lunedì 30 aprile 2018

Infinity War: il miglior capitolo del Marvel Cinematic Universe?


"Ci fu un'idea
di mettere insieme un gruppo di persone straordinarie
per vedere se potevamo diventare qualcosa di più
così quando sarebbe servito, avremmo combattuto battaglie
per loro impossibili"


Queste sono le parole che aprono il trailer del cinecomics più atteso dell'anno.

Torniamo quindi a parlare di cinema e in particolar modo dell'evento che chiuderà la fase 3 dei film del Marvel Cinematic Universe.

Vi darò le mie impressioni su Avengers: Infinity War, film 2018 per la regia dei fratelli Anthony e Joe Russo che avevano già diretto anche altri "capitoli" del MCU come Captain America: The Winter Soldier



e Captain America: Civil War.


I fan Marvel erano in subbuglio già da mesi quando apparvero i primi trailer. Da quel momento i gruppi facebook e le varie discussioni erano focalizzate, e spesso monotematiche, su questo film.

La cosa che più mi sconvolse è che addirittura gente analizzava fotogramma per fotogramma il trailer, al fine di scoprire cose non dette e dichiarate.

Siamo sinceri, a lungo andare le infinite discussioni, spesso solo ed esclusivamente sugli stessi argomenti, mi annoiavano.

E non solo mi annoiavano, ma addirittura mi fecero perdere parte dell'hype per l'attesa.

Siamo sinceri, parte della perdita dell'hype era dovuta anche a quella porcheria di Thor: Ragnarok,



film insulso se focalizzato nel contesto "cinecomics".

Però, fortutamente il Re T'Challa e il suo Wakanda avevano già risollevato il morale. 



Anche il fatto stesso che questo Infinity War fosse diretto dai fratelli Russo era abbastanza una garanzia, visto che le loro precedenti fatiche, sono tutt'oggi i capitoli meglio riusciti di tutto il MCU.

Quindi evitando spoiler di qualsiasi tipo si arriva all'inizio della visione del film.

Il tutto inizia da dove ci eravamo lasciati in Thor: Ragnarok e in particolar modo dalla scena post credits.

Qui verrà introdotto, finalmente, il villain della pellicola, Thanos.



E niente battute che assomiglia a un certo personaggio della storia italiana, a Homer Simpson, a Bruce Willis.....

Da li, come si vedeva già nei trailer, partirà tutta la ricerca delle gemme dell'Infinito e il completamento del guanto omonimo.

Veniamo quindi alle considerazioni.

Infinity War è un film lungo, visto che dura 2 ore e 40. Però onestamente non mi sono minimamente pesate. Ho trovato molto più lento Civil War, per lo meno nella prima parte.

Uno dei pregi che ho trovato nella direzione dei Russo è il non perdersi nei dettagli.

Nel senso che questa pellicola va vista nell'intero contesto degli altri 18 film dei Marvel Studios, per cui non aveva minimamente senso ripresentare i protagonisti, i comprimari e tutto quello che è successo prima.

Ogni personaggio era ben delineato dai fatti precedenti e serviva solo contestualizzarlo dopo i fatti avvenuti durante la Civil War.

Nello stesso tempo era necessario integrare tutti gli altri personaggi che non parteciparono all'evento.

Ogni personaggio ha il suo "spazio di manovra", mai eccessivo, e sempre ben dosato.

Molto spesso alcuni personaggi hanno veramente poche battute, come ad esempio Captain America (Chris Evans),  




ma che compensano questa mancanza con il loro carisma e ruolo nella storia.

Il vero protagonista però è Thanos. E finalmente abbiamo un villain di peso e strutturato con la dovuta cura.

Nelle quasi tre ore di pellicola conosceremo il tiranno da molti punti di vista, analizzando sia il presente, sia il passato.

La CGI che "avvolge" Josh Brolin è molto buona e da una buona sensazione visiva del personaggio.

Effettivamente leggendo alcuni commenti, questo film sarebbe stato più giusto chiamarlo Thanos Quest visto che gli Avengers, in questo caso, sono solo di supporto.

Una cosa che ho apprezzato è evitare di spingere su battute, spesso insensate, al fine di far diventare una macchietta comica tutti i personaggi.

