domenica 27 agosto 2017
Death Note, una trasposizione che non andava fatta
"L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà"
Sicuramente molti di voi avranno colto la citazione, mentre per gli altri vediamo di arrivarci.
Oggi parliamo di uno degli adattamenti in live action più chiacchierati dell'ultimo periodo. Parliamo di Death Note, film diretto da Adam Wingard e prodotto da Netflix che lo ha rilasciato sulla sua piattaforma di streaming il 25 agosto.
Chiaramente il film è ispirato al manga omonimo scritto da Tsugumi Ohba e disegnato Takeshi Obata.
Per chi non conoscesse il manga da cui il film trae ispirazione, facciamo un breve riassunto. La storia racconta di un ragazzo liceale, Light Yagami,
molto intelligente e annoiato dalla routine giornaliera. Un giorno, guardando fuori dalla finestra, si accorge che qualcosa cade dal cielo.
Incuriosito si reca nel luogo dove è successo il fatto e trova un quaderno nero con scritto Death Note.
Convinto che si tratti di uno scherzo, ma affascinato da quel quaderno, decide di portarlo a casa.
Tornato a casa inizia a sfogliare il quaderno e trova una pagina con alcune regole scritte in inglese di cui la prima è:
"L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà"
Continuando a scorrere le regole del quaderno si accorge che per verificare la prima regola deve avere in mente non solo il nome, ma anche il volto della vittima, al fine di evitare omonimie. Inoltre potrà decidere le condizioni della morte, a patto che siano "verificabili". Se così non fosse o non venisse specificato nulla dopo il nome, la vittima morirebbe per attacco cardiaco.
Sempre più convinto che si tratti di uno scherzo di qualche compagno di classe, decide comunque di scrivere un nome. Nello specifico un criminale che sta tenendo in ostaggio una scuola.
Attesi i quaranta secondi Light inizia a ridere divertito visto che apparentemente non era successo nulla, quando i bambini iniziano ad uscire dalla scuola e la maestra conferma che il criminale ha avuto un attacco cardiaco. Sconvolto dalla scoperta viene sorpreso da Ryuk,
lo Shinigami (un dio della morte) possessore del Death Note.
Da quel momento Light inizierà a giustiziare i criminali tramite il quaderno, finché arriverà uno strano investigatore che si farà chiamare semplicemente L,
che cercherà di far luce sulle strane morti e fermare il suo artefice.
Questa brevemente la trama. A mio parere, per lo meno fino ai 3/4 del suo svolgimento, Death Note è uno dei migliori manga/anime degli ultimi anni. Dico fino a 3/4 perché c'è un evento che non mi è piaciuto, però dopo il tutto riprende fino ad un finale perfetto.
Ma non perdiamoci in chiacchiere e arriviamo alla notizia che Netflix ha voluto produrre un film live action sul manga.
La cosa che ha fatto storcere il naso fin da subito è ambientare la vicenda in America, a Seattle per la precisione, invece che in Giappone, riadattando nomi e ispirandosi solo in parte alla storia originale.
Come al solito nell'Internet le polemiche non si sono fatte attendere, specialmente dopo la scelta del cast, ma sul quale ci torneremo.
Anch'io non ho visto di buon occhio questa scelta, anche se sono sempre stato convinto che i giapponesi spesso siano poco convincenti come attori e spesso le trasposizioni live action sembrano, passatemi il termine, "la sagra dei cosplay".
Ma arriviamo quindi alle mie impressioni sul film. Come prima cosa si è voluto concentrare buona parte della storia in un'ora e mezza, che non è sbagliato, come invece ha sottolineato qualcuno. A mio modo di vedere il tempo è si poco per sviluppare la storia e la psicologia dei personaggi, però non si poteva neanche fare un film di sei ore.
Si poteva pensare ad una serie? forse... ma sicuramente sarebbe uscito un polverone ancora più grande, viste le critiche mosse al progetto fin dall'inizio.
I veri problemi sono altri secondo me, e non dipendono dalla modifica della storia.
Chiaramente SPOILER per chi non ha visto la pellicola.
Partiamo dai protagonisti:
Light Turner/Kira (Nat Wolff)
Personalmente il peggiore di tutta la combriccola. Escludendo l'ovvio cambio di cognome, è il suo carattere e modo di fare che non c'entrano nulla col Light Yagami originale.
Quali sono i tratti distintivi del Light del manga? Essere intelligente e arguto, freddo e distaccato con chiunque, ma soprattutto, essere concentrato sul suo obiettivo. Nel manga/anime si notava una cosa FONDAMENTALE, Light a lungo andare era corrotto dal potere del Death Note.
Nel film invece lo descrivono si come uno studioso, tanto che si vedono scene dove fa i compiti per i compagni in cambio di soldi, però non si nota quella calma e freddezza nel pianificare le sue prossime mosse contro L. Tra l'altro l'incipit scatenante di tutta la vicenda non c'è. Il Light del manga era annoiato dalla vita e dalla sua routine, qui è semplicemente un teenager incazzato col mondo.
