Fermi tutti. No, oggi non parleremo di un gruppo musicale, però il loro nome era perfetto per quello che vi racconterò. Torniamo quindi a parlare di videogiochi, e addentrandoci nelle mie opinioni su Mirror's Edge. Come al solito, ma ormai chi mi segue ci ha fatto il callo, parliamo di un titolo che ormai ha i suoi bei otto anni di vita ma che io ho giocato solo di recente trovandolo a pochi "euri".
Ma perché giocare adesso un titolo che ha avuto un "reboot/sequel" proprio quest'anno? beh semplice, non ho ancora la next gen videoludica e sono solito a partire dal primo capitolo, anche perché non ho capito se Catalyst è un sequel o un vero e proprio reboot. Vabbè non mi importa, l'importante è non aver speso un patrimonio per un gioco che non ho apprezzato.
Ma, come sempre, andiamo con ordine. Siamo in un futuro non troppo lontano e le parole della protagonista Faith raccontano meglio di me il tutto.
Un tempo la città vibrava di energia. Sporca, pericolosa, ma viva e magnifica. Ora non è più così. Il cambiamento è stato graduale. Molti non l'hanno visto, o hanno chiuso gli occhi. E l'hanno accettato. Hanno scelto una vita tranquilla. Altri invece no. ...Coloro che si sono rifiutati di adeguarsi sono stati emarginati... criminalizzati. Sono i nostri clienti. Noi ci definiamo Runner. Viviamo al confine tra la facciata scintillante e la realtà: il Bordo dello Specchio. Cerchiamo di stare alla larga dai guai e la polizia ci lascia in pace. I Runner vedono la città in modo diverso. Noi vediamo il flusso, i tetti diventano percorsi e collegamenti, possibilità e vie di fuga. Il flusso è ciò che ci tiene in corsa, ciò che ci tiene in vita. Beh se volete c'è anche il comodo video di presentazione, che vi consiglio di guardare perché ne torneremo a parlare.
Siamo quindi Faith,
una Runner, una parkourirsta (si dirà mai così?), quella disciplina dove la città diventa una spece di palestra. Qua avrò fatto arrabbiare chi questa disciplina la ama, ne sono certo, perché la mia definizione è piuttosto riduttiva. Per come li vedo io, i praticanti di Parkour sono un po' i moderni ninja, viste le incredibili evoluzioni che fanno.
Vabbè, come sempre, divago. Torniamo al titolo. Dopo l'intro la nostra prima "missione" sarà prendere confidenza coi comandi. Personalmente, per come ho sempre configurato/visto configurare i giochi, usare LB (il pulsante sulla spalla sinistra su Xbox360) per saltare è strano e inizialmente scomodo.
Ma passato lo scoglio iniziale, ci si abitua. Impareremo a correre, saltare, passare gli ostacoli, cadere, correre sulle pareti verticali, essere dei e veri e propri ninja. Non vi nego che se escludiamo la visuale in soggettiva, le stesse cose le facevamo anche in Prince Of Persia.
Dopo aver porconato per il salto sui muri e conclusa la fase tutorial si passa all'azione. Dovremo consegnare un pacco per uno dei nostri clienti. In breve tempo verremo però assaliti dai poliziotti che, armati di pistole, cercheranno di ucciderci. Da li si dipanerà tutta la storia che vedrà coinvolta la sorella di Faith, Kate,
accusata ingiustamente di un crimine che non ha commesso.
Ok come usanza fermiamoci qua sul fattore storia, è inutile spoilerare a chi non ha ancora giocato il titolo e vuole farlo.
Veniamo invece alle mie considerazioni. Sicuramente Mirror's Edge è un titolo che va fuori dagli schemi convenzionali dei titoli proposti fin'ora e tutt'oggi resta abbastanza unico nel suo genere. Difficilmente abbiamo visto un gioco di Parkour mascherato da titolo action.
E per quanto l'abbia acquistato esclusivamente per il "chiacchierio mediatico" scatenato negli anni, oltre che a una vecchia "ferita" portata da una nota catena di cui vi raccontai qualche anno fa, non l'ho trovato un gioco nel complesso interessante.
Come forse avrete capito sono uno abbastanza di bocca buona e, anche se trovo dei difetti, riesco sempre ad apprezzare qualche sfaccettatura del titolo. Qua di cose interessanti ce ne sono veramente poche, se escludiamo l'idea generale.
Lo scopo del gioco sarà "corri e scappa". Nelle 6 - 7 ore di durata complessiva non si farà altro. Qualcuno dirà che non è vero, visto che nei trailer si vedono scene di combattimento. Si è vero, ci sono ma, o siamo nel classico uno contro uno dove potremo anche avere la meglio, oppure se ci troveremo in uno scontro anche con solo due avversari perderemo clamorosamente. Questo perché? beh semplice, la parte di combattimento è gestita a merda. In pratica noi non porteremo MAI armi e dovremo affrontare gli sbirri ARMATI FINO AI DENTI, a pugni e calci.
Potremo disarmarli e usare le loro armi, potremo stordirli, ma sicuramente saremo SEMPRE in svantaggio tattico. Ok Faith non è una guerriera, e su questo non ci sono dubbi, però mi sarei aspettato, viste le tante scene di scontro, qualcosa di più. Scusate ma è inutile che durante il caricamento mi facciano vedere i "disarmi da manuale" quando nel gioco non li fai quasi mai. Tanto più che a volte mi mostri che ne disarmi due contemporaneamente, che non SUCCEDE MAI. L'idea vincente sarà sempre quella di scappare e evitare lo scontro. A volte non se ne potrà fare a meno, però normalmente è "segnalato" dall'amico e aiutante di Faith, Mercury.