Ma come è logico pensare è il ruolo dei Guardiani Della Galassia 



nello sdrammatizzare le situazioni, senza mai cadere nell'oscena "modalità Colorado" del terzo film di Thor.

Senza dubbio quello che mi è piaciuto di più è Drax (Dave Bautista) 



che involontariamente porta a situazioni comiche molto divertenti e ben dosate.

Anche Spider-Man (Tom Holland) ha il suo giuto spazio. Paradossalmente è uno dei personaggi che ha più battute a disposizione, dimostrando ancora una volta che il Peter del MCU è la versione perfetta della controparte cartacea dove, per lo meno a inizio carriera, parlava e sparlava anche a sproposito.

E poi vogliamo parlare della Iron Spider



Beh è spettacolare, c'è poco altro da aggiungere.

A mio modo di vedere chi veramente ne esce con le "ossa rotte" è Hulk (Mark Ruffalo)



ma qui finiamo nello

<SPOILER>




</SPOILER>

Senza dubbio però il personaggio che più mi ha convinto è Doctor Strange (Benedict Cumberbatch).



Vuoi per il carisma dell'attore, vuoi perché è comunque il personaggio più spettacolare a livello visivo, è sicuramente uno dei più importanti della squadra.

Le scene d'azione sono molte e tutte ben gestite, sia nelle fasi 1 contro 1, sia nelle fasi più epiche come lo scontro in Wakanda che si vede anche nel trailer.



Ci sono anche alcuni colpi di scena, alcuni veramente banalotti, ma alcuni molto interessanti ai fini della trama.


Una cosa che non ho capito è il perché cambiare il colore delle Gemme dell'Infinito.

Questa è la versione fumettistica



mentre questa è quella dei film
Onestamente non capisco. Mistero.

Ma quindi è tutto bello?

Onestamente ci sono alcune cose che non mi sono piaciute ma ovviamente torniamo in

<SPOILER>





</SPOILER>

Tolte queste considerazioni, bisogna ammettere che Infinity War è uno dei migliori capitoli del MCU.

Chiaramente però non può essere valutato come film a se stante, ma deve essere obbligatoriamente calato come l'ultimo capitolo prodotto di un universo narrativo che continua ininterrottamente, ma non sempre con risultati soddisfacenti, da dieci anni (Iron Man è del 2008).



E' inutile girarci attorno, per vedere questo Infinity War bisogna aver visto, se non tutti, molti dei 18 capitoli precedenti per poter capirne appieno la trama, i personaggi e lo svolgimento.

Rispetto a moltissimi altri capitoli della "saga Marvel" questo è sicuramente uno dei film migliori anche per alcune scelte coraggiose "fuori schema".

Ovviamente mi riferisco...

<SPOILER>





</SPOILER>

Quindi in conclusione: uno dei migliori film del Marver Cinematic Universe fino'ora concepiti.

Una buona gestione dei personaggi, un villain finalmente di spessore e una storia lunga ma che non annoia lo spettatore.

Alcune scelte discutibili come abbiamo potuto veder,e che però non minano il voto positivo del tutto.

P.S.: Chiaramente, come usanza, classica scena post credits dopo tutti i titoli di coda.

E volete sapere le risposte alle più gettonate domande dopo il rilascio del trailer?

- Chi ha la gemma dell'anima?

- Ma se Occhio di Falco e Rocket hanno lo stesso doppiatore, chi dei due avrà il cambio di voce?

- Perché alcuni personaggi non si vedono nella locandina?

- Chi morirà?

Ve lo dico io, ma chiaramente....

<SPOILER>





</SPOILER>

Contenti?

See you next



martedì 24 aprile 2018

Mao Dante: Le tre anime della stessa opera


Proviamo oggi un esperimento.

Cercherò di mettere a confronto le tre anime di una delle opere più famose di Go Nagai.

Darò quindi le mie opinioni su Mao Dante, mettendo a confronto il manga originale del '71, opera in 3 volumi mai conclusa, 


l'anime di 13 episodi del 2002 (in Giappone) 


e il manga reboot , Shin Mao Dante, in quattro volumi (sempre del 2002/2003).



Chiaramente spoiler sulle macro trame.

Partiamo dalla storia.

Ryo Utsugi è un comune ragazzo di all'incirca vent'anni. 


