venerdì 22 dicembre 2017
C'era una volta un regno.... l'anno della qualità
C'era una volta un regno....
Si, sempre quello dell'anno scorso...
La nostra storia si fermava poco prima del banchetto di fine anno, festa dove si sarebbero tirate le somme dell'andamento del lavoro degli sch.... , scusate, sudditi.
Tutto parte dalla festa per il principe ereditario durante la mattinata. Si doveva lodarlo e onorarlo per la promozione nel sudato titolo di studio tanto agognato da tempo. Che poi, questo titolo di laurea non è chiaro ne dove ne come è stato ottenuto.
Le malelingue infatti narrano che il titolo di studio sia di quelli che si acquistano tramite esami fatti spedendo i risultati coi piccioni viaggiatori. Insomma, quei titoli che sono validi solo sulla carta.
Ma come dicevamo sono solo malelingue, che non devono sminuire le lodi al principe ereditario.
Pur essendo una giornata di gaudia festa, i sudditi tornano ai loro compiti fino al richiamo ufficiale del loro regnante che, per l'occasione, li ha portati in una lussuosa sede.
Qui, insieme al principe, il quale per dimostrare ancora una volta che il titolo di studio era abbondantemente meritato, discuterono sulle vittorie dell'anno, dei miglioramenti attuati al regno e delle possibili mire espansionistiche per l'anno venturo.
In questa occasione, giusto per tenersi buoni il suddito appena rientrato dalla maternità, ne tessé lodi e meriti a volte non sempre giustificati.
Ma non solo, a rafforzarne le parole e migliorarne ancora la posizione di quest'ultima, veniva paragonata a chi lo stesso lavoro lo ha sempre fatto, spesso senza mai lamentarsene e riuscendo, magari con difficoltà, a venirne sempre a capo.
Il regnante, anche se non è chiaro il perché, denigrò quest'ultima mettendo su un piedistallo la prima.
Però il punto più alto della festa lo raggiunge quando erige una statua per una nuova leva che, di fatto, avrebbe iniziato i suoi servigi al regno a inizio del nuovo anno.
Quindi, in pratica, chi ha sempre lavorato viene ignorato o denigrato, mentre chi è rimasto assente per molti mesi o addirittura era appena arrivato, e non aveva potuto mostrare le sue qualità, ottenevano monumento in loro onore.
La festa prosegue, il principe descrive le nuove direttive che porteranno a miglioramenti nell'espandere le sue terre.
E qui la nascita della parola che doveva guidare e traghettare come Mosè per il popolo ebraico al nuovo anno. Questa parola è QUALITA'.
Qualità nell'approcciare i regni da conquistare, qualità nel pianificare le battaglie, qualità nel mantenere i rapporti con i regni amici.
Quindi l'anno di grazia MMXVII sarebbe stato l'anno della qualità.
Ma prima di continuare la storia dobbiamo raccontare la disposizione delle armate a disposizione del principe ereditario.
Per primi c'erano i prediletti, le sue armate d'oro, quelli addestrati da lui stessi che aspettavano solo la santificazione. Queste armate non sbagliano mai e, anche se sembra che stiano errando, credetemi, è solo un abbaglio.
Il braccio destro più fidato del principe stava già lavorando alacremente per ottenere il tanto agognato titolo di santi. Come forse ricorderete infatti, gli era stato affidato il territorio clericale, quello dove i loro "messaggeri" avrebbero potuto spargere velocemente la voce della santificazione.
Poi c'erano le armate d'argento, anche se molto spesso sono state trattate come i peggiori degli schiavi. Capitanati da quello che sulla carta doveva essere uno del triunvirato di cui vi raccontai, le sue schiere erano volonterose, ma spesso troppo risicate per gli obiettivi da raggiungere.
Ed infine i manovali, le armate di bronzo, quelli che portano avanti il carretto o, se volete, lo scudo del capo villaggio.
In quel momento i manovali erano 5, tre per le armate d'oro, una con abilità artistiche, e uno misto per sia per le armate d'oro sia per quelle argento.
Bisogna anche sottolineare che esistevano delle figure particolari, dei ricognitori, che mettevano una prima bandiera dove il principe e le sue armate potevano spingersi per espandere i loro confini.
Queste figure, due sulla carta, venivano guidate dall'occhio attento e severo della regina del regno, la migliore in quel compito. Se i ricognitori mettevano le bandiere su territori conquistabili, la regina le piazzava sempre e solo su zone strategiche, che davano quel valore aggiunto imprescindibile.
Quindi iniziò l'anno della qualità. Un concetto non troppo spesso compreso dalle armate sotto l'oro, in quanto non degni dell'illuminazione divina.
L'impero del principe ereditario cercò subito di espandersi fin da subito ai confini più meridionali del regno, in un'isola spesso inospitale. E pur di ottenere l'espansione dei suoi confini, fu il principe in persona a scendere in quelle terre per discuterne le trattative.
Chi meglio di lui, vessillo indiscusso della qualità, poteva mettere nero su bianco tutti i termini, nei minimi dettagli, per l'annessione del lontano regno?
Giornate interminabili che divennero settimane, che divennero addirittura mesi, dove il principe scendeva in quelle terre solo per poter espandere i suoi confini.
Purtroppo il principe da solo, per quanto infinitamente nobile nei suoi propositi, non poteva riuscire nell'impresa. Per cui si affidò all'aiuto di un regno amico per poter superare l'imponente prova a cui era sottoposto.
Ma si sa, non sempre tutto quello luccica è oro, e le truppe del regno amico non erano delle più valide per l'impresa.
Infatti si venne a conoscenza che uno dei manovali del regno amico, era uno dei soggetti meno adatti allo scopo che si prefiggeva il giovane principe.
Il principe, convinto si trattasse solo di dicerie messe da male lingue indagò, ma si scoprì che sia il capitano delle armate argento che il manovale misto avevano già interagito col soggetto.
Il principe quindi chiamò a rapporto i suoi sottoposti, i quali lo misero in guardia della possibile minaccia.
Il principe però non diede peso alle loro parole, in fin dei conti erano sottoposti di rango decisamente inferiori alle sue schiere predilette, e continuò per la sua strada.
I sottoposti però, che avevano a cuore le sorti del regno, continuarono a mettere in guardia sia i manovali coinvolti, sia le armate dorate, ma non vennero presi mai seriamente e anzi spesso derisi.
Nel frattempo la nuova leva a cui era stata eretta una imponente statua in una piazza del regno, e promosso chiaramente tra le armate auree, iniziava a muovere i primi passi.
Non è chiaro però perché, nei primi periodi, venne abbandonato a se stesso senza poter dimostrare il suo innato valore, tanto reclamato dal regnante e dal suo principe.
Però era l'anno della qualità, e non si doveva discutere le sagge scelte fatte.
Venne quindi il momento di far spiccare il volo alla nuova leva, che venne mandato, per addestramento, con il manovale misto e un ricognitore, in un territorio già conquistato, al fine di migliorarne la produttività per rimpinguare le casse del magnanimo regnante.