Che poi diciamocela tutta, quando riusciamo a recuperare un'arma ci troveremo in un paradosso. Infatti, in quel frangente, non potremo più saltare o arrampicarci, e di conseguenza non potremo portarcela dietro. Ma pensare al fatto di portarsi dietro un'arma anche nelle sessioni di parkour era così sbagliato?
Le ambientazioni sono monotone. Alla fine dei conti sono tre o quattro. Città dai colori prevalentemente bianchi, interni degli edifici, e i cunicoli stretti per il passaggio dell'aria. Ok siamo in una città una megalopoli futuristica, ma cacchio almeno qualcosa di diverso visto che i tetti sono tutti uguali?.
Una cosa che mi ha fatto imbestialire è che il sistema di controllo è legnoso. Vi giuro ho fatto molta fatica a fare certi tipi di mosse, corse sulle pareti in primis come accennavo prima. Il titolo, almeno alla difficoltà che ho giocato io, non è difficilissimo ma in alcuni punti è veramente frustante perché o non si sa come muoversi, oppure si sbagliano sempre e solo gli stessi salti/passaggi.
Non ho apprezzato lo stile troppo diverso tra il gioco e le cutscene. Nel primo siamo in un mondo tridimensionale abbastanza realistico,
nel secondo uno stile fumettoso troppo abbozzato per i miei gusti.
Secondo me hanno voluto seguire un po' lo stile di Oni,
però cazzo li le cutscene erano veri e propri anime.
E poi.... dulcis in fundo il doppiaggio.... che però è una pecca nostrana... perché si sceglie gente RANDOM a doppiare alle volte.
Ma su questo faccio parlare il gruppo Orion - Web Dubbing (che ringrazio per avermi dato la possibilità di linkare il video), che nel lontano 2014 si battereno per questo "stupro di orecchie".
Eh già, penso che lo abbiate sentito già nel video di presentazione, la voce di Asia Argento
è orribile e sopratutto non è UNA DOPPIATRICE, per quanto già come attrice non è che sia sto spettacolo. Che poi, guardando la solita enciclopedia, di film ne ha fatti e parecchi... anche se per carità dietro la macchina da presa c'era spesso papà Dario.
Io onestamente la ricordo solo in xXx con Vin Diesel e devo dire che non mi è piaciuta minimamente la sua recitazione.
Io l'ho sempre detto, secondo me come vampira (o forse vampiressa) ci stà anche bene, ma non la vedo sta attrice acclamata. Boh dopo sarò io che sbaglio... chissà.
Ma torniamo al gioco. Fino ad adesso abbiamo visto solo punti negativi. Però qualcosa da salvare c'è, ed è inutile negarlo. La cosa che ho apprezzato di più è sicuramente la "sensazione di vuoto" che si prova saltando da un palazzo all'altro.
Non so come spiegarlo meglio ma molto spesso, soprattutto nelle scene dove si salta da una trave all'altra, sentivo un formicolio alle ginocchia che mi dava la sensazione di essere io in prima persona a lanciarmi.
Non lo so ma visto che in questi giorni la parola d'ordine è PlayStation VR,
QUESTO e sicuramente anche Catalyst erano la scelta più giusta al lancio. Peccato che non so se Catalyst supporti il visore. Senza dubbio l'accoppiata avrebbe dato molti punti in più al titolo.
Quindi ci siamo, tiriamo le somme. Mirror's Edge è un titolo unico nel suo genere che però, escludendo l'idea di fondo è parecchio vuoto. Gestione a volte approssimativa dei comandi, combattimenti inesistenti, abbozzati e poco curati sono i difetti principali. Sicuramente un maggior bilanciamento tra parkour, storia (che nel complesso non è malvagia) e un gameplay più variegato avrebbero giovato al titolo. Come ripeto, se giocato con un visore vale un day one, così no.
Prenderò Catalyst? non ho sentito grandi elogi per cui per me è Faith no more.
Terza serie Netflix dedicata ad un eroe Marvel, oggi parliamo di Luke Cage.
Ancora una volta la piattaforma di streaming dedica un telefilm ad un personaggio Marvel, dopo il successo di Daredevil e di Jessica Jones. Come successe per l'investigatrice, anche questa volta si parla di un personaggio meno noto al grande pubblico. Come già detto nel post dedicato a Jessica, Luke aveva già fatto la sua prima apparizione come comprimario e già allora mi aveva fatto una buona impressione scenica, rispettando fisicamente in toto il personaggio fumettistico. Dal punto di vista caratteriale non sapevo che dirvi allora ne tantomeno oggi, visto che di Power Man non ho mai letto nulla.
Ma veniamo alla serie. Siamo ad Harlem, il quartiere afro-americano di New York, in un momento successivo ai fatti raccontati in Jessica Jones. Rispetto al Marvel Cinematic Universe però non saprei esattamente dove collegare la serie. Siamo sicuramente in un momento post Avengers visto che, ancora una volta, si accennerà alla "Battaglia di New York" che ha coinvolto Cap e Iron Man. Probabilmente però, ma è solo una mia supposizione, siamo prima di Age Of Ultron.