Di notte ha degli spaventosi incubi dove vede un mostro gigantesco che lo chiama a se.


Da qui partiranno le avventure di Ryo e la scoperta sulla reale entità del mostro.

Per molti versi le tre sfaccettature dell'opera, escludendo i finali, seguono le stesse traccie e le stesse basi, ma si evolvono in maniera molto differente.

Se infatti il manga del '71 delinea in maniera rapida e concisa le linee guida della storia senza perdersi in troppi dettagli, l'anime decide di ampliare molti aspetti lasciati vaghi in precedenza e che, in qualche modo, diventano anche la base della versione reboot, che ne modifica però alcuni aspetti.

Quindi le tre opere, nel bene e nel male, sono in qualche modo, amalgamate tra loro.

Senza dubbio quella che mi ha colpito di più è il manga originale. Pur avendo ammesso più di qualche volta che il tratto Nagaiano non mi abbia mai convinto troppo, è però il suo modo di narrare la storia che coinvolge il lettore.

Purtroppo però, come dicevamo all'inizio, quest'opera è rimasta incompleta. Onestamente è un peccato, perché mi sarebbe piaciuto vedere come il maestro Nagai avrebbe deciso di portarla a termine nel '71, viste poi le tematiche "scottanti" raccontante.


Veniamo all'anime. Senza dubbio in tredici episodi della durata di 20-25 minuti si ripercorre, si amplifica, e si da una conclusione al manga lasciato a metà. Nel guardare la serie però ho notato una cosa, manca quella cattiveria e quello stile tipico del manga originale.

Sarà dipeso dai dialoghi italiani, sarà dipeso anche da un'evidente censura del prodotto (molto spesso si vedono scene oscurate per evitare la violenza e la crudezza delle stesse), sarà dipeso dalla regia stessa degli episodi, però manca completamente lo stile Nagaiano.

A volte bisogna ammettere che certe scene rasentano il ridicolo.

Parliamo dell'episodio 6 - Presagio, dove il gruppo della confraternita di Dio vuole aprire la porta dove riposano i Quattro Grandi Distruttori.

Perché ridicola? perché il capo dell'unità sa benissimo cosa si cela dietro la porta ma vuole, in tutti i modi, aprirla. 

 
E quando ha fatto? beh è spaventatissimo dai quattro demoni e cerca di ucciderli. Beh complimenti.

Se andiamo più avanti con la storia arriviamo all'episodio 9 - Dedalo, dove Saori, sorella di Ryo, cercando su Internet trova il sito del Labirinto di Lamia molto chiacchierato dai media.

E qui? beh semplice, una specie di realtà virtuale dove Saori sparisce per ritrovarsi in un castello dove Ryo arriverà col teletrasporto.

Onestamente avrei preferito una scelta più interessante. Saori cercava informazioni su Internet e manipolata dai poteri di Lamia, veniva condotta al castello.

E l'episodio finale? dove Ryo, ormai conscio di essere Dante affronta in battaglia Eva e come nei migliori anime supereroistici, ingloba i poteri degli altri demoni diventando dorato.

Dragon ball rules....


Veniamo quindi al reboot Shin Mao Dante. Una cosa che non ho sopportato è raccontare la storia al contrario partendo quindi dalla genesi dei demoni.

Perché? sinceramente, per quanto sia un'opera che si prefissava di chiudere l'opera incompiuta del '71, è anche un reboot della stessa. Se fate attenzione anche i nomi dei personaggi sono inspiegabilmente cambiati, come la sorella del protagonista che diventa Aya invece che Saori.

Molte delle idee e molti personaggi estratti dall'anime, vengono riversati anche in quest'opera seguendo però traiettorie diverse.

Anche questa nuova rilettura arriva ad una conclusione, anche se molto diversa e negativa rispetto a quella dell'anime.


Come molti hanno descritto, quest'opera, specialmente il manga del '71, è un vero e proprio prequel a Devilman. Inutile negarlo. Moltissime delle idee e dei concetti si ritroveranno nell'opera con protagonista Akira Fudo.

Anche il design di Ryo nella "trasformazione intermedia" è un proto Devilman.



Arriviamo quindi alle conclusioni.

Cosa vale la pena recuperare? a mio parere sicuramente il Mao Dante del '71 consci però del fatto che l'opera è priva del finale.