L'esperimento fu a dir poco bizzarro. Vista l'assenza del principe, fu il regnante a decidere l'armata da mandare in avanscoperta. Tenendo saldo il ricognitore, durante poche ore venne cambiata più volte la formazione, fin tanto che lui stesso si dovette scomodare dal suo trono per scendere in campo con la formazione precedentemente descritta.
Ma perché l'esperimento fu bizzarro? beh semplice. Il nuovo manovale era totalmente all'oscuro dello stato del territorio e delle scelte fatte fino a quel momento, che non poteva sapere cosa proporre per migliorarne l'efficienza e la rendita. Per cui improvvisò.
Il regnante fu molto colpito dalla sua dialettica e decise che poteva far ritorno alla sua dimora.
La squadra quindi tornò a fare rapporto. E il regnante, colmo di gioia per quanto aveva potuto vedere con i suoi occhi, dichiarò al principe che alla nuova leva non fosse necessario conoscere a fondo gli strumenti di conquista o i territori annessi, ma bastava che avesse "una visione ad alto livello" per supervisionare il tutto.
Questa scoperta fu talmente illuminante e rivoluzionaria, che il principe lo mandò addirittura in avanscoperta nei territori meridionali.
L'anno della qualità affondò sempre più le radici nella storia e infatti la nuova leva, poco dopo, se andò dal regno. Come mai? non era degno di cotanta qualità? non ci è dato saperlo.
Nel frattempo i piani di conquista del meridionale territorio continuavano senza intoppi, sulla carta.
Venne fuori, dal manovale "mulo da soma" di cui vi parlai nella precedente storia,
che le trattative prese del principe "erano stata pesate, erano state misurate, e quant'è vero Dio, erano state trovate mancanti".
Il manovale fece quindi i salti mortali per salvare il salvabile, sicuro che l'errore non venisse dal suo regnante ma dal malvagio regno meridionale che aveva cambiato più volte sulla carta le decisioni da prendere.
Il principe si accorse delle dedizione del suo sottoposto e lo promosse sul campo, diventando "capo manovale" e sostituendo, di fatto, "Barbie reginetta del ballo" di cui vi narrai nella precedente storia.
"Modesto" com'era, l'ex manovale "mulo da soma" non dichiarò mai apertamente di aver scavalcato un suo superiore e di aver ottenuto la promozione. Ma tutti nel regno se ne accorsero e, in un primo momento, ne furono felici, specialmente quelli dello stesso rango di appartenenza.
Poco alla volta le sue mansioni aumentarono in quanto fu addetto al reclutamento di nuovi manovali, inizialmente come secondo parere, e poi come unico giudice prima del verdetto principesco.
Anche in questo frangente ci furono fatti strani ed eclatanti. Durante un reclutamento apparve un manovale "esperto" (sulla carta). Dopo una prima "pesatura", venne trovato mancante. Il regnante convocò il manovale mulo e, quasi inspiegabilmente, il manovale misto, forse perché era l'unico che aveva assistito ai fatti. I due spiegarono le loro ragioni per non arruolare il manovale che si era presentato alle porte del regno e, inizialmente anche il re e il principe erano concordi sulla decisione.
Qualcosa però non quadrava, il regnante richiamò il manovale "esperto" e dopo poco lo arruolò nelle sue schiere.
Il nuovo manovale era soprannominato "fulmine" e ancora nel regno tutt'oggi ne viene ricordato il volto.
Fulmine era degno del suo nome. Se un manovale inesperto ci impiegava un'ora per svolgere un compito, a lui serviva un giorno.
Nello stesso periodo venne preso anche un secondo manovale, che inizialmente a Barbie non piaceva ma che Mulo aveva approvato.
Il nuovo manovale e fulmine vennero addestrati assieme e se il primo apprendeva, il secondo si disperdeva. Ancora una volta la scelta del re sottolineava che il regno era sotto il segno della qualità. Fulmine uscì dal regno qualche mese dopo, punito da una torrenziale pioggia mista grandine.
Ma oltre ai manovali, nel regno c'era bisogno di una figura che aiutasse la regina, oberata dai suoi sempre più ingenti compiti che la opprimevano.
Per cui nello stesso periodo di fulmine venne reclutata una nuova damigella.
Della nuova damigella però si notava fin da subito una peculiarità. Non era sotto il segno della qualità, in quanto fin troppo efficiente. Da una parte aiutava tutte le armate, indipendentemente dal rango, a svolgere le pratiche burocratiche, dall'altra a sopport.... , scusate, ad aiutare la regnante.
Alcuni membri delle armate, specialmente l'allora braccio destro del principe, approfittò fin troppo della bontà d'animo della damigella, caricandola di fin troppi compiti che non le competevano, per potersi dedicare solamente ai piaceri terreni della tavola, visto che la santificazione tardava ad arrivare.
In una riunione del primo quadrimestre addirittura si gonfiò il petto, ammettendo candidamente che tutte le altre armate potevano dormire sonni tranquilli, perché con il suo solo operato, avrebbe reso ancor più splendente il regno.
Peccato che i sonni tranquilli si trasformarono rapidamente in incubi che fecero impallidire anche i più macabri scrittori.
In quel periodo si fece largo una nuova parola che si insinuò rapidamente nelle bocche dei sudditi, Welfare, che andò rapidamente a sostituire la parola vessillo dell'anno, qualità.
Ma cosa significava questo esotico idioma? Che gli schia.., scusate, i sudditi potevano godere di una fonte extra di denaro da spendere in determinate discipline, ma se non veniva spesa in un lasso di tempo prefissato, veniva persa, mettendo in chiaro però che era una un "regalo" per il primo anno e un incentivo a migliorarsi per l'anno dopo.
Il regnante, dall'alto del suo infinito amore per i sudditi chiese di decidere se avere questo premio, da spendere obbligatoriamente, o averne un altro, di minor valore ma totalmente conservabile, perché veniva tassato.
I sudditi, in gran segreto, votarono. Che poi il gran segreto, era il segreto di Pulcinella. Ognuno sapeva cosa gli altri votarono, ognuno con le sue motivazioni.
Vennero contati i voti e vinse il no. Al che molti sudditi, applicando della semplice matematica elementare, capirono che ci fu qualcosa che non quadrava.
I sudditi nelle chiacchiere si erano mentiti a vicenda? oppure era il regnante che non l'aveva raccontata giusta?
Non ci era dato sapere, finché, a forza di chiedere a gran voce la verità, uscì che il regnante per non scontentare i pochi, scontentò i molti.
Il tempo passò, e fu un periodo che nelle stanze dei manovali, c'era troppo trambusto. Uno di questi, quello misto, riusciva poco a concentrarsi e non essere più ottimale nel suo lavoro.
Fu un grosso problema. Per cui questo, momentaneamente, si spostò in un 'altra stanza, vicino al capo delle armate argento, per poter essere di maggior supporto.
Purtroppo essendo parte delle armate bronzo, e dando i suoi servigi principalmente alle armate argento, il principe non vide di buon occhio questo trasferimento, seppur momentaneo.
Per cui fu rispedito rispedito alle stanze dei manovali, in modo che potesse essere tenuto d'occhio e non potesse più prendere decisioni.