L (Lakeith Stanfield)
E da lui partì tutta la polemica, semplicemente perché non è possibile che L fosse di colore. Posso essere d'accordo sulla critica delle caratteristiche peculiari del personaggio. L è pallido in volto e ha delle profonde occhiate dovute alle notti insonni dove ragiona e risolve i vari casi.
Perfetto fin qua ci sto, in tutto e per tutto. Però nel film sono cose che vengono messe in risalto in più di un'occasione, specialmente nei dialoghi tra L e Watari dove quest'ultimo si preoccupa del numero di ore dove L "non stacca", ricordandogli che "il riposo rende la mente più forte" o qualcosa del genere.
Una cosa che ho apprezzato è far vedere che L spesso e volentieri si sfonda di dolci, anche se non viene spiegato come nel manga/anime, dove lo stesso dirà che il grande apporto di zuccheri serve per migliorare le capacità cognitive (anche se sono sempre stato convinto che principalmente era un vizio dell'investigatore).
Il vero problema di questo personaggio è averlo fatto vestire sempre come un fottuto ninja. Come si vedeva nel trailer, L è sempre a metà viso coperto con una maglia/felpa nera che gli copre la testa.
Ma, aspettate questo look mi ricorda qualcosa....
Quindi, in pratica....
Boiate a parte, anche in questo caso c'è un problema fondamentale sul carattere del personaggio, ovvero la perdita della calma. L non perde mai la calma in nessuna occasione. Posso capire che il motore scatenante sia sensato, ma il personaggio del manga sarebbe stato furioso, ma non avrebbe perso la lucidità delle sue azioni.
Mia Sutton (Margaret Qualley)
In pratica l'equivalente di Misa Amane.
Qui è praticamente impossibile fare una comparazione. I due personaggi sono la cosa più distante tra loro. Devo essere sincero, il colpo di scena che la vede protagonista nel film mi è piaciuto, però non è la Misa del manga.
Questo semplicemente perché Mia è subdola mentre Misa era sottomessa a Light. E questo cambiamento di carattere mette ancora più l'accento su quanto sia sbagliato il carattere di Light, ma ci torneremo a breve.
Ryuk (che in originale ha la voce di Willem Dafoe)
Partiamo dall'aspetto estetico. Ryuk praticamente non si vede mai, se non in ombra, questo semplicemente perché è orribile da vedere. Purtroppo la CGI fatta sul personaggio è brutta, e quell'unica scena dove lo vediamo in volto lo dimostra.
Anche qui abbiamo un problema a livello caratteriale. Il Ryuk del manga, escludendo la spiegazione iniziale sul Death Note, è un semplice spettatore. Non si intrometterà mai sulle scelte di Light e non lo influenzerà con consigli e simili. Questo perché? perché anche Ryuk è annoiato dalla sua vita e lascia cadere il Death Note sulla Terra semplicemente per vederne le conseguenze.
Il Ryuk del film invece è divertito da quello che succede, ma spesso forza e influenza in qualche modo Light, specialmente facendo leva sul fatto che Mia è più scaltra e smaliziata nei possibili modi di usare il quaderno.
Veniamo al film.
Per prima cosa ho trovato la pellicola troppo "macabra", spesso in modo insensato. Il Kira del film infatti uccide i criminali in svariati modi possibili. Ed una cosa che "cozza" col manga, dove Kira uccideva prevalentemente per infarto, il che era il segno identificativo e "la firma" degli omicidi.
Nel manga, ma anche nell'anime, escludendo un paio di scene, non si vedono mai scene particolarmente violente. Gente che si accasciava e si teneva il petto ma niente di più. Nel film invece, partendo proprio dalla prima vittima, si vedono membra e sangue in più di occasione. Cose non particolarmente disturbanti, sia ben chiaro, ma sicuramente inutili ai fini della storia.
Altra cosa che non va assolutamente è la storia d'amore tra Light e Mia. Avete letto bene, storia d'amore. Personalmente assurda, ma che però sottolinea ancora una volta la non coerenza del Light del manga freddo e distaccato da tutto e tutti, contro il Light del film più "umano".
Ah il potere della fi.. , dell'amore.
Una delle scene più ridicole dell'intero film è il primo incontro tra Light e Ryuk. Perché? Semplicemente perché Light è talmente spaventato e si comporta da "donnina isterica".
Vi assicuro, agghiacciante. Anche nel manga, se non ricordo male è sorpreso e spaventato, ma sicuramente non a questi livelli.
La storia, a livello di vicenda raccontata, secondo me, non ha grossi intoppi narrativi. Qualcuno ha detto che non si capiva nulla ed era una sequenza di scene prese e unite a caso. In questo punto non mi trovo d'accordo minimamente.
La storia è si compressa, ma non ci sono troppi salti o scene confusionarie. Forse la prima, dopo i primi omicidi di Light, perché si vede che in poco tempo è stato creato un vero e proprio "culto" di Kira.
La VERA cosa che manca, ed è la cosa che più mi ha fatto adorare Death Note, è quella che ho sempre definito "l'infinita partita a scacchi tra due menti geniali".
