmente la tua vera esistenza, basandoti esclusivamente su un archivio non è semplice, e molto spesso viene sottolineata questa difficoltà.
Il problema di fondo è che secondo me in un telefilm mistery/action devi dare dinamicità alla storia, alternando l'approfondimento sui personaggi e questo, purtroppo, non succede.
In fin dei conti sono passato da dei primi episodi dove ho detto "insomma" a quasi noia. L'episodio cardine è il sei, che forse insieme a quello finale, il dodici, è tra quelli gestiti meglio. Ma per quanto l'episodio sia stato ben gestito a livello di suspance e coinvolgimento, oltre a far parzialmente chiarezza sulla missione dei viaggiatori, è troppo poco per decretare il successo dell'intero pacchetto, specialmente per come si è gestita in seguito il resto della storia. Infatti gli episodi dal sette all'undici tornano ad essere mediocri, e ci si è basati troppo sul focalizzare l'attenzione su alcuni personaggi della squadra piuttosto che rafforzare la storia principale. L'episodio finale, in puro stile americano, lancia il classico cliffhanger che colpisce lo spettatore e mette la suspanse per il proseguo.
Però no, personalmente è una serie che abbandono perché non mi ha coinvolto.
Una cosa che mi ha sempre fatto ridere, ma principalmente per una mia bizzarra associazione di idee, è la figura del Direttore. In pratica i viaggiatori citeranno spesso e volentieri questa figura, quasi mistica, che tutto sa, e tutto prevede. I viaggiatori in pratica sono stati assoldati da questa figura per salvare il mondo, e quando loro si trovano ad un vicolo cieco, sanno di poter contare sul piano del Direttore per averne la risoluzione.
Ma a questo punto vi chiederete, perché mi ha fatto ridere? ma perché l'ho associato al Mega Presidente Galattico di Fantozziana memoria.
Non vi dico lo stupore nell'ultimo episodio della stagione quando vengono fatte le rivelazioni sul Direttore dei viaggiatori.
Tiriamo quindi le somme. Travelers è una serie che non mi ha convinto, che avrebbe una base interessante e prende spunto da pellicole cult, ma che manca di quell'appeal che incanta e affascina lo spettatore.
Seguirò una seconda serie? già annunciata e iniziata in patria? assolutamente no. Dodici episodi sono stati già largamente sufficienti per non farmela apprezzare.
See you next
mercoledì 18 ottobre 2017
Pon Pon in salsa Zombie
Benvenuti
nella mia camera da letto. Non ti illudere, non ti ho invitato qui
per divertirci. Cioè, non ho niente contro quel tipo di
divertimento. Specialmente se una persona mi piace davvero. Ma vorrei
parlanti di un'altra cosa. Oggi è, come si dice in spagnolo, il mio
CUMPLE-AÑos!
Proprio
così, è il mio compleanno! Compio diciotto anni!
Parte
così l'intro del gioco su cui andremo a discutere oggi. Parliamo di
Lollipop Chainsaw gioco del 2012 sviluppato da Grasshopper
Manufacture e pubblicato da Warner Bros. Interactive Entertainment. È
stato diretto e ideato da Goichi Suda (noto come Suda51), che forse
ricorderete di averlo sentito nominare nella recensione di Killer IsDead.
Come
già detto dalla nostra protagonista, Juliet Starling, oggi è il suo
compleanno. Nel corso dell'intro spiegherà che è a capo del gruppo
della cheerleader della San Romero High School, presentando
rapidamente tutti i membri della sua famiglia.
Racconterà
inoltre che è in ritardo per incontrare il suo ragazzo, Nick
Carlyle, al loro appuntamento dove conoscerà tutta la famiglia
Starling e il loro più grande segreto....
Infatti
sono dei cacciatori di Zombie....
Diciamo
che il motore scatenante che mi ha fatto provare questo gioco è
proprio la base della storia. Diciamocela tutta, Juliet è la
classica cheerleader bella e spigliata. Vederla combattere orde di
zombie, armata di motosega, rende il tutto parodistico.
E
infatti è così, Lollipop Chainsaw vuole essere da una parte un
tributo al cinema Horror Zombie (se ci pensate la San Romero High
School è un omaggio a George Romero, padre di molte pellicole a
tema), sia una vera e propria parodia del genere.
Il
gioco è un Hack and Slash in terza persona dove dovremo farci strada
con la biondina protagonista tra orde di Zombie.
La
trama è lineare e il suo fulcro verrà svelato alla fine del primo
capitolo, per cui ve la evito.
Nel
corso dei livelli verremo aiutati da quasi tutti i membri della
famiglia Starling e alcuni coprotagonisti, conoscendo i loro
caratteri.
Senza
dubbio però il co-protagonista più bizzarro è proprio Nick.
Infatti, come si vede già dalla copertina, diventerà una specie di
testa parlante attaccato alla cintura della cheerleader.
Perché?
forse non è difficile arrivarci, però evitiamo spoiler. Il suo
scopo sarà di supporto. Infatti potremo usarlo in appositi corpi,
per aiutarci a passare ostacoli di varia natura.
Il tutto diventerà
un mini gioco nel gioco. Infatti dovremo premere i pulsanti che
appariranno a schermo entro un breve tempo limite, mentre Juliet ci
inciterà con i suoi pon pon. Idea simpatica, non c'è che dire.
Vediamo
il resto del cast:
Il
sensei Morikawa
Il
perfetto incrocio tra il maestro Muten di "Dragon Ball"
e
Il vecchio de "il bambino d'oro".
Esteticamente simile a
quest'ultimo, caratterialmente simile al primo, visto che spesso
sottolineerà l'avvenenza e le grazie di Juliet.
