Bentornati. Dopo le retro avventure del capitolo precedente, oggi cambiamo argomento e parliamo di serie tv.... più o meno. Infatti non è propriamente corretto parlare di una serie televisiva visto che la piattaforma che l'ha creata è principalmente web. Chiaramente parliamo di una serie Netflix e in particolare di Jessica Jones.
Come tutti più o meno sanno, è la seconda serie della piattaforma legata ad un personaggio Marvel. Dell'altra serie magari ne riparleremo quando avrò visto anche la seconda stagione.
Ma bando alle ciance e dedichiamoci a Jessica, partendo da un pre-concetto: è un personaggio che non avevo mai sentito nominare prima della serie televisiva. Avevo visto in fumetteria la sua serie, Alias, ma non mi sono mai interessato all'approfondimento.
Da quello che ho letto sull'Internet Jessica è un personaggio creato da Brian Michael Bendis che è senza dubbio uno degli autori più influenti degli ultimi anni, e Michael Gaydos ahimè non conosco come disegnatore.
Inizialmente la serie Alias doveva avere come protagonista un'altra Jessica Marvel, ovvero Jessica Drew, meglio nota come la prima Donna ragno,
ma nel corso della genesi delle storie diventò qualcosa di diverso dal progetto iniziale, per cui Bendis creò un personaggio completamente nuovo.
Pur non conoscendo il personaggio e forse per la solita curiosità dovuta al successo che avuto la serie tra gli appassionati, ho deciso di seguirne la storia. Diciamo che altri due motori che mi hanno spinto a intraprendere la run dei 13 episodi sono stati i due attori che interpretano Jessica e il suo antagonista Kilgrave, senza dubbio anche due dei volti più noti dell'intero cast.
Per quanto la serie sia targata Marvel, di supereroistico ha pressoché nulla. Jessica è sì una superumana o, come si dice ora, una metaumana, però i suoi poteri sono "limitati" ad una forza sovrumana e nella possibilità di spiccare salti fuori dal comune. Nel corso degli episodi viene accennato che Jessica potrebbe anche volare, ma rinuncia a questa abilità per incapacità di controllo.
I primi due/tre episodi della serie introducono lo spettatore in una storia investigativa dai molti lati oscuri. Jessica infatti è un'investigatrice privata e la sua agenzia si chiama Alias. Vive in un palazzo abbastanza fatiscente dove alcuni dei suoi inquilini diventeranno comprimari della trama.
Già dai primi minuti si capisce che Jessica è una ragazza tormentata dal suo passato, da un fatto in particolare, e da un uomo che le causa dei tremendi incubi. Quest'ultimo non apparirà mai direttamente ma ne vedremo solamente l'ombra.
Questo insieme di basi della ragazza tormentata da un passato che all'inizio non conosciamo, quest'uomo misterioso che non vediamo e l'ossessione della stessa Jessica per quest'ultimo, aiutano lo spettatore a "fidelizzarsi" alla serie.
Krysten Ritter è Jessica.
La ragazza interpreta bene il ruolo di una donna sì forte nel proseguire nella sua lotta per liberarsi del passato, ma allo stesso tempo fragile nell'esserne continuamente tormentata.
Dopo i primi episodi che mettono le basi alla trama principale della storia, nel terzo episodio fa capolino la nemesi di Jessica, Kilgrave, meglio noto come uomo porpora nei fumetti. Si diciamocela tutta, uomo porpora negli anni 2000 non si può sentire, saresti ridicolo, per quanto anche il soprannome Kilgrave viene spesso preso in giro da Jessica in primis.
Come dite? Kilgrave non è un soprannome? ah già è vero. Infatti nei fumetti l'uomo porpora si chiama Zebediah Killgrave. Nella serie invece c'è stato un vero e proprio reboot del personaggio. Infatti il vero nome del personaggio è Kevin Thompson ed è inglese e non più Jugoslavo come nella versione fumettistica. Inoltre non ha la pelle viola ma veste spesso con quel colore. Siamo onesti un uomo viola, non sarebbe passato inosservato e avrebbe reso un po' assurdo il personaggio.