Nel frattempo il manovale "mulo da soma" si dimostrò ambizioso. Come dicevamo prima, scavalcò rapidamente Barbie reginetta del ballo, allora leader dei manovali, rientrando sempre più nelle grazie del principe ereditario.
Poco alla volta scalò rapidamente la scala gerarchica passando in sequenza le fasi di:
- Ultimo arrivato
- Manovale valido
- Mulo da soma
- Reclutatore di manovali
- Capo dei manovali
- Seduto alla destra del principe
A memoria ci fu solo un'altra persona che riuscì rapidamente in quest'impresa ma ci ricordiamo tutti come è andata a finire.
Passò nuovamente del tempo e il principe decretò, ancora una volta, che i manovali erano pochi. Dopo mille tentati arruolamenti, si scelsero tre nuovi giovani manovali, tutti per supportare le armate oro, ovviamente.
Due avevano appena completato il percorso scolastico e uno, per lo meno sulla carta, era già avviato ad una grande carriera, visto che era stato addestrato un vicino regno amico.
Il problema è in quel momento non c'erano più alloggi sufficienti per tutti i manovali, per cui il manovale misto venne rispedito nella stanza vicina assieme al capitano delle argento.
A questo punto potreste chiedervi come mai fu possibile una cosa del genere, visto che pochi mesi prima, una cosa del genere fu vista di cattivo auspicio.
E qui la manovale artista sussurrò un'innegabile verità. Non era una scelta spontanea del manovale, ma una scelta tattica del principe, per cui una scelta di strategica di qualità.
Il regno però non era ancora "sazio" di truppe per sfamare la sete di conquista del re.
Vennero quindi assoldati nuove truppe a rinforzare le due armate principali. Due per l'oro, di cui un'amica del principe, e una per le truppe argento.
Poco dopo avvenne una nuova riunione per discutere nuovamente della parola Welfare. Se prima le idee erano poche e confuse, ora lo erano ancora di più. Si fece una nuova votazione, questa volta pubblica al fine di evitare dissapori tra le armate. Vinse chiaramente il si in maniera palese ma, a conti fatti, di quella storia non si seppe mai più nulla.
Durante quella riunione il regnante volle nuovamente fare il punto della situazione del suo regno e ancora una volta, si tessero le lodi dei nuovi arrivati.
Ma si sa, la storia tende a ripetersi, per cui questo se ne andò poco dopo, con grosso disprezzo del principe.
Da molto però si vociferava che il castello del re necessitasse un nuovo cambiamento per essere più ospitale agli occhi degli esterni.
Le truppe oro e la manovalanza a loro associata, venne promossa nelle stanze migliori del castello.
Le truppe argento e il manovale misto, ora tornato a loro uso esclusivo perché non più utile ai piani di conquista del principe, vennero letteralmente messi nelle soffitte del castello, in modo che non potessero essere viste da occhi indiscreti.
Le truppe argento però non si demoralizzarono mai, pur relegati negli alloggi meno ospitali. Però decisero, per lo meno buona parte di loro, non aver più molti rapporti di fratellanza con le truppe oro e col principe regnante che, di fatto, li aveva trattati come spazzatura.
Passò un po' di tempo e si notò che dei tre nuovi manovali solo uno era valido, decretando addirittura che uno dei tre non era portato al ruolo. Per cui cosa si decise? di dimetterlo dal suo lavoro per le armate oro e relegarlo nelle soffitte per aiutare le armate argento.
L'ex manovale misto, fu contento da una parte, in quanto finalmente poteva avere un aiuto, ma scontento dall'altra in quanto gli fu offerto sulla carta uno scarto.
Ci furono infatti delle prime difficoltà, in quanto il manovale non era pratico e sembrava faticare fin troppo.
Però bisogna anche sottolineare che bisogna dare del tempo e infatti, un po' alla volta, questo iniziò a muovere i primi passi nella giusta direzione.
Dei restanti due manovali, venne confermato solo il più giovane in quanto, il migliore dei tre sulla carta, venne trovato inadatto nel ruolo e spedito fuori dal regno dall'ex manovale mulo, ora leader indiscusso e non ancora sazio della sua innegabile ambizione.
Purtroppo i manovali spesso non lo riconoscono come il leader che vorrebbe essere, ma semplicemente ad una persona che farebbe di tutto per salire rapidamente nei ranghi.
Ma escludendo questo fatto, arrivò quindi l'ultimo periodo dell'anno, storicamente quello dove il regnante decreta la novità imprescindibile.
Venne deciso che il ruolo di manovale, che spesso dava proponeva idee chiare e precise alle truppe per conquistare i regni, oltre a quello di forgiare le attrezzature di conquista, doveva cambiare.
Infatti erano le armate a decidere come affrontare le battaglie, dovevano erigere piani in autonomia e dovevano chiedere semplicemente un parere senza scendere troppo nei dettagli. Chiaramente c'è chi a questa assurdità si ribellò, sottolineando che spesso le armate sono ottuse e non hanno una visione completa delle possibili trappole in cui andrebbero ad incappare.
Il regnante però, dall'alto della sua infinita esperienza non volle ascoltare e continuò per la sua strada.
C'è anche da dire che le armate argento, si misero d'accordo in gran segreto col manovale ribelle, decretando di seguire sulla carta i piani del regnante, ma continuando a chiedere e descrivere strategie al manovale.
L'anno si concluse con la decisione di fare un banchetto per festeggiare l'anno della qualità.
Molti sudditi non videro di buon occhio questo banchetto, specialmente tra le armate argento e alcuni manovali, in quanto sembrava solo una lode alle perfette, sulla carta, armate oro e al loro principe piuttosto che una festa per tutto il regno.
Fatto sta che praticamente tutti, forzati un po' dal re, si presentato al lauto banchetto.
Un banchetto che, a conti fatti, fu l'emblema della qualità, dove il regnante ancora una volta tesse principalmente le lodi del suo principe, senza dare troppa importanza al reale lavoro svolto e a chi effettivamente si era destreggiato per far spendere ancora una volta il regno, valutando tutto a fronte delle quantità di oro che è entrata nelle casse del castello.
Come proseguirà la storia? verrà decretata una nuova parola chiave per l'anno di grazia MMXVIII? Ci saranno nuove reclute? ci saranno nuovi abbandoni?
Probabilmente un membro delle armate auree, detto il lupo solitario, che si vede raramente nel regno, prima o poi mollerà il colpo, stanco delle continue follie dell'imperatore.
Staremo a vedere.....
See you next
mercoledì 6 dicembre 2017
More Punisher, Please!!!
E dopo la discussione su Justice League dello scorso episodio, dedichiamoci alla concorrenza.
Parliamo della serie The Punisher, prodotta da Netflix e sbarcata in tutto il mondo il 17 novembre 2017.
Chi mi conosce sa bene quanto hype avessi per questa serie e di quanto abbia apprezzato l'interpretazione di Jon Bernthal nel ruolo di Frank Castle.
Partiamo dalla trama. Il tutto inizia qualche tempo gli eventi di Daredevil. Frank dopo aver sistemato alcune faccende rimaste in sospeso, si fa credere morto e cerca di ricominciare la sua vita come muratore, sotto la falsa identità di Pete Castiglione.