Cordelia
Starling
La
maggiore delle tre sorelle Starling e la classica donna d'acciaio.
Armata del suo fucile di precisione è il classico personaggio
femminile serioso.
Rosalind
Starling
La
minore del trio e quella che "ghe manca un boio".
Completamente irresponsabile e matta come un cavallo. Basta seguire i
suoi discorsi e le sue telefonate alla protagonista.
Gideon
Starling
Il
capofamiglia. Il classico duro da film action anni '80, l'uomo che
non deve chiedere mai e ti fa il culo se lo fai. Scusate la rima era
involontaria. Il suo look, ricorda molto Elvis da giovane.
Juliet
Staling
Ultima,
ma come sempre non per importanza, la protagonista. La sorella di
mezzo delle Starling. La classica ragazza solare che fa innamorare i
maschietti per la sua avvenenza. La cosa curiosa è che nella sua
amata motosega nasconde un telefono a cornetta con cui riceve le
telefonate da amici e parenti.
Veniamo
al gioco. Lo scopo sarà affrontare i cinque Signori degli Zombie in
altrettanti livelli per fermare la minaccia zombie. Tutti e cinque i
boss sono molti diversi tra loro, e ognuno con la propria
personalità.
Anche
se i livelli sono molto variegati forse mancano di quella sensazione
di libertà di movimento, tipica dei giochi moderni. Infatti dovremo
semplicemente andare dal punto A al punto B, senza troppe
divagazioni.
Il
sistema di combattimento è molto elementare. Un pulsante per
saltare, motosega alta e bassa e colpo pon pon che, di fatto, apre le
combo. Eh, le combo. Croce e delizia di ogni gioco del genere. Mi
sono sempre lamentato delle combo estremamente complesse di Devil May
Cry 3 ad esempio, ma anche del set troppo ridotto presente nel già
citato Killer Is Dead (uscito qualche tempo dopo Lollipop Chainsaw).
In questo caso le combo sono nella "giusta dimensione" ma
sono poco "legabili". Infatti, a mio modo di vedere si
doveva lasciare più libertà al giocatore di effettuare colpi misti
tra pon pon, salti e motosega.
Il
tutto sarebbe stato più fluido e divertente. E invece le combo sono
acquistabili e sono troppo "rigide".
Veniamo
al fattore shopping. In molti punti del gioco troveremo una bottega,
uno stand vero e proprio, dove la nostra protagonista potrà spendere
le monete che raccoglierà dai combattimenti. Come al solito i
potenziamenti saranno di tre tipi. Le appena citate combo,
potenziamenti delle statistiche di gioco (vita, forza, agilità),
oppure abiti alternativi. E senza dubbio è anche la parte più
divertente poter cambiare il look tra un livello e l'altro, anche se
a conti fatti sono tutti abiti da cheerleader alternativi.
Durante
il gioco potremo incontrare dei personaggi in difficoltà attaccati
dagli zombie. Ovviamente il nostro compito sarà evitare che muoiano
e spesso portarli in un luogo sicuro. Questo fattore influenzerà il
finale del gioco.
Escludendo
forse una troppa legnosità nel sistema di combattimento, ho trovato
Lollipop Chainsaw un gioco divertente. Senza infamia e senza lode, ma
un gioco divertente. Una delle cose più bizzarre sono i dialoghi.
Fateci attenzione, specialmente quando salvate qualche ostaggio.
Oppure, più semplicemente tra la protagonista e il suo amato, che
sfiorano quasi il paradossale.
Una
cosa che ho apprezzato è lo stile di gioco. Come per Killer Is Dead
abbiamo una definizione in Cell Shading, però molto più colorata
rispetto al gioco citato. Molto divertente l'idea di usare delle
immagini coi baloon con quell'effetto carta a puntini tipica dei
fumetti anni '70 per presentare i personaggi.
Altro
fattore divertente sono le musiche. Rivisitazioni rock/metal durante
l'azione a cose più decisamente più pop durante la "super"
oppure durante le sessioni di shopping.
Delle
super non abbiamo parlato. In pratica, mano a mano che sbaraglieremo
i nemici, caricheremo un barra a fondo schermo. Premendo uno dei
grilletti diventeremo praticamente un arcobaleno di colori per un
limitato periodo di tempo, i nemici diventeranno più malleabili, e
faremo molti più punti.
Altra
cosa che fa variare il gameplay sono i mini giochi. Infatti dovremo
giocare una partita a basket,
dove le teste degli zombie che
massacreremo saranno i palloni da mandare a canestro, oppure una
partita a baseball.
Idee
originali e divertenti, secondo me.
Tiriamo
quindi le somme. Lollipop Chainsaw è un gioco divertente. Ha dei
difetti, personalmente non troppo gravi, ma fa passare delle ore
spensierate. I classici "giochi da svacco" dove picchi
tutti senza troppi pensieri. I difetti più grossi sono due, un
sistema di combattimento un pochino legnoso e i troppi pochi livelli.
Infatti avremo sei livelli più l'intro.
Vi
assicuro che si fate prendere, quando arriverete alla fine
esclamerete: beh, già finito?
Si
poteva fare di meglio? sicuramente si. E' un gioco che rimarrà negli
annali? non credo. Va provato? si, se amate il genere dei picchiaduro
a scorrimento.
Personalmente
l'ho apprezzato principalmente per essere allo stesso tempo un
tributo e una parodia al genere zombie. In fin dei conti chi si
immaginerebbe che una bella cheerleader si armi di una motosega per
salvare il mondo dall'invasione Zombie?
P.S.:
fate attenzione ai titoli di testa... appare un certo James Gunn tra
gli sviluppatori di storia e personaggi.... e diciamocela, la sua
mano, a conti fatti, si vede.
See
you next