martedì 1 marzo 2016

Un film Italiano diverso


Torniamo a parlare di cinema. E se vogliamo aggiungere il carico, parliamo di un film ITALIANO.
Come dite? ero che sparlavo del cinema italiano? si e continuerò a farlo, perché il 99% delle produzioni nostrane sono le solite stronzate pre-confezionate tipo commediole alla cinepanettone oppure le solite, noiosissime fiction tirate per i capelli fino all'estremo. Ah si, poi ci sono le solite biografie su "celebri" personaggi di spicco, che mi annoiano a morte anche se vengono fatte altrove. Però, ogni tanto, c'è qualcuno che vuole fare la mosca bianca e cercare di uscire dal coro dei "soliti noti".

Insomma, non tiriamola lunga, oggi parliamo di "Lo Chiamavano Jeeg Robot".

Facciamo subito una premessa FONDAMENTALE, perché si sa, la gente spesso è talmente ottusa che non si informa e si fa abbindolare dal titolo di richiamo. Lo Chiamavano Jeeg Robot, non è una trasposizione filmica delle avventure di Hiroshi Shiba e la sua lunga crociata contro la regina Himica. Siamo onesti, noi italiani non saremmo in grado di fare un film del genere perché non abbiamo i mezzi, come del resto non lo sono gli americani, che scimmiottano grandi serie senza dargli il giusto spessore, come nel caso di Pacific Rim. Del resto gli stessi giapponesi non sarebbero in grado di portare sul grande schermo i loro robottoni più famosi, perché i risultati che ne sono usciti sono quelle serie alla Power Rangers.

Ok, ma visto che Hiroshi non c'è che senso ha andare a vedere il film? Semplice, per tre ragioni.

1) Perché è il tentativo di creare un film supereroistico italiano. Qualcuno ci ha già provato, anche un blasonatissimo registra nostrano... creando quel filmone de "Il ragazzo invisibile", criticato da tutti quelli che conosco e lo hanno visto. E non sto parlando di critica di settore che, riguardando i voti sull'Internet l'hanno osannato quasi a capolavoro, ma da gente che seguo e che è più sul mio pensiero.
Siamo onesti, un teaser spammato per mesi dove si vedeva solamente il logo poi, a ridosso dell'uscita, appare questo


 che, diciamocela tutta, se non ci fosse un ragazzino protagonista, potrebbe essere la tenuta di un porno sadomaso.

2) Il secondo motivo è proprio lo stesso che mi ha allontanato alla visione de "Il ragazzo invisibile". Chi seguo su Internet ha apprezzato l'opera.

3) Di conseguenza è scaturita la curiosità.

Sarò onesto, anch'io inizialmente fui attirato principalmente dal titolo. Jeeg è e rimane una delle icone della robotica giapponese, nonché uno dei miei preferiti. All'epoca però, proprio per attirare l'attenzione, appariva solo la locandina



senza altre spiegazioni.
Normale che gli appassionati alzino le orecchie su un titolo così "noto". Ma siamo onesti, se ne sarebbe sentito così tanto parlare se non avesse avuto un titolo così "risonante"? "Le avventure di Super Enzo" non avrebbero avuto lo stesso impatto.

Perché Super Enzo? Beh semplice, il protagonista della storia è Enzo Ceccotti, "romano de Roma", ladruncolo di "professione" e senza una lira... scusate, euro. Infatti il film si apre con la sua fuga dalla polizia dopo aver rubato un orologio di valore.
Correndo per la città per sfuggire agli sbirri, arriva sulle rive del Tevere sotto Ponte Sant'Angelo. Enzo, pur di sfuggire ai suoi inseguitori, si butta nelle acque del "biondo Tevere", facendo perdere le sue traccie.
Qui, nel più canonico stile supereroistico americano, capita un'incidente che lo cambierà per sempre. Infatti l'uomo, usando dei bidoni nascosti nella battigia come appoggio per uscire dall'acqua, accidentalmente li romperà cadendoci letteralmente dentro. Inutile dire che i bidoni sul fondo contenevano sostanze radioattive.
L'uomo debilitato dall'incidente riuscirà a tornare a casa e, seguendo le origini di Spidey, passerà una notte tra febbre e spasmi. Ma il giorno dopo sarà fresco come una rosa, tanto che andrà da un ricettatore, Sergio, per vendere l'orologio. Quest'ultimo è membro di una gang di delinquenti della zona capitanata da Fabio Cannizzaro detto "Lo zingaro". Sergio deciderà di reclutare Enzo per un lavoretto "poco pulito" di recupero droga ingerita da due fratelli extracomunitari arrivati a Roma quel giorno. Il gruppo si dirige in un edificio in costruzione abbandonato per il recupero merce.
Il semplice lavoro però finirà nella peggiore dei modi e Enzo, colpito ad una spalla da un proiettile, perderà l'equilibrio e cadrà dal nono piano dell'edificio. Miracolosamente l'uomo resterà illeso dalla caduta, capendo successivamente che le sostanze nelle quali era caduto gli avevano donato dei superpoteri.

Come sempre cerchiamo di evitare altro della trama e iniziamo con la mia analisi.

La genesi del protagonista segue lo standard dei più blasonati supereroi americani, con una differenza sostanziale, Enzo (Claudio Santamaria) è tutt'altro che un eroe.