Diciamo che è poco importante. Luke Cage, dopo aver perso il bar ad Hell's Kitchen, si rifiugia come "bocia de bottega" da Henry "Pop" Hunter (Frankie Faison),
il barbiere più famoso del quartiere. Che poi chiamare quel marcantonio di Luke "bocia de bottega" fa molto ridere.
Harlem è un quartiere difficile, corrotto dalla malavita controllata principalmente da Cornell "Cottonmouth" Stokes, che gestisce di facciata il rinomato locale Harlem's Paradise dove, tra le altre cose, Luke svolge il secondo lavoro di lavapiatti.
Diciamo che i primi episodi sono semplicemente introduttivi. Come succede molto spesso, a volte troppo, nelle serie Netflix, le cose scorrono lentamente. Rispetto però a Jessica Jones che l'ho trovato altalenante sul profilo del ritmo della narrazione, Luke Cage è costante. Onestamente mi sarei aspettato un aumento nel ritmo, specialmente dopo il secondo episodio che, di fatto, è il motore scatenante della serie.
Molto interessante il terzo episodio che mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta in uno dei suoi momenti clou, di cui non farò minimamente spoiler.
Nel quarto episodio invece vediamo quando Netflix voglia essere fedele alla controparte fumettistica. Verrà infatti raccontata, tramite una serie di flashback, tutta la storia dell'origine e dell'esperimento che ha dato i poteri a Luke.
In questo frangente, cosa che non sapevo, si scoprirà che Power Man in realtà si chiama Carl Lucas e che il suo nuovo nome è dato dall'evangelista Luca e dal fatto che è uscito di prigione. Quindi quando io ironicamente lo chiamavo Luca Gabbia (Cage vuol dire gabbia in inglese), non avevo sbagliato di molto.
Questo episodio è anche pieno di riferimenti alla storia del personaggio e la cosa che più mi ha fatto ridere è la scena dove Luke evade di prigione, con i vestiti anni settanta.
Come forse ricorderete nel post dedicato a Jessica, anch'io sottolineai che era una fortuna che gli autori non si fossero ispirati alla versione "disco music" del personaggio.
Luke infatti, guardandosi riflesso su una macchina con quell'abbigliamento esclamerà: "Sembro un idiota".
A mio parere in quell'episodio si sono divertiti un sacco, basta vedere la versione "criniera di leone",
durante lo svolgimento della stessa.
Nelle fila degli buoni non possiamo non citare Misty Knight
interpretata da Simone Missick e Claire Temple
interpretata da Rosario Dawson. La prima, da quanto ho spiluccato qua e là, è un personaggio molto importante per l'Universo Marvel. Qui è una detective di Harlem con un forte senso della giustizia, determinata a scoprire la verità su Luke Cage e sull'omicidio su cui ruota l'intera storia.
Claire invece è l'ideale ponte di collegamento tra le tre serie Netflix. Alleata di Matt nei momenti di difficoltà quando tornava mal ridotto dagli scontri notturni, aiuta Jessica a salvare la vita a Luke, e ne diventerà coprotagonista nella serie a lui dedicata.
Secondo me la vedremo sempre più spesso e nei Defenders sarà coprotagonista fin dall'inizio.
Veniamo invece ai cattivi.
Il primo che incontreremo è senza dubbio Cornell "Cottonmouth" Stokes,
interpretato da Mahershala Ali. Come si giustamente si diceva durante la chiacchierata fatta nella mia fumetteria di fiducia, è un "clone" del Kingpin di Daredevil. Quanto scrissi sul post dedicato al diavolo di Hell's Kitchen calza a pennello anche per Cornell: "Un uomo raffinato, sempre vestito in maniera impeccabile, possente fisicamente che dimostra di voler diventare padrone della città." Forse l'unica cosa che cambia è la possenza fisica, sicuramente visivamente minore rispetto a Fisk, ma ben mostrata durante una scena nei primi episodi. Come Wilson anche Strokes non è propriamente nato un cattivo. Infatti nell'episodio flashback della vita vedremo come il male gli è stato "indotto" dalla zia "Mama" Mabel Stokes che lo aveva allevato dopo che i suoi genitori lo avevano abbandonato. Anche in questo frangente si nota la dualità con Kingpin in quanto, probabilmente, se non avessero avuto dei riferimenti sbagliati, non sarebbero diventati criminali.
Nel corso della storia vedremo altre tre figure che potremo relegare al ruolo di villain.
Chiaramente la prima è sicuramente quella di Hernan "Shades" Alvarez (Theo Rossi),
inizialmente osservatore dell'operato di Cottonmouth, successivamente braccio destro. Senza dubbio una figura ambigua, manipolatrice e ossessionato dal potere, oltre che dai suoi occhiali. In qualche modo ricorda la figura di Starscream (o Astrum nello storico adattamento),
braccio destro di Megatron nella serie Transformers.
Infatti come il primo ufficiale dei Decepticons, anche Shades tenterà spesso trucchi o piani ben studiati per la scalata al potere. In alcuni casi ci riuscirà, in altri verrà fermato in tempo.
Per gli altri due Villain invece entrerei nello spoiler (su cui arriverò a breve). Diciamo che uno dei due si può intuire dai primi episodi, forse non è propriamente un villain fatto e finito, però ha un ruolo fondamentale nel corso della storia.