Però, come succede spesso accade, il passato torna a bussare.
Frank viene quindi contattato dal misterioso Micro che vuole l'aiuto dell'ex marine per far venire a galla una cospirazione che va ben oltre il mondo criminale di New York City.
Senza scendere ulteriormente nelle trama, veniamo alle mie considerazioni.
La serie è composta da 13 episodi da 50 minuti circa. Il problema di base, come ormai quasi tutte le serie Netflix, è che si dilunga troppo il brodo. Non nascondiamoci dietro un dito, cosa mi sarei aspettato da The Punisher? ma ovviamente di vedere il personaggio degli episodi di Daredevil. Vedere azione, combattimenti e a volte brutalità.
Purtroppo questo non accade, o meglio, solo in una seconda parte. Tutta la vicenda ruota solo parzialmente attorno alla figure di Frank e Micro, concentrandosi più su altri fronti.
Molto spesso, secondo me, ci si concentra molto di più sui personaggi secondari e su un certo filone di trama che pervade praticamente tutta la serie.
Il che non è sbagliato chiaramente, perché molti personaggi coprotagonisti sono ben delineati dal loro background e dalle loro azioni, però secondo me si dovevano comprimere certe scene.
Adesso sarò io però The Punisher è storicamente una serie fumettistica d'azione, spesso sfrenata. Chiaramente dipende sempre da chi scrive, però raramente ci si concentra su infiniti dialoghi e dettaglio dei coprotagonisti.
Ripeto, non è sbagliato, ma mi sarei aspettato molto più dinamismo. Io salvo sempre a priori il primo episodio, perchè ovviamente è l'inizio della storia e Netflix tende sempre a prendersi i suoi tempi nel raccontare il tutto. Però, dei 50 minuti potevamo scendere a 40 tranquillamente.
Ho apprezzato molto la frase sul finale di puntata "Bentornato Frank", citazione al ciclo omonimo di rilancio del personaggio a opera del duo Ennis/Dillon.
Sicuramente non avrei voluto la riproposizione di quel ciclo (a volte troppo) folle, però la citazione era molto azzeccata.
Una cosa che non ho capito troppo è il perché si nominino anche i membri della famiglia Gnucci, i principali villain di quel ciclo, ma poi vengano messi da parte.
C'erano forse idee diverse nel sviluppare il telefilm?
Per quanto il primo episodio si prenda i suoi tempi, mette in chiaro subito la psicologia di Frank, un uomo distrutto dai fatti che gli hanno rovinato la vita e continuamente turbato dagli incubi. E questo va benissimo, perché fa immedesimare maggiormente lo spettatore sulle ragioni che hanno portato alla genesi del Punisher.
Molto interessante anche lo spunto riflessivo della sotto trama principale che fa capire, da più punti di vista, quali possano essere i risvolti psicologi dei soldati al ritorno dalle missioni di guerra.
Il tutto però è troppo dilungato, si poteva arrivare al fulcro di tutto in maniera più concisa.
Per carità, non si arriva certo ai livelli di noia permeati in Luke Cage o Iron Fist, però manca ritmo.
Fatta questa premessa, spendiamo due parole sui protagonisti.
David Lieberman / Micro (Ebon Moss-Bachrach)
Spalla storica di Frank dalla seconda metà degli anni '80 è sicuramente una delle poche figure ricorrenti tra la schiere dei "buoni".
In questa versione è un espertissimo Hacker e analista dell'NSA che ha scoperto troppo. Per una serie di eventi, si fa credere morto e contatta Frank, l'unica persona che potrebbe aiutarlo a vendicarsi del torto subito e fargli riabbracciare la famiglia.
Dinah Madani (Amber Rose Revah)
Un'agente dell'Homeland Security sulle tracce di Castle molto determinata ad arrestare il vigilante che non crede morto.
Billy Russo (Ben Barnes)
Sarò sincero, sono rimasto un po' spiazzato. Chi conosce tutto ciò che ruota attorno al Punitore sa bene chi è Billy e che ruolo abbia.
E anche qua, per quanto si sapessero già notizie in merito, il vero fulcro della storia avviene solo negli ultimi 3 episodi, personalmente i migliori della serie intera, sui quali ci torneremo dopo nelle fasi di spoiler.
Sarah Lieberman (Jaime Ray Newman)
La moglie di Micro, per una serie di eventi diventerà amica di Frank. Sicuramente ha un peso importante nella storia se guardiamo nel complesso di tutta la famiglia e il suo ruolo di unico genitore che cerca di crescere nel miglior modo possibile i figli, specialmente il maggiore, il più turbato dalla perdita del padre.
Frank Castle/Punisher (Jon Bernthal)
Ultimo, ma non meno importante, il protagonista. Ancora una volta, specialmente negli ultimi episodi, si vede quanto si sia impegnato e sia adatto nel ruolo del vigilante Marvel.
Peccato, come già detto, che lo si veda poco in azione. La serie si concentra più nel farci conoscere i due lati di Frank, da un lato il marine dedito alla patria e ai compagni di armi e dall'altra marito amorevole nei confronti di Maria.
Nel corso della storia vedremo anche altri protagonisti come la bella Karen Paige (Deborah Ann Woll)
e l'ex marine Curtis Hoyle (Jason R. Moore).
Ci sarà poi un altro personaggio cardine di una sottotrama, ma eviterei lo spoiler.
Nel vedere le puntate della serie ho notato una cosa un po' particolare ma qui passiamo alla parte
<SPOILER>
Inutile negarlo gli autori sono appassionati di videogiochi.
Dai siamo onesti, l'episodio 5 e le sue inquadrature in soggettiva, sono un chiaro riferimento agli FPS alla Call Of Duty.
Mentre nell'episodio 7 abbiamo un'azione mirata allo stealth seguendo le "orme" dei classici del genere, Splinter Cell in primis.
Per poi non parlare di Billy Russo che nasconde una lama celata nella manica, come in Assassin's Creed.
</SPOILER>
Spendiamo due parole sullo svolgimento degli episodi.
Come già accennato, si tende troppo ad allungare il tutto. Secondo me l'errore principale è stato quello di aprire molte sotto trame a volte allontanandosi dal vero protagonista. In un modo o nell'altro tutto alla fine ruoterà attorno alla figura di Frank però spesso in maniera marginale.
Torniamo allo
<SPOILER>
Partiamo dalla sottotrama legata a Lewis Wilson (Daniel Webber).
Nel corso degli episodi si vedrà salire il disturbo post traumatico da stress, che da semplice problema nel riadattarsi alla vita quotidiana, si trasforma rapidamente in follia, fino al tragico epilogo visto nell'episodio 11.
Il problema secondo me è dato dal fatto che Wilson non è legato in alcun modo alla figura di Frank, ma è semplicemente uno dei membri delle sedute di terapia per reduci tenute da Curtis Hoyle.
Secondo me se fosse stato uno dei membri della pattuglia di Frank, magari facendolo vedere nei flashback, avrebbe dato maggior empatia al personaggio.
Altra cosa è la storia legata al figlio di Micro.
Si nota, nel corso degli episodi, il suo disagio e una rabbia crescente per la mancanza del padre, che lo fanno diventare un bullo.
