mercoledì 6 dicembre 2017

More Punisher, Please!!!



E dopo la discussione su Justice League dello scorso episodio, dedichiamoci alla concorrenza.
Parliamo della serie The Punisher, prodotta da Netflix e sbarcata in tutto il mondo il 17 novembre 2017.

Chi mi conosce sa bene quanto hype avessi per questa serie e di quanto abbia apprezzato l'interpretazione di Jon Bernthal nel ruolo di Frank Castle.

Partiamo dalla trama. Il tutto inizia qualche tempo gli eventi di Daredevil. Frank dopo aver sistemato alcune faccende rimaste in sospeso, si fa credere morto e cerca di ricominciare la sua vita come muratore, sotto la falsa identità di Pete Castiglione.

Però, come succede spesso accade, il passato torna a bussare.
Frank viene quindi contattato dal misterioso Micro che vuole l'aiuto dell'ex marine per far venire a galla una cospirazione che va ben oltre il mondo criminale di New York City.

Senza scendere ulteriormente nelle trama, veniamo alle mie considerazioni.



La serie è composta da 13 episodi da 50 minuti circa. Il problema di base, come ormai quasi tutte le serie Netflix, è che si dilunga troppo il brodo. Non nascondiamoci dietro un dito, cosa mi sarei aspettato da The Punisher? ma ovviamente di vedere il personaggio degli episodi di Daredevil. Vedere azione, combattimenti e a volte brutalità.

Purtroppo questo non accade, o meglio, solo in una seconda parte. Tutta la vicenda ruota solo parzialmente attorno alla figure di Frank e Micro, concentrandosi più su altri fronti.

Molto spesso, secondo me, ci si concentra molto di più sui personaggi secondari e su un certo filone di trama che pervade praticamente tutta la serie.

Il che non è sbagliato chiaramente, perché molti personaggi coprotagonisti sono ben delineati dal loro background e dalle loro azioni, però secondo me si dovevano comprimere certe scene.

Adesso sarò io però The Punisher è storicamente una serie fumettistica d'azione, spesso sfrenata. Chiaramente dipende sempre da chi scrive, però raramente ci si concentra su infiniti dialoghi e dettaglio dei coprotagonisti.

Ripeto, non è sbagliato, ma mi sarei aspettato molto più dinamismo. Io salvo sempre a priori il primo episodio, perchè ovviamente è l'inizio della storia e Netflix tende sempre a prendersi i suoi tempi nel raccontare il tutto. Però, dei 50 minuti potevamo scendere a 40 tranquillamente.

Ho apprezzato molto la frase sul finale di puntata "Bentornato Frank", citazione al ciclo omonimo di rilancio del personaggio a opera del duo Ennis/Dillon.
Sicuramente non avrei voluto la riproposizione di quel ciclo (a volte troppo) folle, però la citazione era molto azzeccata.

Una cosa che non ho capito troppo è il perché si nominino anche i membri della famiglia Gnucci, i principali villain di quel ciclo, ma poi vengano messi da parte.
C'erano forse idee diverse nel sviluppare il telefilm?



Per quanto il primo episodio si prenda i suoi tempi, mette in chiaro subito la psicologia di Frank, un uomo distrutto dai fatti che gli hanno rovinato la vita e continuamente turbato dagli incubi. E questo va benissimo, perché fa immedesimare maggiormente lo spettatore sulle ragioni che hanno portato alla genesi del Punisher.

Molto interessante anche lo spunto riflessivo della sotto trama principale che fa capire, da più punti di vista, quali possano essere i risvolti psicologi dei soldati al ritorno dalle missioni di guerra.

Il tutto però è troppo dilungato, si poteva arrivare al fulcro di tutto in maniera più concisa.
Per carità, non si arriva certo ai livelli di noia permeati in Luke Cage o Iron Fist, però manca ritmo.

Fatta questa premessa, spendiamo due parole sui protagonisti.

David Lieberman / Micro (Ebon Moss-Bachrach)


 
Spalla storica di Frank dalla seconda metà degli anni '80 è sicuramente una delle poche figure ricorrenti tra la schiere dei "buoni".
In questa versione è un espertissimo Hacker e analista dell'NSA che ha scoperto troppo. Per una serie di eventi, si fa credere morto e contatta Frank, l'unica persona che potrebbe aiutarlo a vendicarsi del torto subito e fargli riabbracciare la famiglia.