La storia, come succedeva anche per la seconda stagione di Daredevil, viene divisa in due tronconi. Praticamente a metà stagione si arriva ad una prima conclusione delle trame, che poi vengono ri-organizzate dall'episodio sette.
Non lo so ma alcune meccaniche della storia mi hanno ricordato un po' gli anime robotici. Ma per spiegarvi il perché entriamo adesso nello
<SPOILER>
Come stavo dicendo ho visto una forte dualità con lo svolgimento di un classico anime robotico, mi viene in mente Jeeg, ma una cosa che si è vista in moltissimi titoli.
Dunque all'episodio sette, Mariah Dillard (interpretata da Alfre Woodard),
dopo un eccesso di rabbia dovuta a ricordi sconvenienti della donna, uccide il cugino Cornell.
Da questo punto in poi, vediamo salire al potere prima lei, ma subito dopo il terzo e principale Villain, Willis Harold "Diamondback" Stryker interpretato da (Erik LaRay Harvey).
Cosa centra tutto questo con gli anime robotici? beh ma ovviamente il cambio del cattivo principale. Se ricordate infatti, restando sull'esempio di Jeeg, prima è Himika a comandare il popolo Haniwa contro Hiroshi, ma alla sua morte, entrerà l'Imperatore del Drago.
</SPOILER>
Veniamo al dunque. I tredici episodi di Luke Cage, si fanno vedere, hanno una buona regia, come tutte le serie Netflix, caratterizzano bene i personaggi principali, ma soffre di troppa lentezza. Onestamente mi aspettavo un crescendo del ritmo dell'azione, per lo meno dalla seconda metà della serie fino alla sua conclusione. Purtroppo così non è. Anche il combattimento nell'episodio finale è fiacco. Mi sarei aspettato un pochino più di azione in generale. Forse la costanza nel ritmo di narrazione mi è pesato meno dell'altalenanza di Jessica Jones e Daredevil.
Ancora una volta confermo la buona impressione avuta in precedenza di Mike Colter
nel panni del protagonista. Forse un po' forzata, ma in alcuni frangenti mi ha ricordato il mitico Bud Spencer.
Se ci pensate i due personaggi si assomigliano. Sempre un po' imbronciati, possenti fisicamente e entrambi risolvono le risse a suon di cazzotti. Se lo guardate bene nella foto col barbone, sembra la versione nera del grande Carlo Pedersoli. Non lo so, forse sono affezionato al "gigante buono" ma un po' Luke Cage me lo ha ricordato.
Bellissime le citazioni sparse qua e la nella serie. Nel primo episodio si parla di Justin Hammer,
il multimiliardario rivale di Tony Stark/Iron Man e apparso molte volte anche nelle pagine dell'Uomo Ragno.
Sicuramente però la battuta più bella è la frase finale di Luke a termine della puntata "Non sono in vendita", citando di riflesso il gruppo dove Luke Cage militava insieme principalmente a Danny "Iron fist" Rand, ovvero gli "Eroi in Vendita" (Heroes for Hire in originale).
Una dei dialoghi che invece mi è rimasto più impresso è stato quello tra Squabbles e Carl/Luke nell'episodio quattro:
Squabbles: Posso avere un'opinione... Carl: come il buco del culo, tutti ne hanno uno
Alcuni episodi tendono ad uno stile Horror con scienziati pazzi. L'episodio nove e l'esperimento che verrà svolto ne è la prova.
Ma quindi questa serie va vista? In previsione della serie dedicata ai Defenders, sicuramente si. Bisogna anche dire i tredici episodi che formano la stagione hanno veramente troppo poco ritmo. Anche in Jessica Jones era così però c'era due fattori che facevano andare avanti. Da una parte Jessica, una metaumana che ha veramente poco a spartire coi supereroi Marvel e dall'altra Killgrave un villain abbastanza diverso dai soliti canoni. In Luke Cage invece, come ho sottolineato, i villain hanno quel che di già visto e lo stesso protagonista imbraccia un po', spinto dai suoi alleati, il mantra "da un grande potere, derivano grandi responsabilità".
A marzo ci sarà l'esordio dell'altro Heroes for Hire, Iron Fist. Speriamo soltanto che, viste le basi del personaggio diano modo di sviluppare una serie che abbia un ritmo un pochino più acceso, senza scordare la fondamentale caratterizzazione dei personaggi, cosa che a Netflix riesce molto bene.
Senza dubbio molti di voi avranno già colto la citazione in una delle frasi più famose nel mondo dei videogiochi moderni.
Già, oggi parliamo della saga di Assassin's Creed, con due premesse. Prima di tutto mi concentrerò sui titoli old gen, quindi dal primo capitolo al Rogue, comprendendo anche il cross gen BlackFlag. Inoltre non mi sofferemerò troppo sulla realizzazione tecnica, visto che sono titoli semi-recenti e che hanno avuto già fin troppe recensioni, ma cercherò di focalizzare i miei ragionamenti sulla storia e sulle trame dei titoli.
Chiaramente farò dello SPOILER sulla trama principale del gioco... SIETE AVVISATI.
Partiamo da una considerazione. Per come li ho visti io, i sette capitoli di Assassin's Creed che ho giocato fin'ora, sono divisi idealmente in due tronconi ben distinti.
Mi spiego meglio. Se ci pensate i capitoli dall'uno al Revelation raccontano le vite dei due, fin'ora, assassini più amati, ovvero Altaïr Ibn-La'Ahad
e Ezio Auditore.