Peccato che questa cosa sia solo accennata. Secondo me non sarebbe stato sbagliato vedere qualche scena del ragazzo a scuola, dove i compagni non lo ben vedevano per i fatti legati al padre, che lo portano sulla brutta strada.
Molto bella la scena dove è Frank, seppur in modo brutale, a fargli confessare questo disagio.
Il tutto però si conclude forse in maniera affrettata quando la famiglia scopre che David è ancora vivo.
</SPOILER>
Mi è piaciuta molto l'idea che sta alla base dell'episodio 11, dove la storia viene raccontata a pezzi dal punto di vista di molti personaggi.
Fortunatamente non si tende a raccontare sempre e solo lo stesso lasso di tempo, come accade in altri film simili come Prospettive di un delitto (Vantage Point).
Qui vediamo alcune scene dello stesso evento, ma poi ci si focalizza sul proseguire la storia semplicemente da "binari" diversi.
Senza dubbio gli episodi migliori restano gli ultimi e in particolar modo quello finale con lo scontro che chiude la stagione, mettendo le possibili basi per dei seguiti.
Ma ancora una volta
<SPOILER>
Chiaramente faccio riferimento al combattimento tra Frank e Billy al luna-park dove sono morti i famigliari del Punisher.
Senza dubbio ho adorato la scena clou dove Frank si accanisce sulla faccia di Billy contro lo specchio, in qualche modo doppio riferimento fumettistico.
Da una parte il soprannome di Billy prima di diventare Mosaico, ovvero "il bello" per via del suo bell'aspetto. L'accanirsi sullo specchio l'ho visto come la metafora del distruggere la sua bellezza nello strumento usato per eccellenza per ammirarla.
Dall'altra è il riferimento alla storia vista in Year One dove Frank sfonda una vetrata con la faccia di Billy.
Sicuramente Mosaico tornerà, sperando che non lo chiamino Puzzle come nel doppiaggio del film Punisher - Zona di Guerra del 2008.
Ultima nota sul finale, onestamente vedere Frank prendere parte alle sedute di terapia non mi è piaciuto, perchè sembrava volesse dire il suo ritiro da vigilante.
</SPOILER>
Prima di tirare le somme, una piccola nota sul doppiaggio e sui dialoghi. Ma possibile porca troia, che per identificare il Punisher devi sempre farlo precedere dall'articolo The?
Ci sono alcuni dialoghi che mi hanno fatto raggelare il sangue, tipo questo.
"....stai dicendo che il The Punisher è vivo?"
Ma perchè? non suonava meglio senza il The?
"....stai dicendo che il Punisher è vivo?"
Vabbè piccola digressione a parte, arriviamo alla conclusione.
The Punisher è una serie da cui mi sarei aspettato qualcosa di più. Sicuramente più azione e più Punisher nel vero senso della parola, che si vede solo nel finale. I 13 episodi sono spesso lunghi e allungano inutilmente la storia che poteva essere compressa in una decina al massimo.
Belli gli spunti di riflessione sulle sotto trame principali, ma potevano essere gestiti in maniera decisamente migliore.
Molto bella anche la video sigla dove si vedono armi di vario genere che un po' alla volta formano il teschio simbolo per eccellenza del vigilante.
Insomma bene, perché meglio di altre serie Marvel/Netflix, ma non benissimo perché si poteva fare di più.
See you next
mercoledì 29 novembre 2017
Justice League, la rinascita del DCEU?
Bentornati. Oggi dedichiamoci al cinema ed ad un altro dei film abbastanza attesi dai fan. Parliamo di Justice League, un film 2017 diretto da Zack Snyder e scritto da Chris Terrio e Joss Whedon, a partire da un soggetto degli stessi Terrio e Snyder.
Forse ricorderete quanto abbia criticato aspramente sia Batman V Superman e il suo prequel Man of Steel, ma in qualche modo abbia dato una sufficienza tirata a Suicide Squad.
Diciamocela tutta, il DC Extended Universe, o quella roba li, non mi ha convinto per niente. Tanto che quando uscì il film su Wonder Woman, lo scartai bellamente.
Ma quindi perché andare a vedere Justice Legue, viste le premesse? semplice, per la netta divisione mediatica che ha scatenato. Chi lo odia, chi lo salva, anche se con i suoi difetti. Per cui ero curioso di capire da che parte avrei potuto schierarmi.
E.... andiamo con ordine.
Il film inizia pochi mesi dopo la scomparsa di Superman. Il mondo è in lutto per aver perso il suo faro di speranza. Però una nuova minaccia incombe e Batman e Wonder Woman, ormai alleati dopo le vicende viste in Batman V Superman, cercano di formare una squadra per fronteggiare il pericolo.
Quindi cercano, ovviamente, di reclutare i tizi visti nel già citato film, usando le informazioni dagli archivi di Lex Luthor.
Senza scendere troppo nella trama, veniamo alle mie considerazioni.
Diciamo che nella prima ora, più o meno, ci si concentrerà nell'arruolamento della League, cercando di dare un minimo di caratterizzazione alle new entry.
Ma vediamo di conoscerli meglio:
Arthur Curry/Aquaman (Jason Momoa)
Decisamente più grosso e possente rispetto alla canonica versione fumettistica. Di lui si sa poco, sappiamo che è considerato una specie di divinità in un villaggio sperduto dove porta pesce per sfamare la popolazione.
Sappiamo che parla coi pesci.... no scherzo, ma è una cosa per cui Bruce Wayne lo percula un paio di volte.
Effettivamente però non viene spiegato che tipo di poteri possieda, come non viene spiegato il suo status quo all'interno di Atlantide. Nel corso della pellicola si vede un altro personaggio fondamentale nelle storie di Aquaman ma, sicuramente, solo gli "addetti al settore" l'hanno riconosciuta.
Detta francamente ricorda molto il Thor "prima serie" del Marvel Cinematic Universe, spacconte e un po' troppo pieno di se.
Barry Allen/Flash (Ezra Miller)
Che dire? quello in JL non è Barry Allen. Ma per niente. Non ci siamo. Sarò troppo fan del personaggio però non puoi far diventare il velocista scarlatto un bimbominkia abbastanza stupido. Capisco che Snyder abbia voluto creare un Barry a inizio carriera abbastanza infantile, al fine di farlo diventare "la macchietta comica", scimmiottando il Peter Parker di Spider-Man Homecoming.
Peccato che le battute di Barry siano abbastanza scialbe e non abbia il carisma di Peter che, storicamente, fa battute per darsi coraggio e per distrarre il nemico.
Flash non ce la fa, rendendosi ridicolo sia nelle scene di dialogo, sia nelle scene d'azione. Tra l'altro da quello che si intende dal film, i poteri li ha ottenuti in maniera diversa alle altre incarnazioni.
Victor Stone / Cyborg (Ray Fisher)
La sorpresa del film. Sinceramente nessuno aveva puntato sulla caratterizzazione del personaggio, visto che uno degli eroi nati negli anni '80 nel boom della fantascienza e rimasto forse un po' stantio.
