mercoledì 19 ottobre 2016

Power Man, Difensore di Harlem


Terza serie Netflix dedicata ad un eroe Marvel, oggi parliamo di Luke Cage.
Ancora una volta la piattaforma di streaming dedica un telefilm ad un personaggio Marvel, dopo il successo di Daredevil e di Jessica Jones. Come successe per l'investigatrice, anche questa volta si parla di un personaggio meno noto al grande pubblico. Come già detto nel post dedicato a Jessica, Luke aveva già fatto la sua prima apparizione come comprimario e già allora mi aveva fatto una buona impressione scenica, rispettando fisicamente in toto il personaggio fumettistico. Dal punto di vista caratteriale non sapevo che dirvi allora ne tantomeno oggi, visto che di Power Man non ho mai letto nulla.

Ma veniamo alla serie. Siamo ad Harlem, il quartiere afro-americano di New York, in un momento successivo ai fatti raccontati in Jessica Jones. Rispetto al Marvel Cinematic Universe però non saprei esattamente dove collegare la serie. Siamo sicuramente in un momento post Avengers visto che, ancora una volta, si accennerà alla "Battaglia di New York" che ha coinvolto Cap e Iron Man. Probabilmente però, ma è solo una mia supposizione, siamo prima di Age Of Ultron.

Diciamo che è poco importante. Luke Cage, dopo aver perso il bar ad Hell's Kitchen, si rifiugia come "bocia de bottega" da Henry "Pop" Hunter (Frankie Faison),


il barbiere più famoso del quartiere. Che poi chiamare quel marcantonio di Luke "bocia de bottega" fa molto ridere.

Harlem è un quartiere difficile, corrotto dalla malavita controllata principalmente da Cornell "Cottonmouth" Stokes, che gestisce di facciata il rinomato locale Harlem's Paradise dove, tra le altre cose, Luke svolge il secondo lavoro di lavapiatti.

Diciamo che i primi episodi sono semplicemente introduttivi. Come succede molto spesso, a volte troppo, nelle serie Netflix, le cose scorrono lentamente. Rispetto però a Jessica Jones che l'ho trovato altalenante sul profilo del ritmo della narrazione, Luke Cage è costante. Onestamente mi sarei aspettato un aumento nel ritmo, specialmente dopo il secondo episodio che, di fatto, è il motore scatenante della serie.

Molto interessante il terzo episodio che mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta  in uno dei suoi momenti clou, di cui non farò minimamente spoiler.

Nel quarto episodio invece vediamo quando Netflix voglia essere fedele alla controparte fumettistica. Verrà infatti raccontata, tramite una serie di flashback, tutta la storia dell'origine e dell'esperimento che ha dato i poteri a Luke.

In questo frangente, cosa che non sapevo, si scoprirà che Power Man in realtà si chiama Carl Lucas e che il suo nuovo nome è dato dall'evangelista Luca e dal fatto che è uscito di prigione. Quindi quando io ironicamente lo chiamavo Luca Gabbia (Cage vuol dire gabbia in inglese), non avevo sbagliato di molto.

Questo episodio è anche pieno di riferimenti alla storia del personaggio e la cosa che più mi ha fatto ridere è la scena dove Luke evade di prigione, con i vestiti anni settanta.


Come forse ricorderete nel post dedicato a Jessica, anch'io sottolineai che era una fortuna che gli autori non si fossero ispirati alla versione "disco music" del personaggio.


Luke infatti, guardandosi riflesso su una macchina con quell'abbigliamento esclamerà: "Sembro un idiota".

A mio parere in quell'episodio si sono divertiti un sacco, basta vedere la versione "criniera di leone",


durante lo svolgimento della stessa.

Nelle fila degli buoni non possiamo non citare Misty Knight


interpretata da Simone Missick e Claire Temple


interpretata da Rosario Dawson. La prima, da quanto ho spiluccato qua e là, è un personaggio molto importante per l'Universo Marvel. Qui è una detective di Harlem con un forte senso della giustizia, determinata a scoprire la verità su Luke Cage e sull'omicidio su cui ruota l'intera storia.

Claire invece è l'ideale ponte di collegamento tra le tre serie Netflix. Alleata di Matt nei momenti di difficoltà quando tornava mal ridotto dagli scontri notturni, aiuta Jessica a salvare la vita a Luke, e ne diventerà coprotagonista nella serie a lui dedicata.

Secondo me la vedremo sempre più spesso e nei Defenders sarà coprotagonista fin dall'inizio.

Veniamo invece ai cattivi.