I capitoli successivi invece potremmo definirli la "parte Americana" oppure gli AC con gestione navale.
Questo per quanto riguarda la parte principale del gioco, quella legata all'Animus, ai ricordi degli antenati insomma.
Se invece li guardiamo dal punto di vista della storia presente, la storia si espande fino alle avventure di Connor (AC3). In pratica, per come l'ho vista io, il terzo capitolo numerato della saga è, se vogliamo, ponte tra una prima saga e una seconda.
Tutto molto bello e interessante? no, direi che non tutti i capitoli della saga sono ben sviluppati a livello di storia raccontata. I primi episodi hanno un giusto dosaggio tra l'oggi e il "ieri", altri si concentrano più sul passato, anche se ad un certo punto ho visto delle scelte sbagliate.
Ma andiamo con ordine e concentriamoci sul primo filone, quello che ha iniziato la saga, il ciclo Altaïr/Ezio.
Senza dubbio l'idea che sta alla base della saga è stata ben studiata, su questo penso che nessuno possa negarlo. In fin dei conti veniamo immersi in un mondo abbastanza realistico e ambientato nel nostro presente, dove una misteriosa organizzazione, l'Abstergo, rapisce un ragazzo e lo carica a forza su una macchina, l'Animus, per fargli rivivere, tramite la lettura del DNA, le vite dei suoi antenati.
Se ci pensiamo bene, pur essendo una base fantascentifica, il plot narrativo è abbastanza credibile. In fin dei conti il patrimonio genetico che ci "portiamo dietro", nel bene o nel male, è la somma di tutto quello che sono stati i nostri antenati. Per cui non vedo così assurdo che, in qualche modo, leggendo quei dati, possiamo capire cosa abbiano vissuto i nostri predecessori.
Come ho sempre ribadito, il primo capitolo di Assassin's Creed lo reputo uno dei peggiori del brand.
Questo perché è noioso e ripetitivo. L'unico motivo che mi ha spinto a proseguire nella storia, è stata la vicenda del ragazzo che attivava l'Animus, Desmond Miles.
I programmatori erano, per lo meno all'inizio, ispirati nel portare avanti una trama principale, quella ambientata nel presente, che creasse mistero e interesse nel videogiocatore nel suo proseguo.
In fin dei conti dopo poche sequenze molte erano le domande che ci si poneva
- Perchè Desmond è stato imprigionato? - Chi è in realtà? - Che organizzazione è l'Abstergo? - Che collegamento c'è tra Assassini e Templari, ma soprattutto esistono tutt'oggi? - Cosa sono i Frutti dell'Eden? - Chi è il soggetto 16?
A sul finire del primo capitolo alcuni punti vengono svelati, altri restano torbidi, ma altri vengo lasciati in sospeso. E non poteva non essere così, inizialmente il progetto AC era stato costruito come una trilogia, seguendo lo stile dell'altra grande saga prodotta sempre da Ubisoft, ovvero Prince Of Persia.
Purtroppo, come vedremo, il dio denaro ha fatto andare alla deriva in alcuni punti la saga.
Passano due anni, siamo nel 2009 (AC era del 2007), quando esce il titolo più amato del brand, Assassin's Creed 2.
I fatti iniziano poco dopo la fine del primo capitolo, Desmond viene liberato da Lucy Stillman
(che ha le fattezze di Kristen "Veronica Mars" Bell)
che rivela essere parte degli assassini.
Insieme ad un gruppo di supporto formato da Shaun Hastings
e Rebecca Crane,
evadono dall'Abstergo e si rifugiano in un nascondiglio segreto dove inizieranno a rivivere la vita del giovane Ezio Auditore. Secondo Lucy, oltre a fare luce sulla vita del giovane Fiorentino, è convinta che il rivivere i suoi ricordi servirà anche a Desmond ad acquisirne le abilità per fermare i templari Abstergo.
Senza dubbio, con queste premesse, la storia iniziava da una parte a complicarsi ma anche a diventare maggiormente avvincente. Secondo me anche l'introduzione di Ezio e l'ambientazione nel rinascimento italiano rendeva più interessante la vicenda, per lo meno per noi italiani che sui libri di storia avevamo già studiato parte di quei racconti.
In fin dei conti, per quanto la faccenda fosse romanzata, rivivere in prima linea una parte del rinascimento era interessante. Poi, nel corso della storia conosceremo personaggi molto noti, come il giovane Leonardo Da Vinci
oppure Lorenzo De Medici e Caterina Sforza, ma senza dimenticare Niccolò Macchiavelli che scopriremo essere un assassino.
Se poi analizziamo bene tutto lo svolgimento scopriremo che i vari gruppi che incontreremo, Assassini, Templari, Ladri e Cortigiane erano delle fazioni, ognuno con i suoi ideali. Anche qua forse troppo romanzato, però si evince che molti termini che oggi usiamo in maniera dispregiativa, una volta avevano un altro significato.
Questo non lo vedo molto strano, in fin dei conti anche la parola Hacker oggi ha un significato dispregiativo, mentre nella sua origine era un titolo onorifico, come veniva sottolineato nel libro di Kevin Mitnick "l'Arte dell'inganno".
Tutto questo, insieme ad un gameplay decisamente più variegato, hanno decretato senza dubbio il successo indiscusso del capitolo. E nuovamente sul finale un cliffhanger, questa volta più criptico, che fondeva presente e passato in un'unica storia e non più in due fasi distinte. Se poi analizziamo i sotto giochi che costruivano il video "la verità", seppur in maniera marginale, i misteri si infittivano.