Dinah Madani (Amber Rose Revah)


 
Un'agente dell'Homeland Security sulle tracce di Castle molto determinata ad arrestare il vigilante che non crede morto.

Billy Russo (Ben Barnes)


 
Sarò sincero, sono rimasto un po' spiazzato. Chi conosce tutto ciò che ruota attorno al Punitore sa bene chi è Billy e che ruolo abbia.
E anche qua, per quanto si sapessero già notizie in merito, il vero fulcro della storia avviene solo negli ultimi 3 episodi, personalmente i migliori della serie intera, sui quali ci torneremo dopo nelle fasi di spoiler.

Sarah Lieberman (Jaime Ray Newman)


 
La moglie di Micro, per una serie di eventi diventerà amica di Frank. Sicuramente ha un peso importante nella storia se guardiamo nel complesso di tutta la famiglia e il suo ruolo di unico genitore che cerca di crescere nel miglior modo possibile i figli, specialmente il maggiore, il più turbato dalla perdita del padre.

Frank Castle/Punisher (Jon Bernthal)


 
Ultimo, ma non meno importante, il protagonista. Ancora una volta, specialmente negli ultimi episodi, si vede quanto si sia impegnato e sia adatto nel ruolo del vigilante Marvel.
Peccato, come già detto, che lo si veda poco in azione. La serie si concentra più nel farci conoscere i due lati di Frank, da un lato il marine dedito alla patria e ai compagni di armi e dall'altra marito amorevole nei confronti di Maria.

Nel corso della storia vedremo anche altri protagonisti come la bella Karen Paige (Deborah Ann Woll)



 e l'ex marine  Curtis Hoyle (Jason R. Moore)


Ci sarà poi un altro personaggio cardine di una sottotrama, ma eviterei lo spoiler.

Nel vedere le puntate della serie ho notato una cosa un po' particolare ma qui passiamo alla parte

<SPOILER>





</SPOILER>

Spendiamo due parole sullo svolgimento degli episodi.
Come già accennato, si tende troppo ad allungare il tutto. Secondo me l'errore principale è stato quello di aprire molte sotto trame a volte allontanandosi dal vero protagonista. In un modo o nell'altro tutto alla fine ruoterà attorno alla figura di Frank però spesso in maniera marginale.

Torniamo allo

<SPOILER>





</SPOILER>

Mi è piaciuta molto l'idea che sta alla base dell'episodio 11, dove la storia viene raccontata a pezzi dal punto di vista di molti personaggi.

Fortunatamente non si tende a raccontare sempre e solo lo stesso lasso di tempo, come accade in altri film simili come Prospettive di un delitto (Vantage Point).



Qui vediamo alcune scene dello stesso evento, ma poi ci si focalizza sul proseguire la storia semplicemente da "binari" diversi.

Senza dubbio gli episodi migliori restano gli ultimi e in particolar modo quello finale con lo scontro che chiude la stagione, mettendo le possibili basi per dei seguiti.

Ma ancora una volta

<SPOILER>





</SPOILER>

Prima di tirare le somme, una piccola nota sul doppiaggio e sui dialoghi. Ma possibile porca troia, che per identificare il Punisher devi sempre farlo precedere dall'articolo The?

Ci sono alcuni dialoghi che mi hanno fatto raggelare il sangue, tipo questo.

"....stai dicendo che il The Punisher è vivo?"

Ma perchè? non suonava meglio senza il The?

"....stai dicendo che il Punisher è vivo?"

Vabbè piccola digressione a parte, arriviamo alla conclusione.



The Punisher è una serie da cui mi sarei aspettato qualcosa di più. Sicuramente più azione e più Punisher nel vero senso della parola, che si vede solo nel finale. I 13 episodi sono spesso lunghi e allungano inutilmente la storia che poteva essere compressa in una decina al massimo.

Belli gli spunti di riflessione sulle sotto trame principali, ma potevano essere gestiti in maniera decisamente migliore.

Molto bella anche la video sigla dove si vedono armi di vario genere che un po' alla volta formano il teschio simbolo per eccellenza del vigilante.

Insomma bene, perché meglio di altre serie Marvel/Netflix, ma non benissimo perché si poteva fare di più.

See you next


Nessun commento:

Posta un commento