Chi ha letto il manga o visto l'anime, sa benissimo che il cardine della storia è la sfida tra Light e L. Ognuno si muove sapendo che ogni piccolo errore potrebbe essergli fatale.
L rischia di morire se Light riuscisse a scoprire il suo nome, e quest'ultimo finirebbe in prigione o peggio al patibolo se venisse collegato a Kira.
Questa cosa manca, ed è un errore madornale che dimostra che gli autori della pellicola non hanno compreso il motore del successo dell'opera originale.
La cosa che personalmente non ho sopportato, è il finale. Mia, quasi per smuovere Light ne scrive il nome sul Death Note, segnando un'ora precisa per la morte. Al di la del fatto che questa cosa non sarebbe mai successa, il vero problema è la scena della ruota panoramica e tutte le conseguenze.
Light raggiunge Mia alla ruota, seminando L che lo inseguiva. I due salgono sulla ruota. A questo punto nell'ordine succede:
1) Light chiede a Mia se lo ama e di rinunciare alla comproprietà del quaderno, bruciando la pagina col nome di Light al fine di evitarne la morte. Lasciamo perdere che questa regola non esiste nell'opera originale.
2) Mia prende però il quaderno e di conseguenza scatta la condizione scritta da Light che condanna Mia. Altra regola che non esiste sul quale continuiamo a sorvolare.
3) La ruota panoramica si distrugge e inizia a crollare.
4) I due cercano di salvarsi ma cadono rovinosamente, Mia sulla banchina che muore sul colpo, e Light in acqua.
5) La pagina del Death Note finisce in un bidone con un fuoco acceso e viene arsa dalle fiamme, salvando Light.
6) Il Death Note, che era caduto in mare, viene ritrovato poco dopo e riportato alcuni giorni dopo a Light in coma in ospedale.
Bon fin qua, ci poteva stare. Escludendo però il riporto del quaderno, che poteva essere un seguace di Kira che ha scoperto la sua identità.
Il vero problema è la spiegazione. Tutta la macchinazione del salvataggio, del recupero del quaderno e della morte di Mia, erano tutte conseguenze dei dettagli scritti dallo stesso Light prima di arrivare alla ruota, compreso la "fortunata coincidenza" della pagina col suo nome che cade nel fuoco.
Anche no ragazzi, anche no. Troppa troppa fantasia e cose a caso.
Ah, quasi dimenticavo, una piccola chicca che ho apprezzato nel film. Se guardate nei credit appare il nome di Masi Oka, meglio noto come Hiro Nakamura nella serie Heroes.
Forse molti non l'hanno notato, ma nella scena ambientata in Giappone, si vede un night club con un sacco di vittime brutalmente giustiziate da Kira. Oltre ad essere la prima apparizione di L, tra gli investigatori appare proprio "Hiro" che dirà:
Notato niente? parla della famiglia Nakamura, chiaro riferimento al suo personaggio all'interno di Heroes.
Tiriamo quindi le somme. Netflix purtroppo ha toppato alla grande. Ha prodotto una trasposizione live action di un manga/anime cult, dal quale però prende parzialmente la storia, senza tenere conto dei punti chiave che l'hanno fatto diventare tale.
Il problema non è tanto il cambio di location dei fatti o l'americanizzazione dei personaggi, ma lo stravolgimento dei caratteri dei protagonisti, Light e L in primis.
Manca la tensione e la suspance tipiche dell'opera originale e la sfida d'intelletto tra Light e L, vero motore della storia.
Se devi ispirarti ad un'opera puoi modificarla, riadattarla, ma i punti saldi DEVONO rimanere, sennò esce una porcata tipo Dragon Ball Evolution.
Pensate alla serie Sherlock.
Non ha niente da spartire con l'opera originale, visto il cambio di epoca, ma i protagonisti restano inalterati nel loro modo di operare ed agire.
Va visto? personalmente se avete amato l'anime o il manga originale, direi di no.
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mercoledì 23 agosto 2017
Difensori uniti
Bentornati. Passiamo ai telefilm discutendo di uno dei titoli più attesi del periodo estivo.
Parliamo di The Defenders serie Marvel che convoglia i quattro eroi metropolitani Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist, introdotti nelle omonime serie stand alone.
Come per le quattro serie sopra citate, anche The Defenders è prodotta da Netflix che ha rilasciato l'intera stagione il 18 agosto.
Rispetto alle precedenti serie, fortunatamente, la serie si compone di soli 8 episodi tra i 45 e 55 minuti.
Perchè per fortuna? vediamolo insieme.
Come era abbastanza logico aspettarsi, The Defenders parte dalla fine di Iron Fist, anche se il tutto non viene spiegato in maniera chiara e concisa.
Diciamo che escludendo quest'inizio, la prima puntata ha semplicemente lo scopo di riprendere le fila e le storie dei quattro protagonisti.
Ma come è possibile che quattro persone che praticamente non si conoscono (esclusi Jessica Jones e Luke Cage), si uniscono per fermare una minaccia comune?