Brotherhood, uscito l'anno dopo (2010) continua esattamente dal punto del passato dove il secondo capitolo si concludeva.
In questa fase vediamo unirsi il fattore mitologico, infatti Giunone e Minerva si riveleranno essere parte di una popolazione vissuta molto prima dell'umanità, molto più evoluta tecnologicamente e che continuano ad esistere grazie a versioni digitalizzate del loro essere, un po' come faceva Jor-El,
il padre di Superman,
nella Fortezza della Solitudine.
Dal punto di vista del gioco in se ACB non l'ho trovato interessante come il suo predecessore, questo per molti fattori. Prima di tutto tutta la vicenda è ambientata a Roma, che è visivamente meno bella da vedere di Firenze e Venezia. Questo perché molte strutture sono distrutte e si corre e si salta attraverso i resti della civiltà romana. Un altro fattore che non mi è piaciuto è la minor libertà di movimento. Molte zone sono accessibili solamente dopo determinati eventi. Sicuramente è una cosa che si vedeva anche in AC2, però in Brotherhood questo fattore è molto più marcato in quanto si arriva spesso al "limite del visitabile".
La "storia del passato" fa evolvere la figura di Ezio. In AC2 era un ragazzino che è iniziato alla via dell'assassino per motivi personali, la sua è una vendetta per vendicare la morte del padre e del fratello maggiore. Nel corso della storia e, specialmente in Brotherhood, lo vediamo diventare un leader carismatico, pronto a dare la libertà alle popolazioni oppresse principalmente dai Borgia e dalla loro tirannia. Ezio è la concretizzazione vivente del credo degli Assassini.
Nel presente Desmond e il resto della squadra continuano il loro viaggio alla ricerca dei frutti dell'Eden. La permanenza nell'Animus conferma le teorie di Lucy e il ragazzo sviluppa le capacità del suo antenato, insieme ad una serie di effetti collaterali dovuti all'eccessiva esposizione al macchinario. Ancora una volta tutti questi elementi, uniti al finale sospeso, creano ansia, per lo meno per chi si è appassionato alla storia principale ovviamente.
La scena finale lascia molti dubbi e aspettative per un seguito che non tarda ad arrivare (2011), decretando AC un titolo annuale.
Revelation però, pur chiudendo l'epoca Altaïr e di Ezio cerca di evolvere la "storia del passato" sottovalutando un po' troppo la "storia del presente" per lo meno durante lo svolgimento del gioco.
Partivamo infatti dai dubbi lasciati da Brothehood e ne capiamo subito due consuenze. Lucy è morta e Desmond è finito in coma e per salvarlo lo fanno tornare nell'Animus dove farà la conoscenza niente popò di meno che del soggetto 16 (che avevamo già parzialmente intravisto risolvendo i puzzle della verità del precedente capitolo) che scopriremo chiamarsi Clay Kaczmarek.
Le sessioni che faremo con Desmond saranno poche e spesso noiose. Una specie di puzzle game dove dovremo passare una serie di stanze costruendo dei ponti per passare da una parte all'altra. Essendo facoltativi ai fini della storia, o si ha la voglia di risolverli oppure li si abbandonerà velocemente. Io avendoli completati tutti comunque e ho potuto assistere al racconto, mano a mano che procedevo, della vita di Desmond, dalla sua nascita al suo rapimento.
Sul finale, proprio seguendo lo stile di AC2, il presente si fonde col passato facendo interagire Ezio con Desmond, rivelando la verità su Minerva e gli dei dell'Eden e mostrando i dettagli su una profezia che si sarebbe avverata da li a breve.
Ezio sul finale dirà:
« Ho vissuto la mia vita come meglio ho potuto, senza conoscerne lo scopo, ma attratto come una falena da una luna distante. E qui, alfine, scopro una strana verità. Sono solo un tramite per un messaggio che elude la mia comprensione. »
Il 2012 porta Assassin's Creed 3, questa volta con uno stravolgimento di epoca, visto che passeremo alle guerre di secessione americane e due nuovi protagonisti Haytham Kenway
prima e Ratonhnhaké:ton/Connor Kenway dopo.
Il gameplay viene rinnovato e ampliato. Alcune cose dei precedenti titoli vengono tolte, e viene aggiunta la possibilità delle battaglie navali. Che detta francamente sono molto divertenti, ma in questa fase sono solo abbozzate.
Capiamoci, questo capitolo è fondamentale, come dicevamo all'inizio, per essere il ponte d'unione tra un ciclo e il successivo. Resta il fatto che il protagonista principale, Connor abbia poco carisma.
Personalmente è molto più interessante la figura del padre Haytham, il primo templare che useremo come personaggio giocante. Secondo me la parte importante di AC3 è lo scontro tra due generazioni, padre e figlio, e tra due fazioni molto distinte, Templari e Assassini. Per la prima volta ci verrà spiegato chi sono i Templari e quali siano i loro ideali. Fino a quel momento abbiamo potuto schierarci con gli Assassini e il loro credo di libertà incondizionata, di agire e pensare sotto la propria coscienza. Adesso, per lo meno durante quel periodo, capiamo che i Templari vogliono il controllo sulla popolazione, essendo consci del fatto che l'umanità molto spesso, se dotata di libertà assoluta, è autodistruttiva.
