PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE IL 17/11/2014
Concluso il papiro sui giochi sportivi, torniamo alle classiche recensioni, in particolar modo su un brand di cui vi ho già parlato qualche tempo fa, Castlevania.
Oggi punteremo il dito su quella che può essere definita la terza era del brand o, più semplicemente, un reboot della storia.
Parleremo quindi del secondo, in ordine cronologico di uscita, capitolo del ciclo Lords of Shadow, ovvero Mirror of Fate uscito per Nintendo 3DS nel marzo del 2013.
A inizio storia conosceremo Gabriel Belmond, un cacciatore di vampiri facente parte della confraternita della luce, che deciderà di addentrarsi nel maniero del signore oscuro.
Gabriel, da quel giorno però non fece più ritorno dalla sua famiglia.
Passano gli anni e conosceremo la storia dei successori della famiglia Belmond, in particolar modo di Simon. Da qui inizierà il gioco vero e proprio dove, armati della fedele frusta, partiremo all'assalto del castello di Dracula, principalmente per vendetta.
Come al solito è inutile spoilerare oltre la trama, è meglio che ve la godiate giocando al titolo.
Passiamo quindi all'analisi del gioco vero e proprio. Mirror of Fate si discosta dai precedenti capitoli di Castlevania per console portatili principalmente per due motivi. Il primo è l'abbandono, parziale, delle due dimensioni. Perchè parziale? Beh semplice. I personaggi e gli ambienti sono sì in grafica poligonale, anche abbastanza curata, però i movimenti dei nostri eroi sono sempre e solo su un piano orizzontale.
Non vi nego che alcune zone del castello invogliono ad entrare nei cunicoli e nelle porte che si vedono sullo sfondo, ma purtroppo non si può.
La seconda rivoluzione è nel cambio del gameplay. Non saprei come spiegarvelo, ma tante volte piuttosto che giocare ad un Castlevania sembrava di essere in God of War.
Ma cerchiamo di essere più precisi: quando vi ho parlato di Portait of Ruin vi dissi che i personaggi aumentano di livello diventando più forti, proprio come nei classici RPG. Succede anche in Mirror of Fate solo che non aumenta la barra della vita o della magia, visto che va guadagnata tramite appositi scrigni sparsi per il gioco, ma aumentano le statistiche e le mose da eseguire con la frusta. In pratica più si va avanti nel gioco maggiore sarà il numero di colpi combo da inanellare durante lo scontro.
Parlando sempre del confronto "generazionale" del brand, questo Mirror of Fate perde uno dei fattori che più apprezzai nella seconda generazione, gli equippaggiamenti.
In Portait of Ruin, se ricordate bene, vi parlai del grande numero di equipaggiamenti che potevano avere i due eroi. Stivali, armature, elmi, bracciali e perfino il cambio dell'arma principale. In Mirror of Fate questo viene molto ridimensionato, passando quasi in secondo piano. I veri potenziamenti sono quelli che verranno sbloccati uccidendo i vari boss, che serviranno per rendere accessibili nuove zone del castello.
Proprio questa feature, specialmente nella figura di Alucard, mi ha ricordato moltissimo il personaggio di Raziel di Soul Reaver.
Chi ha giocato al titolo rimembrerà che mano a mano che il nostro vampiro/spettro uccideva i suoi "fratelli" di clan ne acquisiva i poteri. Ecco, Alucard fa lo stesso, ottenendo abilità che vanno dell'arrampicarsi su certe pareti, all'attraversare alcune porte, al volo in planata.
Come in passato viaggeremo sempre all'interno di un unico livello suddiviso a settori. Solamente che c'è una minor complessità della struttura e spesso si torna sui propri passi solamente per recuperare i vari tesori prima inacessibili, mentre in passato tornare indietro serviva anche ad accedere a nuovi settori per completare il gioco.
La difficoltà generale è abbastanza buona. I nemici, specialmente i boss, sono abbastanza duri da stendere. Durante gli scontri bisognerà anche eseguire dei quick time event che porteranno avanti la battaglia o la concluderanno. I combattimenti quindi diventano più dinamici e impegnativi da affrontare. Una cosa che mi è piaciuta, diciamo a metà, è la particolare gestione della battaglia. Normalmente i boss si affrontano dall'inizio alla fine, se si perde si ricomincia da capo. In Mirror of Fate lo scontro di solito si svolge nel seguente modo: prima parte, cambio di strategia del boss o quick time event, seconda parte, nuovo quick time, conclusione.
Diciamo che lo schema è sempre alternato tra la parte di battaglia e il cambio di strategia/quick time event. Tra un passo e l'altro di fatto viene salvata la partita. Per cui il nostro compito sarà principalmente arrivare almeno al passo successivo dello scontro. Forse è un po' questo "inizio da metà scontro" mi ha fatto un pochino storcere il naso però, onestamente, anche rifare scontri abbastanza duri mille e mille volte mi avrebbe fatto andare in bestia.
Durante gli scontri "normali" potremo eseguire quella che si può definire la "fatality" all'avversario. In alcuni anfratti i nemici diventaranno vulnerabili e, tramite una combinazione di tasti, vedremo una brevissima scena dove l'eroe di turno porrà fine all'esistenza del demone con cui staremo combattendo.
Un punto a favore del titolo è che tutte le mosse dei nostri eroi verranno spiegate la prima volta minuziosamente durante l'attivazione, e ricordate, se servisse, durante i successivi scontri. Le combo sbloccate col progredire dell'esperienza invece saranno presenti nella scheda del personaggio.
Ma continuamo a parlare di eroi, infatti in Mirror of Fate comanderemo tre personaggi distinti nel corso della storia. Ognuno di loro avrà un capitolo dedicato.
Partiremo da Simon Belmond, eroe storico della saga che, onestamente ricordavo biondo e non rosso. Guardando infatti le vecchie scatole, specialmente quella di Castlevania 2: Simon's Quest, appare dalla bionda chioma.
Oltre la tinta cambia anche l'aspetto generale. Infatti questo Simon sembra molto più possente e "vissuto", per via delle numerose cicatrici, rispetto alla sua vecchia incarnazione.
Nel secondo capitolo comanderemo il già citato Alucard, il figlio di Dracula.
Nel terzo invece impersoneremo Trevor Belmond, padre di Simon.
Devo essere sincero non ci sono grossissime differenze di gameplay tra i tre eroi, però Alucard è quello che mi ha colpito di più, ma forse perchè mi ricordava Raziel, personaggio che ho amato alla follia.
Che dire l'intreccio dei tre capitoli è interessante e la trama è ben scritta. Interessante la scelta di due stili grafici molto diversi tra le scene di gioco e quelle di storia. Nella prima verrà usata una grafica 3D realistica,
nelle seconde un cell shading più fumettoso.
Nota forse deludente lo scontro finale, molto più semplice da gestire di un boss qualsiasi.
In conclusione, un capitolo di Castlevania che si discosta abbastanza dalla seconda generazione proponendo un gameplay con un'impronta più action rispetto al passato. Buona la riscrittura della storia, con dei colpi di scena forse non troppo originali, anche per chi, come me, non conosce per intero la storia della famiglia Belmond.
Consigliato agli amanti degli action duri e puri e a chi vuole un titolo di Castlevania che diversifichi un po' il gameplay generale.
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