Io nei vari post vi avevo dato una mia idea, però devo essere sincero, mi ero completamente sbagliato.
Ma eviterei lo spoiler....
Però posso assicurarvi che la genesi del team è sensata e in alcuni casi segue "l'iter classico" dei team-up anni '70.
Ma veniamo al dunque.
Come dicevamo all'inizio, la serie si compone di soli 8 episodi. Purtroppo, come ormai troppo spesso accade nelle serie Netflix, il ritmo narrativo è altalenante.
I primi due episodi mettono le basi della minaccia, introducono la villain principale Alexandra Reid (Sigourney Weaver),
ma si perdono in troppe, troppe, TROPPE chiacchiere, spesso inutili.
Mi può andare bene nel primo episodio che, come dicevamo, ha lo scopo di riprendere le fila di serie che hanno più di un anno di "anzianità", giusto per rinfrescare le idee allo spettatore.
Però basta, vai avanti con la storia.
Una cosa che ho apprezzato tantissimo è l'uso specifico dei colori per alcune scene, specialmente nei primi episodi.
Come infatti avrete notato già dalla sigla ogni singolo eroe ha il suo "colore dominante". Matt rosso, Jessica blu, Luke giallo e Danny verde. Ogni scena che li vede protagonisti ha quello specifico colore.
Veniamo alla storia e alla gestione dei personaggi.
Senza dubbio il nemico principale, come era logico aspettarsi è la Mano. In fin dei conti è stato il motore del finale della seconda stagione del diavolo e il nemico di Danny nella sua storia.
Il problema è che, secondo me, come cattivi sono poco carismatici. In fin dei conti sia Daredevil che Jessica Jones ci avevano dato cattivi memorabili come Kingpin
e Kilgrave.
Purtroppo è una cosa che avevo notato sia in Luke Cage che in Iron Fist, non si sono voluti creare cattivi all'altezza e non ne capisco il perché.
L'altro grosso problema è la gestione della squadra, sbilanciata a livello di caratterizzazione e interazioni.
Ancora una volta sono Matt e Jessica a vincere la sfida. Forse è più la donzella che supera tutta la squadra. E' inutile negarlo Krysten Ritter interpreta magistralmente l'investigatrice "scojonata", alcolizzata ed estremamente sarcastica nelle battute.
Purtroppo invece Luke, ma soprattutto Danny, sono gestiti malino. Il marcantonio è decisamente troppo trainato dal gruppo. Capisce poco di misticismi e affini e mena le mani solo se provocato. Come già dissi nella discussione a lui dedicata, ricorda molto il personaggio di Bud Spencer, ma senza il suo carisma.
Per quanto invece riguarda l'Iron Fist, devo dire che è veramente un pirletta. Un'unica linea di pensiero, e si cerca di farlo ragionare che sta facendo una minchiata scatta il finimondo.
Senza poi sottolineare che a livello di combattimento è inferiore agli altri Defenders. In fin dei conti ogni due per tre sottolinea che lui è l'immortale Iron Fist, l'arma vivente e Daredevil, che non ha poteri, gli è superiore in tutto e per tutto.
Escludendo però il gruppo non ben gestito, gli episodi d'azione sono ben realizzati. Ormai marchio di fabbrica gestire una battaglia tra i corridoi degli edifici (vista nei trailer quindi non è spoiler).
Forse il vero fulcro di tutta la serie sono gli ultimi due episodi a cui va legato il finale del sesto.
C'è una cosa che a mio parere viene spiegata poco o male, ma qui
<SPOILER>
Mi sto riferimento al terremoto del secondo episodio.
Si sa che è stata la Mano, ma non viene (o non l'ho capito), come e cosa l'ha scatenato.
Ovviamente se qualcuno l'ha capito spiegatemelo.
</SPOILER>
Tiriamo quindi le somme.
Serie veloce, solamente 8 episodi, che però hanno un ritmo altalenante a livello narrativo.
Villains principali poco carismatici, e alcuni dei protagonisti gestiti male.
Battaglie ben realizzate compresa quella che chiude le vicende.
Alcuni punti di narrazione poco chiari.
Senza dubbio la parte più importante è il finale di serie, visto che introduce (e già annunciata) la base per la prossima serie stand alone di uno dei quattro protagonisti.
Di chi? a voi scoprirlo, anche se nell'Internet era già trapelato.
Va vista? oddio, si perché sicuramente è migliore di tante altre serie, e specialmente di quelle dedicate agli Heroes for Hire.
Sicuramente non è un capolavoro. Però, diciamocela tutta, Netflix ci aveva abituato bene all'inizio, specialmente con la prima serie dedicata al Diavolo di Hell's Kitchen ma, purtroppo, difficilmente è riuscita a replicare tanto "splendore".
Già la seconda stagione era altalenante, come lo era Jessica Jones, che reggeva prevalentemente per i due protagonisti.