Infatti inizialmente userà i suoi poteri per ottenerne dei vantaggi personali. Scoperta la sua superforza cercherà di sistemarsi portandosi letteralmente a casa un bancomat diventando ben presto una "star" di youtube per il suo gesto fatto a fronte delle telecamere.
Se lo guardiamo bene il protagonista è un solitario, un uomo comune, probabilmente vittima degli eventi nel suo passato. Una cosa che dal mio punto di vista manca è capire come Enzo sia arrivato a quella vita e perché si dichiara "amico di nessuno". Forse il rapido flashback a metà film è un po' poco. A me piace, da sempre, capire meglio chi sono i protagonisti e cosa li ha portati a vivere in un determinato modo o capire le scelte che fanno.

Se guardiamo bene il resto del film abbiamo solamente altri due personaggi principali, ovvero Alessia la figlia di Sergio e il già citato Zingaro.

Partiamo da lei interpretata da Ilenia Pastorelli.


Quando la vediamo nelle prime scene capiamo che qualcosa in lei non va. Diciamocela tutta, non ci sta troppo con la testa. Ossessionata dai DVD di Jeeg, sembra letteralmente persa nel suo mondo di fantasia. Verrà salvata da Enzo quando viene presa di mira dallo Zingaro quando le chiederanno insistentemente del padre. Sarà proprio la ragazza a soprannominare Hiroshi il suo salvatore.
Inizialmente ci verrà spiegato che il suo strano comportamento è dovuto alla morte della madre, purtroppo c'è molto di più.
Senza dubbio il suo ruolo nella vicenda sarà fondamentale per la storia, dando quella voglia di speranza nel dare fiducia al prossimo che manca totalmente al protagonista.

E poi c'è lo Zingaro il villain della storia, interpretato da Luca Marinelli.

Capo di una "batteria" di criminali romani ossessionato dall'ambizione di diventare una celebrità della malavita. Senza dubbio il suo modo di fare è deviato. L'ossessione di diventare qualcuno lo porta spesso a fare azione avventate, senza senso, da psicopatico, che molto spesso gli faranno perdere la fiducia dei suoi stessi uomini. Il potere e l'ambizione di "fare er botto" saranno le sue uniche ragioni di vita. In alcuni frangenti ricorda la figura disturbata del Joker di Batman.




Concentrarsi su tre protagonisti è senza dubbio una scelta vincente. Nelle due ore del film c'è stato spazio sufficente ad una caratterizzazione accurata delle tre figure.
La narrazione degli eventi è molto lineare senza intoppi di salti temporali tra un evento e l'altro. Come dicevamo prima ci sono pochissimi flashback sul background dei tre protagonisti. Alcune cose si vedono anche se forse troppo abbozzate, altre si capiscono meglio.

La storia, se guardiamo bene è divisa in due tronconi forse troppo distanti o meglio, c'è un troppo semplicistico cambio di "destinazione d'uso". Nella prima parte siamo nel centro della malavita romana incentrata su spaccio, rapine e violenza. Sicuramente la parte più cruda del film. Nella seconda invece c'è il classico scontro tra superumani, dove il cattivo tenta il piano assurdo per conquistare popolarità per mettere a ferro e fuoco la città e il protagonista, presa coscienza del suo potere, lo affronta.

Che poi fermiamoci un attimo sui superpoteri del protagonista. Enzo dopo l'esposizione alla radioattività guadagna una "credibile" super forza. Credibile perché non fa volare gente in orbita alla Obelix, però riesce a sfondare muri con un pugno o fermare il tram romano. Diciamo una forza aumentata ma non estrema. Stile quella di Spidey. E fin qua nulla di strano.

La cosa che stona è l'altro potere che ottiene. Infatti sarà ultra resistente agli impatti, ma non sarà resistente a coltelli o pistole. Non è un po' insensato? se sei resistente ad una caduta dal nono piano, dove non ti fai nulla, è normale che tu sia più resistente ad una pallottola oppure ad una mannaia che ti infilza il piede e ti stacca il dito. Sbaglierò ma le due cose non collimano tra loro.

Terzo potere, è il classico metabolismo accelerato che fa guarire il protagonista più velocemente. E anche qui nulla di particolarmente anomalo.

Un'altra cosa che mi ha stonato non poco è la "rinascita" del Villain, ma qui finiamo nello

<SPOILER>




Adesso spiegatemi, lo Zingaro viene bruciato vivo da un lanciafiamme, viene buttato nel Tevere, più o meno nello stesso punto dove Enzo ottiene i poteri, praticamente morto, si salva, e nel giro di poche ore, parzialmente sfigurato, rinasce con tanto di super poteri? Diciamo che un pochetto forzata come cosa.


</SPOILER>

Quindi, in definitiva, un film supereroistico che omaggia i classici americani dai quali prende spunto per le origini del protagonista. Una trama semplice e lineare, ma mai noiosa. A mio modo di vedere si poteva spendere due parole in più sul passato di Enzo al fine di far capire allo spettatore il suo modo di fare schivo e solitario nel presente. La genesi vera e propria dell'eroe invece trova le sue idee dalla storia dell'Uomo Ragno, è inutile negarlo.

Pochi protagonisti, ma tutti ben sviluppati.
Come dicevamo prima secondo me ci sono alcune forzature nelle scene che portano allo scontro finale.

Vale quindi la pena del biglietto? si, principalmente per lo sforzo degli autori di tentare la strada di qualcosa di diverso dai soliti, inutili, film italiani.
Sicuramente un progetto migliorabile, ma un buon inizio.

Vi lascio qui la cover della storica sigla usata per il film.




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