venerdì 18 dicembre 2020

Outsiders Comics 6: Empowered

 

Sesto appuntamento con gli Outsiders.

Oggi vi parlerò di una serie americana, abbastanza particolare.

Parliamo di Empowered, serie scritta e disegnata da Adam Warren e pubblicato dalla Dark Horse Comics che ha preso forma nel 2004.

Inizialmente si trattava di semplici jpeg di "damigelle in difficoltà" mandate alla "Empowered Mailing List",  per poi essere evoluta in brevi storie sviluppando la personalità di Empowered e dei vari comprimari della serie.

Ma di cosa stiamo parlando in concreto?

Empowered

 

 

della quale solo in un secondo momento scopriremo il vero nome, è una ragazza che lavora come supereroe.

Però la ragazza è un po' lo zimbello della comunità super eroistica e in particolar modo del suo gruppo di affiliazione, i Superamici ("The SuperHomeys" nell'originale inglese). 


Questo perché la ragazza, in ogni missione, finisce costantemente legata e imbavagliata dal cattivo di turno. Infatti il suo costume, pur rendendola invincibile e donandole la superforza tende a strapparsi molto facilmente, facendole perdere rapidamente i poteri e lasciandola spesso mezza nuda.

 
Emp cadrà quindi nello sconforto più totale fintanto che non troverà l'amore in Duro ("Thugboy"),


un lacchè dei super cattivi ravveduto e nella profonda amicizia con Ninjette 



altra super cattiva che tornerà tra le file dei "buoni".

Empowered è una forte parodia al mondo super eroistico, mettendo in campo una protagonista che fa dell'insicurezza il suo punto focale, ma costruendo un gruppo di eroi e comprimari molto ben strutturati e gestiti.

Paradossalmente i Super amici, i buoni per definizione, si riveleranno essere dei veri stronzi, prendendo di mira l'insicura Emp.

Se inizialmente i primi volumi sono esclusivamente delle mini storie nate delle strisce su Internet che servivano più che altro a mostrare Emp mezza nuda, nel corso dei successivi volumi viene costruita una storia che scava su tutti i personaggi principali.

Molto divertente la parte delle "origin stories" dei super amici, e le rivelazioni sul costume rigenerante di Emp.

Pur non essendo un opera "Must Have" è sicuramente una divertente variante alla solite storie super eroistiche, anche per il disegno di Adam Ward che strizza molto l'occhio ai manga giapponesi.

C'è molto fan service, è inutile negarlo, però è un opera leggera e tutto sommato divertente.

In America, se non ho capito male, dopo 11 volumi in attivo la serie è ancora in corso, mentre noi ci siamo fermati al sesto volume ancora a inizio 2015 e probabilmente non vedremo altri.

Peccato perché le rivelazioni negli ultimi volumi erano interessanti e sarei stato curioso di vederne una fine.

See you next



venerdì 11 dicembre 2020

Outsiders Comics 5: Wingman


Quinta puntata degli Outsiders.

Oggi voglio raccontarvi di un altro manga che fece la comparsa sugli scaffali italiani tra il 2002 e il 2003 per un totale di 13 volumi.

Parliamo di Wingman, serie di Masakazu Katsura, serializzata in patria tra il 1983 e il 1985, per poi essere trasporta nell'omonimo anime tra l'84 e l'85, ma arrivata da noi nel 2006 e che io ricordo solo per la serializzazione in VHS e DVD che ho parziale.

La storia racconta le avventure di Kenta Hirono, un ragazzo che sogna di diventare un supereroe, tanto da crearsi un costume e un'identità segreta, Wingman per l'appunto.

Il suo sogno è talmente forte, coadiuvato da un profondo senso di giustizia, tale da intervenire addiruttura in classe col costume dell'eroe quando i compagni si addormentano durante la lezione, venendo osannato da questi ultimi.


 
La sua vita però cambierà quando letteralmente una ragazza gli cadrà tra le braccia.



Kenta porterà a casa la ragazza svenuta, e si accorgerà che aveva con se uno strano quaderno per gli appunti.

Il ragazzo non perderà tempo e disegnerà subito il costume di Wingman e la formula di trasformazione, CHAING (unione di Change e Wing).

Ripetendola inconsapevolmente ad alta voce, il ragazzo si troverà mutato nel eroe da lui stesso creato.

Ben presto si scoprirà che Aoi, questo il nome della ragazza, rivelerà essere la principessa  del regno dei sogni Botorem, e il blocco note dove Kenta aveva disegnato Wingman è in realtà un "dream note", un quaderno per gli appunti dotato del potere di realizzare qualsiasi desiderio vi sia disegnato.

Da li si dipaneranno le avventure di Kenta e Aoi, aiutati da Miku, amica di infanzia del ragazzo, per salvare il regno di Botorem.


Wingman è senza dubbio un'opera incastonata perfettamente nella sua epoca, dove in Giappone erano di grande successo le serie Super Sentai, quelle che noi sono diventate popolari con i Power Rangers.

Personalmente non capisco perché da noi anche l'anime sia arrivato con un inspiegabile ritardo, visto che poteva essere uno di quei cartoni della "seconda ondata" dei tardi '80 primi '90, che l'avrebbero fatto ricordare a moltissimi appassionati.