Senza dubbio delle tre incarnazioni è quella più affascinante e, per quanto sbrigativa nel suo svolgimento, mette sul piatto dei concetti molto inusuali e, se vogliamo, blasfemi, specialmente per la religione cristiana.

In fin dei conti quando arriverete alla verità su Dante e sul perché si erga a paladino e re dei Demoni, non potrete fare a meno che tifare per lui.


Letta e pubblicata qua da noi, l'opera del '71 avrebbe fatto scandalo e avrebbe messo una croce sull'eventuale arrivo di qualsiasi altra opera di Go Nagai, indipendentemente dal genere.

Un opera che prende spunto da alcuni libri del Vecchio Testamento e ne fa vedere i fatti sotto un'altra prospettiva che, dite pure quello che volete, così raccontati hanno il loro fascino.

Volete però vedere come si conclude la storia? avete due alternative. Il "good" ending dell'anime, e il "bad" ending del manga reboot.

Quindi tre anime della stessa opera, aventi le stesse basi strutturali, ma con tre svolgimenti molto diversi tra loro ma che, in qualche modo, sono complementari.

L'unico rimpianto è non poter avere la conclusione dell'opera originale, secondo me diversa da entrambe le opere degli anni 2000, perché secondo me nel corso di 30 anni i pensieri e le idee di una persona cambiano.

Mi sbaglierò e probabilmente non lo sapremo mai.

See you next



venerdì 6 aprile 2018

Ready Player One: La celebrazione della cultura pop


Benvenuto in Oasis, il mondo dalle mille possibilità.

I più scaltri di voi hanno già capito di cosa parleremo oggi, mentre per tutti gli altri facciamo chiarezza.

Oggi vi darò le mie impressioni su Ready Player One, film 2018 diretto da Steven Spielberg e adattamento dell'omonimo romanzo del 2010 scritto da Ernest Cline, che ha anche contribuito alla sceneggiatura del film.

Sarò sincero. Non conoscendo il libro da cui è tratto, quando apparì il primo teaser non mi aveva minimamente convinto alla visione. In fin dei conti non era chiaro dove la storia volesse andare a parare.

Ma non divaghiamo e partiamo dalla trama. Siamo nel 2045 in un futuro non troppo roseo per la Terra. L'inquinamento e la sovrappopolazione hanno rovinato la vita degli abitanti. L'unica via di fuga dalle città decadenti è OASIS, un mondo virtuale dove tutti si "immergono" riscrivendo letteralmente la propria vita e passandone buona parte di essa.

Wade Watts (Tye Sheridan)



 il protagonista della storia, nelle prime battute della pellicola lo ribadisce. OASIS è l'evasione dalla vita reale ormai decadente. Le uniche attività che non si possono fare nel mondo virtuale sono mangiare, dormire e andare in bagno.

Questo "paradiso" virtuale è stato creato dalla mente geniale di James Halliday (Mark Rylance)



che in punto di morte lascia la sua eredità in mano ai giocatori che dovranno cimentarsi ne "Gioco di Anorak".

Tale gioco, una volta risolto, porterà ad un easter egg 



che darà letteralmente al vincitore le chiavi di OASIS.

Per cui tutti si cimentano nella risoluzione della "main quest".

Veniamo quindi alle considerazioni.



Non vi nego che, in qualche modo, ho trovato un'analogia tra la trama portante del film e quella di One Piece



Pensateci. Da una parte abbiamo il fondatore



dall'altra il Re dei pirati


In entrambi gli universi, alla loro morte, lasciano un prezioso tesoro dove tutti, con ogni mezzo, si lanciano nella competizione per ottenerlo.
L'unica differenza che in RP1 sappiamo fin dall'inizio di cosa si tratta, mentre in One Piece mi sa che ci vorranno ancora anni, vero Mr. Oda?

Tolta questa mia piccola divagazione, arriviamo al sodo.

Ready Player One è un tripudio di citazioni alla cultura pop, pescando a piene mani tra cinema, videogiochi, anime e ovviamente musica.
Ovunque ci si giri apparirà un personaggio o un riferimento ad un film o una canzone.

Basta solo pensare che il film si apre con questo brano.