E invece per tutta la pellicola vediamo un'evoluzione del personaggio, che parte dall'essere un po' il mostro di Frankenstein fino a diventare da una parte l'arma vivente e dall'altra l'hacker informatico che ormai è diventato fondamentale per le squadre moderne.
Per Cyborg ci sta essere un principiante. In fin dei conti Victor è appena "rinato" sotto forma cibernetica e nel corso della pellicola inizia a comprendere le sue capacità.
E gli altri membri della squadra?
Bruce Wayne/Batman (Ben Affleck)
L'altra grossa delusione del film. Snyder questa volta non ha toppato nelle azioni del Cavaliere Oscuro, ma nella caratterizzazione del personaggio.
Purtroppo è un personaggio vuoto, che ha perso tutta la fiducia nei suoi mezzi da quando il suo amichetto Superman è morto. Capisco che sia conscio della sua umanità e dell'errore commesso però, cazzo, è il miglior detective del mondo, un uomo che ha superato i suoi limiti e potrebbe tenere testa a chiunque. E qui? svuotato, poco carismatico, quasi un personaggio di contorno. Capisco che non possa essere il leader della League viste le premesse e visto il ruolo di Wonder Woman, però non ci siamo. Tra l'altro quando la League inizia ad affrontare la minaccia, è inutile alla squadra, non sa come muoversi e viene messo praticamente in disparte.
Diana Prince/Wonder Woman (Gal Gadot)
Come dicevo all'inizio, ho saltato a pie pari il film stand alone sulla signorina. E in alcuni punti si fanno dei richiami alla pellicola. Però valutiamo l'amazzone nel film della League. E' senza dubbio è il personaggio più carismatico del gruppo, quella che infonde sicurezza e unione alla squadra. Quello che Batman non fa, insomma. Ma Diana ha decisamente più fascino di Bruce, è inutile negarlo. Scherzi a parte, Wonder Woman è il vero collante che riesce a tenere unita l'appena nata League. Senza lei probabilmente non sarebbero andati da nessuna parte.
Veniamo al film. Sicuramente è un film dai toni più allegri rispetto alle altre pellicole del DCEU, e sicuramente è moooooolto meno pesante di Batman V Superman. E onestamente è una cosa che ho apprezzato tantissimo. Sarò io, ma la regia di Snyder è pesante, per lo meno in buona parte dei film che ho visto. La mano di Whedon si sente, è inutile negarlo.
Una cosa che hanno notato in molti è il richiamo o meglio, la copia, nella base della storia e di alcune scene, di altre pellicole.
Ma qui ovviamente
<SPOILER>
Ovviamente faccio riferimento al racconto della genesi di Steppenwolf e delle scatole madri, che è palesemente copiato da "il Signore degli Anelli", dove sono le tre scatole madri ad essere divise tra le razze invece che gli anelli.
Anche lo scontro ricorda molto quelli visti nei film di Peter Jackson.
I problemi, come al solito, toccano i villain. Per quanto mi riguarda Steppenwolf sia un cattivo più funzionale dell'Incantatrice. Però effettivamente manca la sensazione di minaccia.
Si, sappiamo che se riuscirà a recuperare le tre scatole madri potrebbe scatenare l'apocalisse, però questa cosa non la si fa notare troppo allo spettatore.
Cioè, capiamoci, ogni volta che il cattivo appare da un tunnel/fascio di luce come nei ponti visti in Thor, riesce senza troppi intoppi a rubarne una.
E gli eroi: "dannazione, ne ha presa un'altra", ma senza fare un cazzo di concreto.
Onestamente avrei preferito qualche scena dove la League combatteva aspramente per poi farsi sottrarre la scatola.
</SPOILER>
Una cosa che ho apprezzato è che tolte le logiche diffidenze della squadra all'inizio reclutamento, ci sia subito una maggior intesa tra i membri.
Negli Avengers invece questa cosa si vede solo in un secondo momento e solo durante la battaglia. Il team Marvel era meno votato al lavoro di squadra e più al combattere in solitaria.
Nella JL invece si capisce fin da subito che solo l'unione poteva fare la forza per affrontare il nemico. Secondo me se avessero sviluppato in maniera un pochino più marcata questa situazione, unendola ad una maggior sensazione di pericolo, avrebbe fatto guadagnare più punti alla pellicola.
Ci sono cose che mi hanno fatto ridere un sacco, perché ho fatto dei viaggi mentali, mentre altre che ho sopportato poco.
Partiamo dalle prime. Mi riferisco ad Aquaman e al suo "essere modello da pubblicità di profumi". Dai chi di voi vedendo queste scene, non ha pensato a questo?
La cosa che ho digerito meno invece è Flash. Lasciando perdere il fatto che il costume faccia schifo, è il cambio radicale del personaggio che non ho digerito. Storicamente è uno scienziato che lavora per la polizia. Qui diventa un bimbominkia squattrinato che vive in uno scantinato pieno di diavolerie tecnologiche come un hacker. Ma, escludendo questo, è anche un pirla nell'usare i suoi stessi poteri, dove inciampa due volte su tre combinando poco e niente.
Di Batman invece pur tollerando poco il suo passaggio da leader che tenta la creazione della squadra a banale comparsa, è il costume che è sbagliato. Sarà un errore di regia o meno, ma si vede troppo che è una tuta di gomma più che una vera e propria corazza.
Sarà quello che volete ma anche i peggiori Batman,
quelli di Joel Schumacher, non erano così plasticosi, o comunque si notava meno, perché forse eravamo distratti dai capezzoli.
Le battaglie sono abbastanza ben gestite, durano e il giusto e non vengono chiuse troppo rapidamente, come succede in altre pellicole del genere.
Una cosa che effettivamente stona è
<SPOILER>
Superman, ma non tanto per la sua interpretazione, perchè questa volta Henry Cavill mi ha convinto non solo nell'aspetto fisico, ma perchè si nota troppo che senza l'azzurrone la League avrebbe perso senza alcuna via di scampo.
Superman quindi sbilancia troppo gli equilibri del gruppo.
Capisco che sia il personaggio più potente, però al suo arrivo, escludendo Cyborg, gli altri avrebbero potuto prendersi tranquillamente un spritz e guardare l'evolversi della situazione.
Questa cosa negli Avengers non succedeva e per quanto Hulk e Thor fossero più potenti del resto del team, ogni membro faceva la sua parte.
</SPOILER>
Ultima considerazione sugli effetti speciali, direi niente di eccezionale. Ben gestiti in Cyborg male su tante altre cose.
Veniamo quindi alle conclusioni. Justice League è un film brutto? personalmente no. Sarà che sono rimasto scottato dall'ignobile Thor: Ragnarok e sicuramente avevo zero aspettative visti i precedenti film del DCEU, però questo film mi ha divertito. Ha dei difetti? sicuramente si. Principalmente relativi a Batman e Flash, gestiti in maniera indegna.
Poteva essere fatto meglio? sicuramente si. Magari mettendo maggior pathos nella minaccia che fa da cardine al film.
Ho speranze nei prossimi film? onestamente no. Ci sono troppe idee confuse su che strada intraprendere. Penso ai prossimi film, The Batman e Flashpoint.