Entro l'anno dovrebbe arrivare anche lo spin-off di Daredevil, ovvero The Punisher, sul quale confido abbastanza, visti gli episodi esplosivi che lo hanno introdotto.
Staremo a vedere.
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martedì 22 agosto 2017
Monolith
Bentornati. Oggi parliamo di cinema con un film sicuramente meno noto al grande pubblico uscito nelle sale italiane il 12 agosto. Parliamo di Monolith, film italiano diretto da Ivan Silvestrini. Il film è la trasposizione del fumetto italiano Monolith scritto da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo e disegnato Lorenzo "LRNZ" Ceccotti per la Sergio Bonelli Editore.
Come al solito partiamo da due concetti fondamentali. Primo non ho letto la graphic novel da cui trae ispirazione, secondo il film mi ha incuriosito per il solito passaparola sui social e perché l'opera originale è stata scritta da Roberto Recchioni.
Per chi non lo sapesse, Recchioni è uno degli scrittori e sceneggiatori più influenti degli ultimi anni. Ha ridato linfa vitale a Dylan Dog ma, soprattutto, per quanto mi riguarda, è uno degli ideatori di Orfani.
Per cui sarò sincero, è stato un po' il suo nome tra i credits a convincermi ad andare a vedere la pellicola.
Ma di cosa parla Monolith? beh, Monolith è una tecnologica automobile, un suv per la precisione, che si propone sul mercato come la miglior soluzione di sicurezza per i suoi ospiti. Nello specifico, oltre ad essere ultra corazzata contro qualsiasi tipo di aggressione, è dotata di un'intelligenza artificiale di bordo, chiamata Lilith, che aiuta il conducente alla guida e ottimizza il confort degli altri passeggeri.
Non vi nego che Lilith mi ha ricordato tantissimo il Kitt di Supercar e di come, ormai, una macchina simile al bolide che abbiamo tutti amato negli anni '80, non sia più così fantascienza.
Ma veniamo alla storia. La vicenda parte quando Sandra e suo figlio piccolo David a bordo della Monolith appena acquistata, si dirigono verso la casa della nonna.
Per una serie di vicende, che evito di spoilerare, David si troverà rinchiuso nella Monolith in mezzo al deserto e la madre dovrà trovare il modo di farlo uscire prima che rischi di morire per il calore della macchina sotto il sole.
Storia già sentita? si diciamocela tutta, è innegabile che Monolith, per quanto in salsa thriller, voglia essere anche una critica a molti fatti di cronaca degli ultimi anni.
Quante volte, specialmente nel periodo estivo non si sentono fatti di cronaca che raccontano di bambini chiusi all'interno di auto sotto il sole cocente?
Riuscirà quindi Sandra a salvare suo figlio?
Veniamo quindi alle mie considerazioni. Senza dubbio l'idea di base è originale. Diciamo che tutta la struttura del film, in qualche modo, mi ha ricordato il film Buried con Ryan Reynolds.
Se avete visto il film probabilmente avrete avuto anche voi la stessa sensazione, a parti invertite, ma l'idea è similare.
Come nel già citato Buried, anche in questo caso la protagonista assoluta è solamente Sandra. Infatti escludendo le iterazioni della protagonista per la prima parte del film, che portano direttamente e indirettamente al cardine della storia, per il resto sarà sempre da sola.
Il film, a mio modo di vedere, nella sua parte centrale perde un po' di mordente.
Infatti se i primi 20/30 minuti sono introduttivi e portano al "main event", se così possiamo chiamarlo, alcune scene sono più lente e decisamente meno utili alla fine della narrazione.
O meglio, hanno un senso nell'azione compiuta, ma vengono lasciate li.
<SPOILER>
.
Chiaramente sto parlando della scena dell'aereo. Sandra si dirige al fantomatico Airport One di cui aveva visto il cartello, al fine di trovare aiuto, dopo l'insuccesso alla centrale elettrica.
E fin qua benissimo, scelta logica e sensata.
Trova un fiumiciattolo per dissetarsi che le tornerà utile in seguito. E anche qui nulla da eccepire.
Il problema è nella scena dell'aereo vera e propria. In fin dei conti recupera un tanica per l'acqua e da fuoco a dei copertoni per segnalare la sua presenza. Il che è logico, ma dopo, di quel fumo non viene più fatto nessun accenno.
A mio modo di vedere si poteva creare una scena dove Sandra si disperava perché nessuno aveva visto il suo S.O.S. . Che poi, se proprio vogliamo dirla tutta.... fai un falò davanti all'aereo quando la macchina è abbastanza distante dall'aereoporto?
Stea, come pensi ti avrebbero trovato i soccorsi?
Chiaramente sto parlando della scena dell'aereo. Sandra si dirige al fantomatico Airport One di cui aveva visto il cartello, al fine di trovare aiuto, dopo l'insuccesso alla centrale elettrica.
E fin qua benissimo, scelta logica e sensata.
Trova un fiumiciattolo per dissetarsi che le tornerà utile in seguito. E anche qui nulla da eccepire.