C'è poco da dire i due punti di vista sono si opposti, ma si inizia ad intravedere delle sfumature di grigio (no, i frustini e manette di mr. Grey non c'entrano) tra le due fazioni. In fin dei conti fino ad allora avevamo visto i templari come il male assoluto. In AC2 alleati della chiesa sanguinaria, in Brotherhood uniti alla tirannia dei Borgia. In AC3, ma come vedremo anche in Rogue, le due fazioni sono si contrapposte ma è più uno schieramento di ideali diversi per ottenere lo stesso risultato.
AC3 è inoltre la chiusura del ciclo Desmond. Infatti scopriremo che le famose profezie sul 21 dicembre 2012 sono realtà e la civiltà dei precursori affida a Desmond la possibilità di scegliere tra essere un dio di una nuova civiltà, oppure di esserne il possibile salvatore. Il ragazzo dovrà scegliere se fermare la catastrofe sacrificandosi e liberando Giunone, oppure credere a Minerva e diventare il nuovo messia giudando l'umanità sopravvissuta.
Scontato dirlo ma da buon eroe, si sacrificherà per gli altri e morirà.
Quindi il 2013 doveva essere un anno fondamentale per la saga, non vi nego che pur avendolo giocato in blocco tutti i capitoli "navali" e avendone già appreso notizie sui seguiti, ero ansioso di vedere dove si andava a parare. E devo dire male, anzi malissimo. Assassin's Creed 4 Black Flag è un capitolo inutile.
ATTENZIONE: Inutile a livello di trama, sia come passato sia come presente, non è un brutto gioco, anzi.
Purtroppo è una scelta che non ho capito, ma andiamo con ordine. Siamo arrivati nel 1783 con la fine di AC3 e Ubisoft cosa decide? di raccontare la storia del nonno di Connor, il pirata Edward James Kenway.
Ok, pensai all'inizio, ci sono dei segreti lasciati indietro da quel discendente per cui ci potrebbe stare. Purtroppo giocando ci si accorge che AC4, ambientato nel 1715, quasi quarant'anni prima di AC3, è un gioco di pirati. Un bellissimo gioco di pirati, molto marcato sulle battaglie navali e i saccheggi, ma che non ha nulla a che vedere con Assassini e Templari, tanto che le missioni dedicate ai primi SONO OPZIONALI.
Beh pensavo di essere stato preso per il culo. Diciamola tutta, all'inizio pensavo che la mano a mano che la storia procedeva si sarebbe arrivati al momento dell'arruolamento tra gli assassini per un qualche obiettivo finale. Invece no, Edward li aiuta, si schiera parzialmente con loro per coscienza, ma non ne farà mai parte, tanto che nelle battute finali, quelle prima dei titoli di coda, un personaggio gli chiederà se deciderà di entrare nell'ordine. Lui risponderà, "forse, un giorno".
Ok, allora sarà il presente a farla da padrone. No cazzo!!! anche li, avremo delle sessioni dove saremo non si sa bene chi siamo, visto che non ci vedremo mai, e nessuno ci presenterà. Avremo delle esplorazioni in soggettiva dove capiremo di essere un impiegato dell'Abstergo Entertaiment che studia la storia di Edward per farci un'attrazione che chiameranno, con MOLTA fantasia, "Diavoli dei Caraibi".
Si è anche vero che nel corso di queste sessioni hackeremo i computer Abstergo per ottenere informazioni, alcune note, altre meno, come le registrazioni di Desmond prima di passar a miglior vita, oppure le registrazioni sul soggetto zero. Ritroveremo anche Shaun e Rebecca che sul finale ci riveleranno la loro identità e che si sono infiltrati nell'Abstergo. Ma sul perché, per cosa, per come, cosa è successo dopo la morte di Desmond non sapremo nulla.
Ok Ubisoft vuole iniziare con calma la nuova storia e introdurla nei mille milioni di sequel... forse... anche se secondo me non avevano nessuna idea per come proseguire e visto che c'erano hanno buttato fuori un titolo che non c'entra una madonna con la saga.
L'anno dopo, 2014, esce quasi inspiegabilmente solo per Xbox360/PS3, Assassin's Creed Rogue e, principalmente per questo, viene preso in considerazione da pochi (anche perchè per Xbox One/PS4 esce contemporaneamente Unity). Io invece dico che è stato un male, Rougue è un ottimo titolo sotto ogni punto di vista. Un altro problema per cui secondo me questo capitolo non è stato preso in considerazione è perché è stato venduto come spin-off. In fin dei conti siamo un ex Assassino che tradisce il credo per diventare un Templare.
Io invece vi dico, avendolo giocato, che questo capitolo è il vero Assassin's Creed 4. Ma andiamo con ordine. Siamo nel 1752, quindi 2 anni prima dell'inizio dei ricordi di Haytham Kenway e interpreteremo Shay Patrick Cormac
un assassino unitosi da poco alla confraternita in America guidata dal mentore Achille Davenport, tramite il suo caro amico d'infanzia Liam.
Notato niente? no? Achille Davenport, il mentore di Connor.
Questo gioco è ambientato contemporaneamente alle vicende di Haytham dove scopriremo maggiori dettagli sulla figura di Achille integrando e ampliando le notizie che venivano solo accennate in AC3.