Diciamoci la verità. Ognuno di noi, specialmente chi è videogiocatore, dopo aver visto il film, vorrebbe immergersi almeno una volta in OASIS.

In fin dei conti ad oggi non siamo così lontani, visto che i visori da realtà virtuale 



stanno realmente diventando alla portata di tutti, e già in questi mesi fanno capolino le prime tute.


Ma Ready Player One non è solo un calderone di citazioni, è anche un bel film con una bella storia.

Forse non originalissima, forse non innovativa, ma sicuramente coinvolgente. Lo spettatore, al pari di un videogiocatore, verrà coinvolto nella ricerca degli indizi e nella risoluzione delle missioni che porteranno al tanto agognato tesoro.

Steven Spielberg non sbaglia e riesce, ancora una volta, ad incantare lo spettatore.
E' inutile negarlo, Ready Player One riesce a coinvolgerci nell'arco delle sue due ore di durata.



I personaggi, sia tra i buoni sia tra i cattivi non spiccano mai per una caratterizzazione forte, però tutti nel complesso hanno il loro ruolo ben definito.

Tra i buoni ovviamente spiccano i due protagonisti Wade/Parzival  il classico eroe "puro" che combatterà per salvare Oasis, e Art3mis, la coprotagonista che diventerà una degli alleati.



Un altro doppio riferimento l'ho visto nei cattivi dell'organizzazione IOI. Ovviamente già il nome è un chiaro riferimento informatico dove se sostituiamo le I con gli 1 e la O con lo 0 otteniamo chiaramente il sistema binario. 



L'altro ovvio parallelismo sta nelle "armate" IOI


Tutti vestiti nello stesso modo sono dei veri e propri soldati ai comandi Nolan Sorrento (Ben Mendelsohn) 


CEO dell'azienda, ricordano ovviamente gli Stromtrooper di Star Wars...


..peccato che Sorrento non abbia minimamente il carisma di Darth Vader.



In effetti il cattivo, oltre ad avere lo scopo per farsi odiare, purtroppo non è troppo caratterizzato e spesso fa la figura del pirla.

A livello visivo siamo ad uno standard altissimo. Le scene, specialmente quelle ambientate all'interno di OASIS, sono equilibrate tra quelle più tranquille delle fasi di ricerca e di proseguo della trama, a quelle più frenetiche e adrenaliniche che da sole, valgono il prezzo del biglietto.



Le scene invece nel mondo reale invece mostrano, come ultimamente spesso accede nei film moderni, un futuro molto negativo permeato di baraccopoli dove l'umanità si è rifugiata.

La CGI è incredibile. 



Non vi nego di aver fatto un parallelismo con il, per me, fin troppo celebrato Avatar


Se li la digitalizzazione dei protagonisti era impressionante, in Ready Player One si eleva tutto alla 4° potenza.

Leggendo e vedendo altre recensioni si capisce che rispetto al libro da cui prende spunto, c'è un grosso distacco in alcuni punti della trama o cambiamenti in essa. E' un bene, è un male?
Onestamente non saprei, non avendo letto l'opera originale.

Ready Player One, in definitiva, è tutto questo. Una storia magari non originalissima che però regge bene le due ore di visione.

Un film che intrattiene lo spettatore e lo incolla alla poltrona fino alla fine.

Un tripudio di citazioni e riferimenti che spaziano da personaggi conosciuti a tutti, 



ad altri meno noti al grande pubblico.


Ce ne sono talmente tante che una sola visione sicuramente non basta per trovarle tutte.

Forse il finale è prevedibile, però effettivamente è un sintomo della sua "identità" di pellicola che strizza l'occhio alle produzioni anni '80.

Va quindi visto? Ovviamente si. E se posso azzardare potrebbe essere anche una delle poche pellicole che meritano il 3D. Io l'ho visto in 2D e, sinceramente, un po' me ne sono pentito.

C'è chi voleva qualcosa di più profondo? probabilmente si. Per il film è perfetto così.

Vi lascio un video, CHE VA VISTO SOLO DOPO AVER VISTO IL FILM, dove vengono raccolte molti easter eggs.

P.S.: Non perdete tempo a guardare i titoli di coda sperando in qualche scena post credits, visto che non ce ne sono.

Ah, e mi raccomando, non lasciate mai la password scritta in giro.

See you next