Il problema è nella scena dell'aereo vera e propria. In fin dei conti recupera un tanica per l'acqua e da fuoco a dei copertoni per segnalare la sua presenza. Il che è logico, ma dopo, di quel fumo non viene più fatto nessun accenno.
A mio modo di vedere si poteva creare una scena dove Sandra si disperava perché nessuno aveva visto il suo S.O.S. . Che poi, se proprio vogliamo dirla tutta.... fai un falò davanti all'aereo quando la macchina è abbastanza distante dall'aereoporto?
Stea, come pensi ti avrebbero trovato i soccorsi?
</SPOILER>
Ho apprezzato molto le parole di Victorlaszlo88 quando paragonava la pellicola ad un'avventura grafica. In effetti pensandoci con attenzione ha perfettamente ragione. Sandra in effetti si sposta di luogo in luogo al fine di ottenere oggetti che possano tornarle utili, in questo caso per salvare il piccolo David.
E non quello che si fa in un'avventura grafica? esplorare luoghi e posti al fine di ottenere indizi e oggetti per proseguire nell'avventura.
Ci sono alcuni momenti che ho apprezzato tantissimo e alcuni punti mi hanno fatto sobbalzare sulla poltroncina del cinema.
Ma ovviamente torniamo in
<SPOILER>
.
Chiaramente mi sto riferendo al sogno di Sandra che ritorna col marito Carl sul luogo del misfatto a piangere la morte di David.
Non vi nego che non mi sarei stupito fosse finito così il film.
L'altra cosa che invece mi ha lasciato perplesso è quando Sandra cerca di far cadere la macchina dal dirupo con l'intento, secondo me, di dare una morte "migliore" al figlio.
Effettimente poco prima si vedeva la donna, ormai convinta che David fosse morto, e comunque non in grado di aprire l'auto, quasi tentata ad uccidersi lanciandosi nel vuoto.
E invece era un piccolo passaggio che mi ero perso. Infatti come sottolineava Vic, Sandra lancia Monolith nel vuoto tentando il tutto per tutto. Infatti si era ricordata che in un cartone aveva visto lanciare una cassaforte nel vuoto e questa si era aperta.
Io sono sincero, non l'avevo capito, quindi, forse, non avrebbe guastato un breve flashback.
Onestamente mi è piaciuta poco anche la scena finale, quando Sandra lancia il Monolith su per la collina quasi a segno che ormai gli ostacoli più grandi erano passati e quindi nessuno l'avrebbe più fermata.
Perché non mi è piaciuta? perché per quanto fantascientifica sia la macchina, dopo una caduta del genere, vista poi l'attivazione della modalità "salvataggio", dubito potesse ancora muoversi e soprattutto affrontare una salita del genere.
Chiaramente mi sto riferendo al sogno di Sandra che ritorna col marito Carl sul luogo del misfatto a piangere la morte di David.
Non vi nego che non mi sarei stupito fosse finito così il film.
L'altra cosa che invece mi ha lasciato perplesso è quando Sandra cerca di far cadere la macchina dal dirupo con l'intento, secondo me, di dare una morte "migliore" al figlio.
Effettimente poco prima si vedeva la donna, ormai convinta che David fosse morto, e comunque non in grado di aprire l'auto, quasi tentata ad uccidersi lanciandosi nel vuoto.
E invece era un piccolo passaggio che mi ero perso. Infatti come sottolineava Vic, Sandra lancia Monolith nel vuoto tentando il tutto per tutto. Infatti si era ricordata che in un cartone aveva visto lanciare una cassaforte nel vuoto e questa si era aperta.
Io sono sincero, non l'avevo capito, quindi, forse, non avrebbe guastato un breve flashback.
Onestamente mi è piaciuta poco anche la scena finale, quando Sandra lancia il Monolith su per la collina quasi a segno che ormai gli ostacoli più grandi erano passati e quindi nessuno l'avrebbe più fermata.
Perché non mi è piaciuta? perché per quanto fantascientifica sia la macchina, dopo una caduta del genere, vista poi l'attivazione della modalità "salvataggio", dubito potesse ancora muoversi e soprattutto affrontare una salita del genere.
</SPOILER>
Veniamo quindi al dunque. Mi è piaciuto? ni. Idea interessante e trama diversa dal solito. Bello l'inizio e tutta la conseguenza che porta al cardine della storia.
Senza dubbio ottima l'idea di far leva, in qualche modo, su tragici fatti di cronaca attuali. Secondo me però manca una tensione costante in tutto lo svolgimento. Da quel punto di vista Buried era gestito meglio e ti dava la sensazione di claustrofobia di essere all'interno della bara.
Qui questa cosa non poteva sicuramente essere gestita, ma doveva essere maggiormente sentito lo sconforto della protagonista nel fallimento delle sue azioni e della sua impotenza nei confronti della macchina. A volte succede, altre no, come sottolineato.
Va visto? sicuramente è qualcosa di diverso dal solito, però io onestamente non mi sentirei di consigliarlo al cinema. Piuttosto nel passaggio televisivo può essere interessante dargli un'occasione.