La cosa fondamentale del fulcro della storia è invece il perchè Shay abbandonerà il credo. Ancora una volta, e questa volta in maniera molto più approfondita rispetto ad AC3, capiremo gli ideali e gli obiettivi sia di Assassini che di Templari e si concretizzeranno ancora di più le sfumature di grigio di cui parlavamo poco fa. In fin dei conti è impossibile non schierarsi con Shay dopo i fatti che lo porteranno a dubitare del credo. Anche noi da giocatori avremmo seguito il suo esempio.
Dal punto di vista del gioco in se e per se ACR è una sommatoria di tutti i capitoli passati.
Di base siamo nella struttura navale, per cui da AC4 si prenderanno le battaglie navali e gli arrembaggi, più semplici da gestire, ma sempre convincenti. Da AC3 prenderemo invece la gestione della caccia e della fabbricazione di armi e armature. Da Brotherhood invece guadagneremo una variante delle missioni dove mandavamo gli assassini in giro per l'Europa. In questo caso avremo delle battaglie navali simulate. Da AC2 invece prendiamo la possibilità di ricostruire le strutture e guadagnarne tramite dei profitti bancari.
Insomma Assassin's Creed Rogue è la perfetta sintesi di tutto il buono che abbiamo visto fin'ora. Belli i riferimenti nel capitolo finale, che mettono le basi per Assassin's Creed Unity.
Per quanto riguarda la storia del presente, abbiamo più o meno, lo stesso concept di AC4. Non è ancora chiaro chi siamo, dai dialoghi si capisce che siamo un uomo, ma non è chiaro se siamo lo stesso personaggio interpretato nel capitolo piratesco. Sicuramente siamo in un momento successivo, viste le cose che scopriremo e che ci verranno dette. Interessante la scena post credit che chiude il gioco. Pur essendo ancora conscio che Ubisoft non abbia le idee chiare su come procedere per il presente, sono curioso di vedere il "capitolo Francese" della saga.
Però, secondo me, ci sono delle cose che dovevano essere chiarite.
Mi spiego meglio. Da sempre in AC sappiamo che si possono rivivere le vite degli antenati tramite la "lettura del DNA". Ovviamente le figure di Altaïr, Ezio, Edward, Haytham e Connor erano tutti antenati di Desmond. In AC4 si scopriva che dopo la sua morte il suo patrimonio genetico era stato preso dall'Abstergo per studiarlo.
Ma Shay? da dove esce la sua storia? Posso solo pensare che essendo Desmond il soggetto 17, qualcuno degli altri 16 (ance se sarebbe giusto dire 17, visto che troviamo traccia di un soggetto Zero) abbia avuto come antenato il signor Cormac.
Tra l'altro, riparando/hackerando i computer dell'Abstergo, in questo capitolo si scopre una cosa molto interessante ma qua siamo nello
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Clay Kaczmarek, il soggetto 16, aveva come antenato Ezio Auditore. Cosa vuol dire? ma è ovvio!!! Clay e Desmond erano in qualche modo parenti.
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Un'altra cosa non spiegata è l'evoluzione dell'Animus.
Nei primi capitoli sapevamo che poteva attivare i ricordi di un antenato solo un parente dello stesso. Ora vale tutto. Spiegate perché, non dico in AC4, ma per lo meno in Rogue, specialmente a fronte della scena finale. Verrà tutto spostato a Unity?
Discorso analogo sono gli effetti collaterali del macchinario. Dal primo capitolo sappiamo che Clay era impazzito dopo la pesante esposizione. Desmond, seppur in maniera minore, aveva visioni dei "fantasmi del passato". Oggi sembra che il macchinario sia una specie di Oculus Rift evoluto, più o meno quello che si vedeva in Spider-Man 2099.
Quindi tiriamo le somme. I sette capitoli che ho giocato fin'ora hanno alti e bassi. Se dovete iniziare a giocare alla saga, nel bene o nel male, servono tutti. O meglio potreste incominciare direttamente da Black Flag e Rogue tenendo conto che molte sfaccettature non le capireste. Di sicuro sono dell'idea che Ubisoft per portare avanti la saga in maniera corretta, dovrebbe alternare Assassini a Templari, magari creando una saga Spin-off sui secondi. Come ripeto Rogue è un capitolo stupendo, specialmente per la dualità e i dubbi sui due schieramenti. Altra cosa che dovrebbe essere presa in considerazione è creare una storia del presente, assente nel "post Desmond".
Nell'ultimo periodo si parla insistentemente di un nuovo capitolo ambientato in nell'antico Egitto. E' una buona scelta? è cattiva? bah, vedremo come verrà svolto il compito dai ragazzi Ubisoft. Di certo bisogna dare delle spiegazioni sensate al tutto, questo è innegabile. In difesa dei programmatori però posso dire che il prendersi una pausa più lunga per gestire il loro titolo di punta potrebbe essere vincente. In fin dei conti un titolo all'anno non serve a nulla, specialmente se non sai come proseguire.
Personalmente troverei interessante anche uno spin-off sulla nascita dell'Abstergo e sulla presentazione soggetti dallo zero al 16.
Poi a inizio 2017 ci sarà il film dedicato, con un nuovo Assassino e l'ambientazione spagnola.
Da quello che si diceva, il personaggio che interpreterà Michael Fassbender,
dovrà essere integrato nella storyline ufficiale della saga.
Vedremo, l'importante che il film sia bello, storicamente quelli estratti da videogiochi sono delle mezze porcate e i film guardabili si contano veramente sulle dita di una mano.... monca.