Invece David Tennant,
sì proprio lui, il decimo Dottore, interpreta in maniera molto convince questo criminale dotato di un potere molto inquietante, la possibilità di controllare mentalmente le persone solamente impartendo ordini vocali o visivi, facendo fare alla vittima qualsiasi cosa senza che questo possa ribellarsi pur restando lucido.
Non vi nego che per molti versi questo potere mi ha ricordato il Verbo di Jesse Custer, protagonista di Preacher.
Nel corso dei 13 episodi che compongono la prima stagione avremo molte rivelazioni, colpi di scena, alcuni veramente inaspettati lasciando però alcuni misteri irrisolti, ma con un ritmo troppo altalenante nella narrazione.
Infatti gli episodi alternano momenti dove vengono fatte delle rivelazioni sul passato dei protagonisti, scene di azione o di suspance a momenti di noia che servono spesso ad allungare il brodo.
Secondo me il taglio medio dei 50-55 minuti a episodio è troppo elevato. Si poteva tranquillamente ridurre il tutto ai 40-42 minuti canonici per evitare il calo di ritmo nella narrazione.
Come vi ho sempre detto, secondo me, il successo di una serie dipende molto anche dall'utilizzo di pochi ma ben caratterizzati personaggi nel raccontare la storia. Jessica Jones ci riesce, anche se in parte.
Escludendo la stessa Jessica e Kilgrave caratterizzati molto bene, abbiamo alcuni dei comprimari come Trish Walker, che assume un ruolo quasi fondamentale nel proseguo della serie. Per altri personaggi invece utilizzato un approccio diverso. Viene puntata l'attenzione su di loro nei primi episodi, anche se non se ne capisce il perchè, per poi renderli protagonisti nella seconda parte della serie.
D'altro canto, forse il personaggio secondario più noto, almeno ai fan Marvel, Luke Cage, viene introdotto all'inizio e buttato qua e là nel proseguo, senza troppo approfondirlo.
Ah già, ma lui avrà una serie dedicata dove sarà protagonista indiscusso....
Devo dire che comunque che Mike Colter, l'attore che interpreta il futuro Power Man, è molto somigliante alla sua controparte fumettistica....
...e per fortuna che non si sono ispirati alla versione "disco music" anni '70 del buon Cage.
Gusti....Tra l'altro scopro che il personaggio dei fumetti si chiamava Jeryn Hogart ed era maschio.
Ma tiriamo quindi le conclusioni. Il successo, a mio modo di vedere, delle serie Netflix è di creare storie interessanti in pochi episodi (13). Allungare il brodo era inutile, anche se in questa serie il brodo è già troppo allungato.
I due personaggi principali sono molto ben caratterizzati e due attori che li intepretano sono molto adatti nella parte. La Ritter ricopre in qualche modo lo stesso ruolo che aveva in Breaking Bad e Tennant, per quanto lo abbia amato come Dottore, qui gli avrei staccato la testa più volte.
Va vista? oddio, dovete avere la voglia di proseguire anche nei momenti di noia che spesso non giovano alla visione. Senza dubbio è una serie poco supereroistica con toni molto noir. Analizza il trauma del disturbo post traumatico da stress in maniera molto convincente. Una delle cose più interessanti è che la serie, nei suoi tredici episodi, arriva ad una conclusione della trama, mettendo sì le basi per un seguito, ma arrivando ad una fine della storia.
Una delle cose che mi ha fatto più ridere è il personaggio di Robyn, vicina di Jessica. Perché mi ha fatto ridere? guardate questa foto....
Non vi ricorda nessuno?
Sicuri? guardatela bene....
Già è Ron Weasley di Harry Potter coi capelli lunghi....
Scusa Ron non volevo....
See you next
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