martedì 22 marzo 2022

La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra


Oggi parleremo della recente serie Netflix "La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra".

Anche se dal titolo potrebbe sembrare una serie diretta da Lina Wertmüller, in realtà è una mini serie americana distribuita il 28 gennaio 2022 sulla nota piattaforma di Streaming, creata da Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf, prodotta da Kristen Bell, che ne è anche protagonista.

Per chi non la conoscesse, Kristen Bell


è famosa per essere stata Veronica Mars nella serie omonima e Eleanor Shellstrop in the Good Place.

La storia racconta di Anna, una donna che vive da sola nella sua casa dopo un forte trauma che le ha sconvolto la vita.

La donna soffre di allucinazioni e ha gravi problemi di alcolismo.

La sua vita verrà sconvolta all'arrivo del vicino Niel e di sua figlia Emma.

A grandi linee questa è la macro trama della serie, veniamo quindi alle mie considerazioni in merito.

E' inutile negarlo, la serie l'ho iniziata quasi esclusivamente perché aveva come protagonista Kristen Bell e anche perchè dal trailer sembrava un thriller abbastanza interessante.

In qualche modo il titolo e il modus operandi di Anna ricordano il film di Alfred Hitchcock "la finestra sul cortile" (1954), dove il protagonista James Stewart osservando i vicini per noia, scoprirà un omicidio.

 
Qui la trama è similare ma viene aggiunto un fattore di "irrealtà" dato dalla condizione della protagonista.

Anna, come dicevamo all'inizio, soffre di allucinazioni e problemi di alcolismo dovuti principalmente al trauma che le ha sconvolto la vita.

Infatti i primi due episodi della serie si concentrano esclusivamente nell'inquadrare la protagonista, farci capire il suo status quo e raccontarci in parte la fonte del suo trauma.

In questi episodi introduttivi verranno messi in campo anche i comprimari della storia.
Primo tra tutti Niel (Tom Riley)

Emma (Samsara Yett)


e il bizzarro tuttofare Buel (Cameron Britton).


La cosa estremamente particolare della serie, è il continuo cambio di tipo di narrazione che ha la storia, quasi mettendo insieme vari generi ma non amalgamandoli in maniera omogenea e coerente.

Entrerò chiaramente nello spoiler, però per spiegare il mio punto di vista non posso fare altro.

Alla fine del secondo episodio vediamo quello che sembra essere l'omicidio di Lisa, la fidanzata di Niel, che è venuta a trovarlo qualche giorno prima.

 
Anna, vedendo l'omicidio praticamente in diretta dalla finestra, correrà verso la casa di Niel ma svenirà nel tragitto a causa della pioggia. Infatti anche la donna soffre di una fobia della pioggia in quanto legata al trauma dell'evento che le ha distrutto la vita.

Gli episodi successivi vedono Anna trasformarsi letteralmente nel personaggio di Veronica Mars. Infatti, abbandonerà l'alcol si rimboccherà le maniche per trovare il colpevole dell'omicidio che è sicura di aver visto dalla finestra.

Userà tutti gli stratagemmi e metodi usati dalla famosa investigatrice teenager, usando il suo intuito da una parte, ma anche molta sfacciataggine per ottenere le informazioni che le servono, il tutto per dimostrare a se stessa e alle persone che conosce di non essere pazza.

Gli ultimi episodi della serie svoltano nuovamente genere, tingendosi di tinte horror.
Tra falsi indiziati e piste sbagliate scopriremo la verità sulla morte di Lisa, con un colpo di scena abbastanza originale, ma al limite dell'assurdo anche per le scene che seguiranno.

Il tutto si concluderà con un cliffhanger abbastanza incomprensibile, almeno per me, che porterà forse ad una seconda stagione.

 
Arriviamo quindi alle mie considerazioni sull'opera.

La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra è una miniserie abbastanza veloce da vedere, 30 minuti di media, per 8 episodi.

L'idea è abbastanza interessante mettendo in campo una protagonista insolita, ma la narrazione è altalenante. Non tanto per la narrazione in se e per se, perché gli episodi non annoiano, vista anche la ristretta lunghezza, ma per il modo di legare i fatti tra loro e il continuo cambio, troppo radicale, di genere.

Come abbiamo detto passiamo da un momento all'altro da una protagonista con dei problemi causati da un trauma molto duro, ad una brillante investigatrice, per arrivare sul finale alle tinte horror/slasher/paradossali.

No, non va bene. Se ci fosse stata maggiore coerenza tra i vari passaggi narrativi e sicuramente non si fosse estremizzato nella parte finale, avremmo avuto una serie decisamente più godibile e decisamente più interessante.

Sarebbe stato importante sottolineare maggiormente la "rinascita" della protagonista e il suo "uscire dal trauma", cosa che invece è un fattore "dubbio" sul quale gli sceneggiatori giocano fino in fondo anche nel finale.

Faranno quindi una seconda stagione? secondo me no, visto che le critiche mosse sono molto altalenanti e Netflix ha segato serie con basi decisamente più interessanti.

Va vista? oddio, la curiosità potrebbe essere un buon fattore, unita al fatto che la serie è breve e la trama portante viene conclusa negli 8 episodi, anche se onestamente non mi sentirei di consigliarla a tutti.

Ci sarebbe stato un modo per migliorarla? Le idee potrebbero essere due, secondo me.

La prima è quella più semplice, quella di seguire il "cammino dell'eroe", ovvero far uscire gradualmente Anna dal suo status quo iniziale e riportarla alla vita, facendogli prima risolvere il caso, per poi farla tornare ad una condizione di "normalità", senza però avere cambi troppo assurdi di genere e facendo sembrare il tutto al limite del ridicolo.

La seconda è quella di giocare in maniera spinta sul "dubbio", ovvero mettere lo spettatore nella condizione di non avere mai la certezza che quello che sta vedendo è veramente la realtà, ma altresì è una "visione distorta" data dalla condizione di Anna.

Probabilmente la seconda strada è decisamente più pericolosa ma probabilmente avrebbe dato molta originalità alla serie che, per come è uscita è e rimane un "ne carne ne pesce".

E voi che ne pensate?

See you next

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