Personalmente come film sui generi Buried è più coinvolgente ma, soprattutto, è un pugno nello stomaco per il finale.
Questo Monolith è una buona idea, ma secondo me doveva essere reso più coinvolgente.
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domenica 6 agosto 2017
I Santi Presidenziali
Bentornati. Oggi esploreremo il mondo dei videogiochi e, in particolar modo, vi darò le mie impressioni su dei più famosi concorrenti di GTA, ovvero, Saints Row. Nello specifico vi parlerò del quarto capitolo del brand.
Forse vi starete chiedendo se in passato abbia avuto modo di provare anche i precedenti capitoli, al fine di fornire una "quadra del cerchio" all'intero brand.
Beh, vi sbagliate. L'unico capitolo che ho giocato è, di fatto, anche l'ultimo uscito, per il momento.
Ma quindi perché partire direttamente dal 4° capitolo? beh per due semplici ragioni. Una di natura prettamente economica, mentre l'altra prettamente di game play. Quella economica è presto detta. In un cestone lo trovai a 10 euro e non potevo farmi sfuggire l'occasione.
L'altro fattore, decisamente più interessante ai fini del post, è il game play. Infatti questo quarto capitolo è famoso per aver introdotto... i superpoteri.
E' già in questo quarto capitolo diventeremo un supereroe ma, come al solito, andiamo con ordine.
A dispetto dei GTA, che notoriamente sono a se stanti a livello di storia, i capitoli di Saint Row sono tra loro in qualche modo collegati.
Questo purtroppo l'ho scoperto in corso d'opera ma, fidatevi, tutto quello che è venuto prima verrà spiegato con dei rapidi flashback.
Siamo quindi a 3 anni dai fatti del terzo capitolo. Ci ritroveremo su un elicottero assieme ad un gruppo di Saints (i membri della gang protagonista) per fermare un'attentato terroristico.
Il nostro alter ego sarà mascherato e non potrà parlare.
Ma guardatelo, Zero Saints Thirty,
questo il suo nome di battaglia, non vi ricorda nessuno nel suo aspetto e nel suo non parlare?
Ovviamente è un tributo a Master Chief,
protagonista di Halo.
Ma facciamola breve, la missione andrà a buon fine, dove la scena clou ha una colonna sonora da applausi, e il nostro protagonista diventerà Presidente degli Stati Uniti d'America.
E qui inizia il gioco vero e proprio, dove capiremo il perché della maschera e del perché Zero Saints Thirty non parlava, o meglio non gli sono state cambiate le batterie del microfono del casco.
Eh già la prima parte del gioco sarà la creazione del nostro alter ego. Potremo partire da dei modelli pre-definiti, ma potremo personalizzare in moltissimi dettagli il nostro eroe, o la nostra eroina.
Vi assicuro il livello di personalizzazione è alto. Oltre ai canonici capelli, occhi, fisicità, altezza etnia, potremo decidere i lineamenti del viso, la grandezza e distanza degli occhi, l'età e molti altri dettagli, senza dimenticare il sex appeal del personaggio.
Inutile che vi spieghi cosa possa essere il sex appeal.... per un uomo sono le "dimensioni artistiche" mentre per le donne la grandezza degli "altri occhi".
Una cosa che mi ha divertito molto è la possibilità di scegliere i gesti di vittoria e di scherno. Inutili ai fini del gioco ma molto mirati in fatto di citazioni nella "pop culture".
Secondo me i programmatori sono fan del wrestling visto che molti sono gesti popolari degli atleti più famosi.
E la mia scelta non poteva non cadere in uno di questi....
mentre per il secondo ho preferito una citazione più cinematografica...
che dire se non divertentissimo.
Inizieremo quindi la nostra carriera di presidente, ma ovviamente le cose non andranno bene, visto che verremo attaccati dagli alieni Zin.
Il presidente o, nel caso mio, la presidentessa, cercherà di fermare l'attacco Zin ma verrà catturata dal loro capo Zinyak.
Verremo quindi catapultati in una strana realtà che scopriremo essere, una simulazione....
Dopo esserci orientati nella Steelport virtuale, verremo contattati da Kinzie Kensington,
nostro braccio destro che ci aiuterà ad uscire dalla simulazione per tornare alla vita reale.
Ma, aspetta, questa trama ha qualcosa di già sentito. Eh già inutile negarlo, la trama portante e l'idea della simulazione è un chiaro tributo a Matrix
dei fratelli, scusate, sorelle Wachowski.
La cosa che più mi ha fatto ridere nella "scena della liberazione da Matrix" è il dialogo tra noi e Kinzie.
Stiamo guidando la nave attraverso il pianete degli Zin quando chiederemo a Kinzie di mettere su un po' di musica.
E partirà un classicone della dance anni '90... e noi esclameremo:
"ah Haddaway, a fucking poet"
Ho riso tantissimo.
E dopo questa introduzione veniamo al gioco vero e proprio.