La storia è molto canonica e non ha molti colpi di scena, però è un'opera molto godibile che, in chiave super eroistica, prendono un ragazzino con un sogno e mano a mano gli fanno capire le molte responsabilità del suo ruolo.

Anche tutti i "power up" che mano a mano evolveranno la figura di Wingman, sono dovuti in parte all'ovvio allenamento di Kenta, ma anche ad una consapevolezza dei limiti della sua trasformazione.


Forse la più interessante è quella di gestire il tempo della sua mutazione, 10 minuti, con un "timer" che cambia il colore della piastra sul petto da blu nei primi 4, a giallo i secondi 3 e rosso negli ultimi 3 minuti.

Gli ultimi episodi sicuramente sono la perfetta conclusione della serie, dimostrando ancora una volta che i sogni possono diventare realtà.

Quindi, se volete un manga, che ha pur sempre 35 anni sulle spalle, di stile super eroistico, non lunghissimo, ma sicuramente ben gestito, Wingman può essere una valida opzione.

Sicuramente non verrà ristampato, per cui dovrete dare la caccia all'edizione del 2002/2003 o all'anime che comunque è stato totalmente doppiato in italiano.

See you next

venerdì 4 dicembre 2020

Outsiders Comics 4: Harlem Beat


 Nuovo appuntamento con Outsiders, questa volta torniamo ai manga, con un altra opera dimenticata.

Oggi voglio darvi le impressioni su Harlem Beat, manga spokon di  Yuriko Nishiyama pubblicato in Giappone tra il 1994 e il 2000.

La storia racconta di Toru Naruse

 un ragazzo delle medie negato per lo sport e relegato ad "eterno panchinaro".

Dopo aver provato calcio e baseball con pessimi risultati, tenta la strada del basket, dove viene incredibilmente preso, anche se come riserva.

Contento per il risultato ottenuto, dirigendosi ad un negozio sportivo, incontra una sua vecchia compagna delle elementari, Mizuki Kusuda

che dopo aver scoperto che era entrato nella squadra di basket, lo trascina quasi a forza al Three Men's Hoop, un campo da street basket dove incontra Shu, uno dei Three Men che ha creato il campo.

Qui, un po' spronato dalla bella Mizuki e un po' messo sotto pressione da Shu che lo sfida, quasi incredibilmente riesce a segnare contro il giocatore.

 

Un po' alla volta Toru inizierà ad appassionarsi al basket di strada tanto da formare con Kusuda e un altro ragazzo di nome Kōsuke Ozaki la squadra degli Scratch.

 
Senza dubbio Harlem Beat è nato sull'onda lunga del successo di Slam Dunk, anche se non replicandone la popolarità.

Se infatti inizialmente Panini lo pubblicò in formato "sottiletta" mensile, diventò ben presto bimestrale, cambiando formato diventando "tankobon classico" e uscendo solo in fumetteria.

La serie si fermò al numero 28, se non ricordo male, per scarso successo di vendite per poi essere ripresa dopo una specie di preorder, che raggiunto un determinato numero minimo di copie stampabili tornò qualche anno dopo in formato "doppio Tankobon" per i numeri rimanenti, sempre in fumetteria.


Personalmente ho amato l'incipit iniziale di mostrare "l'altro basket", quello di strada, con modi e regole molto diversi da quello regolare.

Nel manga venivano spiegate le differenze, il modo di giocare a solo mezzo campo, e il più essere "alla portata di tutti" per la minore altezza del canestro.

Non vi nego che, da una parte per il manga, e dall'altra per il videogioco Street Hoop


mi era salita una discreta scimmia per questo sport "atipico", anche se poi la cosa non si è mai concretizzata nel praticarlo nella realtà.

Diciamo però che il manga personalmente pecca riportando Toru Naruse ad una dimensione "più scolastica", incentrando parte della storia anche sul basket "canonico".

Però è innegabile che le avventure di Toru e soci siano state ingiustamente dimenticate.

Sicuramente non arriverà alla potenza visiva del manga di Takehiko Inoue, che ti fa veramente vivere le partite di Hanamichi e soci, ma la storia del ragazzino che da panchinaro diventa una stella del basket di strada e non solo, ha un suo innegabile fascino.

Ho apprezzato i tutti i personaggi della storia e in particolar modo dei tre membri fondatori degli Scratch, che pur essendo agli antipodi, creano una perfetta alchimia quando sono in campo.

E poi il finale, molto semplice e lineare nella sua conclusione ma molto poetico nelle sue ultime parole:

Il tempo passerà e verrà il giorno in cui la gioventù sarà solo un ricordo, ma anche se i sentimenti e i sogni di gloria saranno seppelliti nel tran tran quotidiano non verranno cancellati, e continueranno a risplendere in un angolo prezioso del nostro cuore. Quindi non dimenticare mai il tesoro che è dentro di te, è sempre li a darti la luce, basta allungare la mano e in qualche momento, ti darà la forza. E quando ti sentirai al buio, incapace di vedere il futuro, ti illuminerà la strada. E poi un giorno, per qualcuno sarai un eroe e quel qualcuno risplenderà proprio grazie a te.