Il primo che incontreremo è senza dubbio Cornell "Cottonmouth" Stokes,


interpretato da Mahershala Ali. Come si giustamente si diceva durante la chiacchierata fatta nella mia fumetteria di fiducia, è un "clone" del  Kingpin di Daredevil. Quanto scrissi sul post dedicato al diavolo di Hell's Kitchen calza a pennello anche per Cornell: "Un uomo raffinato, sempre vestito in maniera impeccabile, possente fisicamente che dimostra di voler diventare padrone della città." Forse l'unica cosa che cambia è la possenza fisica, sicuramente visivamente minore rispetto a Fisk, ma ben mostrata durante una scena nei primi episodi. Come Wilson anche Strokes non è propriamente nato un cattivo. Infatti nell'episodio flashback della vita vedremo come il male gli è stato "indotto" dalla zia "Mama" Mabel Stokes che lo aveva allevato dopo che i suoi genitori lo avevano abbandonato. Anche in questo frangente si nota la dualità con Kingpin in quanto, probabilmente, se non avessero avuto dei riferimenti sbagliati, non sarebbero diventati criminali.

Nel corso della storia vedremo altre tre figure che potremo relegare al ruolo di villain.
Chiaramente la prima è sicuramente quella di Hernan "Shades" Alvarez (Theo Rossi),


inizialmente osservatore dell'operato di Cottonmouth, successivamente braccio destro. Senza dubbio una figura ambigua, manipolatrice e ossessionato dal potere, oltre che dai suoi occhiali. In qualche modo ricorda la figura di Starscream (o Astrum nello storico adattamento),


braccio destro di Megatron nella serie Transformers.


Infatti come il primo ufficiale dei Decepticons, anche Shades tenterà spesso trucchi o piani ben studiati per la scalata al potere. In alcuni casi ci riuscirà, in altri verrà fermato in tempo.

Per gli altri due Villain invece entrerei nello spoiler (su cui arriverò a breve). Diciamo che uno dei due si può intuire dai primi episodi, forse non è propriamente un villain fatto e finito, però ha un ruolo fondamentale nel corso della storia.

La storia, come succedeva anche per la seconda stagione di Daredevil, viene divisa in due tronconi. Praticamente a metà stagione si arriva ad una prima conclusione delle trame, che poi vengono ri-organizzate dall'episodio sette.

Non lo so ma alcune meccaniche della storia mi hanno ricordato un po' gli anime robotici. Ma per spiegarvi il perché entriamo adesso nello

<SPOILER>


</SPOILER>

Veniamo al dunque. I tredici episodi di Luke Cage, si fanno vedere, hanno una buona regia, come tutte le serie Netflix, caratterizzano bene i personaggi principali, ma soffre di troppa lentezza. Onestamente mi aspettavo un crescendo del ritmo dell'azione, per lo meno dalla seconda metà della serie fino alla sua conclusione. Purtroppo così non è. Anche il combattimento nell'episodio finale è fiacco. Mi sarei aspettato un pochino più di azione in generale. Forse la costanza nel ritmo di narrazione mi è pesato meno dell'altalenanza di Jessica Jones e Daredevil.

Ancora una volta confermo la buona impressione avuta in precedenza di Mike Colter


nel panni del protagonista. Forse un po' forzata, ma in alcuni frangenti mi ha ricordato il mitico Bud Spencer.


Se ci pensate i due personaggi si assomigliano. Sempre un po' imbronciati, possenti fisicamente e entrambi risolvono le risse a suon di cazzotti. Se lo guardate bene nella foto col barbone, sembra la versione nera del grande Carlo Pedersoli. Non lo so, forse sono affezionato al "gigante buono" ma un po' Luke Cage me lo ha ricordato.

Bellissime le citazioni sparse qua e la nella serie. Nel primo episodio si parla di Justin Hammer,


il multimiliardario rivale di Tony Stark/Iron Man e apparso molte volte anche nelle pagine dell'Uomo Ragno.
Sicuramente però la battuta più bella è la frase finale di Luke a termine della puntata "Non sono in vendita", citando di riflesso il gruppo dove Luke Cage militava insieme principalmente a Danny "Iron fist" Rand, ovvero gli "Eroi in Vendita" (Heroes for Hire in originale).


Una dei dialoghi che invece mi è rimasto più impresso è stato quello tra Squabbles e Carl/Luke nell'episodio quattro:

Squabbles: Posso avere un'opinione...
Carl: come il buco del culo, tutti ne hanno uno

Alcuni episodi tendono ad uno stile Horror con scienziati pazzi. L'episodio nove e l'esperimento che verrà svolto ne è la prova.

Ma quindi questa serie va vista? In previsione della serie dedicata ai Defenders, sicuramente si. Bisogna anche dire i tredici episodi che formano la stagione hanno veramente troppo poco ritmo. Anche in Jessica Jones era così però c'era due fattori che facevano andare avanti. Da una parte Jessica, una metaumana che ha veramente poco a spartire coi supereroi Marvel e dall'altra Killgrave un villain abbastanza diverso dai soliti canoni. In Luke Cage invece, come ho sottolineato, i villain hanno quel che di già visto e lo stesso protagonista imbraccia un po', spinto dai suoi alleati, il mantra "da un grande potere, derivano grandi responsabilità".

A marzo ci sarà l'esordio dell'altro Heroes for Hire, Iron Fist. Speriamo soltanto che, viste le basi del personaggio diano modo di sviluppare una serie che abbia un ritmo un pochino più acceso, senza scordare la fondamentale caratterizzazione dei personaggi, cosa che a Netflix riesce molto bene.

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