Chiaramente lo scopo del gioco sarà, come usanza dei GTA, completare una serie di missioni divise tra principali e secondarie. Inoltre verranno posti degli obiettivi, diciamo terziari, che prevedono la raccolta dei canonici collezionabili.
Senza dubbio la cosa che più ho apprezzato di quest'ultimo aspetto è che il collezionabile non è fine a se stesso, come spesso accade, ma sarà un vero proprio punto di potenziamento del personaggio.
Come dicevamo all'inizio il cardine di Saint Row 4 è la gestione dei superpoteri. E i collezionabili, dei cluster liberi della simulazione,
non sono altro che punti spendibili per i potenziamenti dei poteri che acquisiremo durante il gioco.
Il nostro alter ego avrà anche un secondo tipo di potenziamento, diciamo più canonico. Infatti i soldi che guadagneremo dalle missioni potranno essere spesi per migliorare le statistiche del personaggio, dei veicoli, della gang, e delle armi.
Che poi, diciamocela tutta, io i veicoli li ho usati solo se obbligato.
Da quando ho iniziato a correre come Flash e spiccare salti alti come grattacieli, mi sono sentito libero.
E infatti questo è un altro dei fattori positivi del titolo: la sensazione di libertà. Forse vi ricorderete che ne avevo già parlato quando discussi del non del tutto riuscito Prototype dove elogiai questo aspetto del titolo. In Saint Row si ha la stessa libertà, con molto più stile e divertimento.
Anche le missioni secondarie sono molto varie e divertenti. A volte sfiorano l'assurdo. Una di quelle che più mi ha "sconvolto" è quella della "truffa assicurativa". In un tot di tempo dovremo letteralmente lanciarci contro auto, edifici e persone cercando di farci più danni possibili. Nello specifico useremo la figura "manichino". Più combo faremo facendoci sballottare di qua e di la, più punti accumuleremo.
Presa la mano col metodo, è una delle missioni secondarie più divertenti. Vi lascio un breve video.
Per quanto riguarda la trama portante seguiamo più o meno le direttive date da Matrix. Diciamo che molti obiettivi saranno quelli di liberare i nostri compagni Saints, di potenziarci in vista dello scontro finale con Zinyak, e di trovare un modo per distruggere la simulazione.
Siamo onesti, la trama non brilla ne per originalità ne per profondità, ma non è neanche il motore portante di Saint Row 4.
Secondo i cardini che fanno apprezzare il titolo sono due:
1) Le infinite citazioni e rimandi ad altre opere.
2) E il divertimento.
E scusate se è poco. Purtroppo una cosa che secondo me in molti giochi si sono dimenticati è il divertimento. Un gioco deve attirare chi lo inizia e non deve farlo mollare fino alle fine.
Saint Row 4 ci riesce in maniera esemplare. Sarò io fanatico di supereroi e delle citazioni della "pop culture" ma SR4 ne è pervaso fino al midollo.
E, in questo caso, è un bene, visto l'utilizzo molto mirato alla variazione del gameplay di base.
Da storico giocatore ho adorato una di esse, ma qui entriamo nello
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Ma ovviamente si citerà e parodierà altri grandi successi sia in campo videogiochi che in quello dei film. Parte del gioco sarà anche riconoscere le citazioni più o meno velate.
Anche la scena finale sarà una lampante citazione ad un famoso videogioco.
Altra cosa che ho adorato è la gestione dei combattimenti. Rispetto ad un GTA dove si usano principalmente le armi, qui oltre loro e ai già citati superpoteri, si è invogliati al combattimento corpo a corpo.
Infatti correndo verso il nostro avversario e cercando i colpirlo, il nostro alter ego si destreggerà nelle più famose mosse del wrestling moderno.
Senza poi contare che ad un certo punto avremo l'aiuto di un noto personaggio....
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A mio modo di vedere anche tutta la gestione dei poteri è molto semplice ed intuitiva. Senza dubbio è molto più immediate di quella vista nel già citato Prototype. Escludendo i poteri di "movimento", velocità, salto e planata, gli altri poteri saranno switchabili col D-Pad. Che poi se vogliamo dirla tutta.... a mio modo di vedere il potere d'azione più utile resta il primo fornito, il colpo congelante.
Ma questi sono solo gusti che possono variare da giocatore a giocatore.
Tiriamo quindi le somme. Saint Row 4 si propone come alternativa a GTA, più che altro come categoria di gioco. Infatti i due giochi hanno un'impostazione molto distante tra loro.
A mio modo di vedere SR vince sicuramente in quanto follia di missioni ed armi utilizzate,
senza dimenticare il cardine portante, le infinite citazioni alla cultura pop.
Non avrà sicuramente una trama profonda ma, volete che ve la dica tutta? chissene frega. A mio modo di vedere il titolo è dannatamente divertente senza contare la meravigliosa sensazione di libertà di movimento data dai superpoteri del nostro alter ego.
Va provato? senza ombra di dubbio, io lo consiglierei a chiunque, a patto che abbiate una conoscenza abbastanza completa su film e videogiochi, ma questo principalmente per godersi appieno tutta l'esperienza di gioco.
See you next