Un giorno abbiamo l'abbandono di Ben Affleck nel ruolo del protagonista, il giorno dopo smentisce.
Per quanto riguarda le notizie in Flashpoint invece si parla addirittura della possibilità di essere un vero e proprio reboot dell'universo cinematografico appena nato.
Boh, non saprei. Sicuramente questi due film mi invogliano sempre meno. Anche JL avrebbe fatto la stessa ma si sa, alla curiosità non si comanda...
P.S.: due scene dopo i titoli, una più fan service come quella durante la pellicola, e una più corposa nel finale.
See you next
domenica 19 novembre 2017
E buonanotte. Storia del ragazzo senza sonno
Bentornati. Oggi cambiamo argomento e cerchiamo di esplorare un territorio parzialmente inedito per questo blog.
Questa volta vi darò le mie impressioni su un libro. Il libro in questione è "E buonanotte. Storia del ragazzo senza sonno", scritto da Daniele Doesn't Matter,
noto volto di Youtube Italia che seguo e apprezzo da anni per i suoi video e che ho avuto anche il piacere di conoscere prima della conferenza a Padova.
Chiaramente la lettura del libro parte dalla mia innata curiosità, ma questo ormai è la base del 99% dei miei post.
Ma veniamo al dunque, partendo dalla base della storia.
La vicenda racconta alcune settimane della vita di Luca un ragazzo 26 enne che vive a Milano e si trasferisce per le vacanze estive nella casa del padre, dove riesce a risolvere uno dei problemi che più lo affliggono da sempre. La "perdita di tempo" nel dormire.
Ma forse, piuttosto che vi racconti io, perché non usiamo il trailer del libro?
Veniamo alle mie considerazioni, cercando di evitare spoiler perché il racconto va goduto appieno senza anticipazioni di sorta.
La storia è molto semplice e non ci sono particolari colpi di scena. In fin dei conti vengono raccontate alcune settimane della vita del protagonista e del suo particolare caso.
Però, per quanto la storia sia lineare nel suo racconto, è estremamente coinvolgente nello svolgimento. Hai un'impostazione oserei dire cinematografica, infatti alcuni fatti raccontati mi hanno ricordato alcune pellicole viste, sulle quale ci torneremo in seguito.
Questo cosa dimostra? Beh, semplice. Non è importante la storia che racconti, ma come la racconti. Molto spesso mi sono trovato coinvolto dalla lettura e volevo sapere come andava a finire.
Daniele, nel raccontare la storia di Luca, non si sofferma troppo sugli aspetti fisici dei personaggi, come spesso si fa, ma si concentra sul racconto e sul suo svolgimento. Ci sono solo due casi in cui viene fatta una dettagliata descrizione. E questa cosa mi ha fatto sorridere, perché analizzando le due descrizioni, si nota un particolare in comune.
Infatti le due persone analizzate sono entrambe ragazze ed entrambe hanno degli occhi verdi. Che a Daniele piacciano le ragazze con gli occhi verdi smeraldo?
Ma è un male non aver descritto dettagliatamente i vari personaggi? secondo me no. A mio modo di vedere i personaggi protagonisti sono tutti ben definiti dalle loro azioni e dalle loro interazioni, per cui non è importante conoscere dettagliatamente il loro aspetto. Anzi in alcuni casi è meglio, perché secondo me l'idea è quella di idealizzare i personaggi rapportandoli a persone reali che il lettore conosce o con cui ha avuto modo di interagire.
Invece per le due ragazze con gli occhi verdi secondo me Daniele aveva chiaramente in mente a chi associarle, probabilmente sono persone a lui in qualche modo vicine che ha voluto "condividere" con noi lettori.
Come dicevamo all'inizio, tutto il libro è permeato di riferimenti o citazioni più o meno velate a film e serie televisive.
La prima che ho notato è la scena della ruota panoramica, dove Luca e Roberta salgono per avere una vista migliore e trovare una persona. Cosa mi ha ricordato?
Beh una scena simile a quella vista nell'episodio 9 della prima stagione di The O.C.
dove Ryan sale sulla ruota per parlare con Marissa. E perché me l'ha ricordata? beh perché sia Ryan che Luca soffrono di vertigini.
Però diciamo che le citazioni più evidenti sono nella macro trama della storia ma qui
<SPOILER>
Beh, siamo sinceri, le capacità sviluppate da Luca dopo aver bevuto l'infuso, ricordano chiaramente la trama di Limitless..
.
Ma non solo. Io infatti ho visto anche dei riferimenti a Phenomenon,
il film del 1996 con John Travolta, dove il protagonista dopo uno strano evento, diventa un "genio universale" e cerca sempre nuovi cosa da fare/imparare.
Analizzando bene tutta la storia, nel capitolo dove parenti e amici iniziano a raccontare una storia per addormentarlo, ho notato altri due riferimenti.
E' è il turno di Roberta, che narra la storia del ragazzo con le capacità di riavvolgere il tempo.
Cosa mi ha ricordato? beh, ovviamente da videogiocatore, ci ho visto un pizzico di Prince Of Persia,
ma anche un riferimento meno mainstream.
Infatti la particolare posizione dello stringere i pugni e il chiudere gli occhi del ragazzo della storia, mi ha ricordato tantissimo le scene viste nel film Questione di tempo,
pellicola che ho apprezzato tantissimo quando l'ho visto.
</SPOILER>
Tutti questi riferimenti/citazioni cosa rappresentano? Che anche Daniele ha una grande passione per il cinema, che ha riversato nel suo libro.
Una cosa che un po' mi ha "spiazzato" durante la lettura è stato il quarto capitolo. Perché? ma perché, per lo meno all'inizio, sembra essere un capitolo a se stante che non centra troppo con la storia.
Ma così non, e il tutto verrà spiegato e integrato quando si arriverà nel finale.
Un finale sicuramente non banale, che focalizza l'attenzione del lettore sulle interazioni di due personaggi, centellinate qua e la per tutto il romanzo... ma non voglio minimamente spoilerare nulla.
Tiriamo quindi le somme? Il libro va letto? A me è piaciuto perché, per quanto la storia sia semplice, è ben raccontata e molto coinvolgente. I personaggi, pur non essendo descritti in maniera precisa, sono tutti ben caratterizzati e ognuno ha il suo giusto spazio.
Il finale, oltre a concludere lo strano caso di Luca, può avere una seconda chiave di lettura.
See you next
venerdì 17 novembre 2017
L'ultima battaglia di Mazinga Z
Bentornati.
Dopo il lungo post della scorsa puntata, passiamo al cinema. Oggi vi
darò le mie impressioni su Mazinga Z Infinity, film 2017 diretto da
Junji Shimizu.
Il
film vuole essere una celebrazione del 45° anniversario della serie
Mazinger Z (3 dicembre 1972). La particolarità è che noi italiani
abbiamo potuto vederlo in anteprima rispetto al giappone. Infatti è
stato presentato, con la partecipazione dello stesso Gō
Nagai,
alla Festa del Cinema di Roma 2017 il 28 ottobre per poi approdare
nelle sale 3 giorni dopo, mentre in Giappone arriverà solo il 13
gennaio 2018.
Veniamo
alla trama. Sono passati 10 anni dalla sconfitta dell'Impero
Sotterraneo di Mikene, la Terra e tutti i suoi abitanti hanno
finalmente trovato la pace, grazie anche all'energia fotonica, una
fonte energetica pulita e praticamente infinita.
Chi
ha memoria storica ricoderà che l'impero di Mikene erano i nemici
principali di un'altra serie di Gō
Nagai,
ovvero il Great Mazinger (Grande Mazinga in Italia).
Ma chi conosce
questo fatto saprà anche che le due serie, Great Mazinger e Mazinger
Z , erano di fatto collegate e sequel l'una dell'altra.
E
questo Mazinga Z Infinity vuole essere un sequel di quelle serie,
annullando nuovamente la continuity con Grendizer (il nostro
Goldrake) prima,
e con Mazinkaiser dopo.
Spieghiamo
meglio questa cosa per i "non addetti ai lavori". Le tre
serie Mazinga Z, Grande Mazinga e Goldrake formano una "trilogia"
dove il punto di unione è la figura di Koji Kabuto.
Pilota
di Mazinger Z e protagonista nella serie omonima, coprotagonista
negli ultimi episodi del Great Mazinger per dare man forte a Tetsuya
Tsurugi, relegato a secondo piano in Grendizer, dove si limitava ad
usare il TFO o moduli supplettivi per il robot protagonista.
Questa
cosa, già all'epoca non andò troppo giù ai giapponesi per cui il
"terzo incomodo" non fu mai ben visto.
Noi
ovviamente questa continuità non l'abbiamo mai vista per due
ragioni. Prima di tutto abbiamo visto per primo proprio Goldrake e
secondo in ogni serie Koji aveva un "nome diverso". In
Goldrake molti lo ricorderanno come Alcor, In Mazinga Z come Rio e
solo nel Grande Mazinga col suo nome.
Nel
2001 c'è stata una prima "omissione di continuity",
infatti esce Mazinkaiser che parte esattamente dalla fine del Grande
Mazinga e ridà spicco a Koji che diventa pilota del nuovo "Mazin".
Per
cui questo Infinity "elimina" Mazinkaiser, per dare una
nuova continuity ai fatti.
Dopo
questo pippone infinito arriviamo al film.
Dicevamo
che siamo a 10 anni di distanza dalla fine delle battaglie del Great
Mazinger. I due piloti sono ritirati dai campi di battaglia e vivono
in pace. Koji
è diventato un ricercatore mentre Sayaka Yumi
è diventata
direttrice del centro di ricerca sull'energia atomica.
Tutto
partirà da una straordinaria scoperta e dall'apparizione di una
misteriosa ragazza.
Evitiamo
spoiler come al solito e andiamo alle mie considerazioni.
Questo
film è, in tutto e per tutto, un tributo a tutte le opere
"Mazinghiane" che sono apparse nel corso del tempo.
Ci
sono riferimenti alle due serie "classiche" e a God
Mazinger.
Il
film però non è solo questo. Vuole, in qualche modo, portare ad una
conclusione le avventure di Koji, ed evolvere il personaggio dal
punto di vista caratteriale.
In
qualche modo l'evoluzione caratteriale vuole essere una metafora
della vita.
Oltre
all'evoluzione del personaggio, ci saranno però anche lampanti
riferimenti ad altre serie robotiche, ma su questo ci torneremo dopo
in un'apposita zona spoiler.
Dal
punto di vista grafico ci sono due stili diversi. I mecha e le
battaglie sono fatte in cell shading, mentre le scene coi personaggi
in tecnica più tradizionale.
La
cosa che personalmente mi ha fatto storcere un po' il naso è
proprio il design di Mazinga Z, dove si vedono troppo le piastre che
compongono il robot. Sicuramente è una cosa più realistica, però
avrei preferito un design più "classico" come in Mazinger
Edition Z: The Impact!
Escludendo
questa mia preferenza estetica, però la pellicola scorre bene,
magari è un pochino più lentina nella prima parte, però i
combattimenti pur essendo molto frenetici sono estremamente curati e
la storia, forse banalotta, è ben sviluppata.
Insieme
ai già citati Koji e Sayaka, ci sarà il ritorno di tutti i
personaggi più famosi della storia, sia tra le fila dei buoni ma
anche, ovviamente, tra i cattivi.
Rivedremo
quindi il trio Boss Nuke e Mucha,
Shiro Kabuto,
e ovviamente anche
Testuya
e Jun
dal Grande Mazinga.
Tra
i cattivi non potevano mancare il Barone Ashura,
il Conte Blocken,
e
il Dottor Hell
e una carrellata dei più iconici mostri meccanici
della serie.
Oltre
ai due schieramenti ci saranno anche momenti più di fan service.
Faccio ovviamente riferimento alle Mazin-Girls
e le loro procaci
forme.
Prima
di passare alla parte spoiler, una piccola nota sul doppiaggio. La
strada scelta è una cosa a metà. Fortunatamente i nomi dei
personaggi sono quelli originali ma i colpi e le armi sono fedeli
allo storico doppiaggio italiano. E' un bene? un male? non saprei, mi
sarebbe piaciuto un doppiaggio totalmente fedele, ma posso capire che
i nomi delle armi in italiano abbiano il loro fascino.
Passiamo
quindi ad una parte totalmente spoiler, per cui avvisati.
Allora
partiamo dai riferimenti ad altre opere.
Prima
di tutto Lisa,
l'androide dotato di emozioni, che ricorda molto la
Rei Ayanami
di Neon Genesis Evangelion, anche se solo a livello
estetico e non caratteriale essendo le due agli antipodi.
Da
Evangelion si riprende anche l'idea nella battaglia finale del film.
Infatti quando Koji e Lisa vengono assorbiti dal "Goragon"
si creerà prima una sorta di "mondo neutrale" per poi
mostrare un "futuro alternativo", dove Lisa è la figlia di
Koji e Sayaka.
Chiaramente
è un evidente riferimento agli episodi conclusivi, e fin troppo
discussi, delle avventure di Shinji dove, una volta sconfitti gli
Angeli, il protagonista ragiona sul suo cammino e valuta alcuni
possibili futuri alternativi dove sarebbe stato più felice.
Un
altro riferimento sono i robot "simil Mazinga",
quelli
pilotati anche da Shiro, che ricordano molto il Patlabor Alphonse
e
il loro utilizzo non sempre bellico.
La
cosa che ho apprezzato di più di questo film è l'evoluzione di Koji
che passa da essere il ragazzo scanzonato e coraggioso conosciuto
nella serie originale fino a diventare un uomo che abbandonerà le
battaglie e gli scontri per una vita più normale a fianco di Asuka,
seguendo la strada già intrapresa dall'amico Testuya.
Personalmente
da fan è un bel film, specialmente per l'evoluzione del
protagonista, ma forse manca un po' di ritmo nella prima parte.
Va
quindi visto? Sicuramente si, se fan del robot simbolo dell'era Gō
Nagai,
per le nuove generazioni, che invece non ne conoscono il mito, forse
a poco senso essendo una vera e propria conclusione delle avventure
di Koji e Testuya.
See
you next