Bentornati. Oggi parliamo di cinema con un film sicuramente meno noto al grande pubblico uscito nelle sale italiane il 12 agosto. Parliamo di Monolith, film italiano diretto da Ivan Silvestrini. Il film è la trasposizione del fumetto italiano Monolith scritto da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo e disegnato Lorenzo "LRNZ" Ceccotti per la Sergio Bonelli Editore.
Come al solito partiamo da due concetti fondamentali. Primo non ho letto la graphic novel da cui trae ispirazione, secondo il film mi ha incuriosito per il solito passaparola sui social e perché l'opera originale è stata scritta da Roberto Recchioni.
Per chi non lo sapesse, Recchioni è uno degli scrittori e sceneggiatori più influenti degli ultimi anni. Ha ridato linfa vitale a Dylan Dog ma, soprattutto, per quanto mi riguarda, è uno degli ideatori di Orfani.
Per cui sarò sincero, è stato un po' il suo nome tra i credits a convincermi ad andare a vedere la pellicola.
Ma di cosa parla Monolith? beh, Monolith è una tecnologica automobile, un suv per la precisione, che si propone sul mercato come la miglior soluzione di sicurezza per i suoi ospiti. Nello specifico, oltre ad essere ultra corazzata contro qualsiasi tipo di aggressione, è dotata di un'intelligenza artificiale di bordo, chiamata Lilith, che aiuta il conducente alla guida e ottimizza il confort degli altri passeggeri.
Non vi nego che Lilith mi ha ricordato tantissimo il Kitt di Supercar e di come, ormai, una macchina simile al bolide che abbiamo tutti amato negli anni '80, non sia più così fantascienza.
Ma veniamo alla storia. La vicenda parte quando Sandra e suo figlio piccolo David a bordo della Monolith appena acquistata, si dirigono verso la casa della nonna.
Per una serie di vicende, che evito di spoilerare, David si troverà rinchiuso nella Monolith in mezzo al deserto e la madre dovrà trovare il modo di farlo uscire prima che rischi di morire per il calore della macchina sotto il sole.
Storia già sentita? si diciamocela tutta, è innegabile che Monolith, per quanto in salsa thriller, voglia essere anche una critica a molti fatti di cronaca degli ultimi anni.
Quante volte, specialmente nel periodo estivo non si sentono fatti di cronaca che raccontano di bambini chiusi all'interno di auto sotto il sole cocente?
Riuscirà quindi Sandra a salvare suo figlio?
Veniamo quindi alle mie considerazioni. Senza dubbio l'idea di base è originale. Diciamo che tutta la struttura del film, in qualche modo, mi ha ricordato il film Buried con Ryan Reynolds.
Se avete visto il film probabilmente avrete avuto anche voi la stessa sensazione, a parti invertite, ma l'idea è similare.
Come nel già citato Buried, anche in questo caso la protagonista assoluta è solamente Sandra. Infatti escludendo le iterazioni della protagonista per la prima parte del film, che portano direttamente e indirettamente al cardine della storia, per il resto sarà sempre da sola.
Il film, a mio modo di vedere, nella sua parte centrale perde un po' di mordente.
Infatti se i primi 20/30 minuti sono introduttivi e portano al "main event", se così possiamo chiamarlo, alcune scene sono più lente e decisamente meno utili alla fine della narrazione.
O meglio, hanno un senso nell'azione compiuta, ma vengono lasciate li.
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Ho apprezzato molto le parole di Victorlaszlo88 quando paragonava la pellicola ad un'avventura grafica. In effetti pensandoci con attenzione ha perfettamente ragione. Sandra in effetti si sposta di luogo in luogo al fine di ottenere oggetti che possano tornarle utili, in questo caso per salvare il piccolo David.
E non quello che si fa in un'avventura grafica? esplorare luoghi e posti al fine di ottenere indizi e oggetti per proseguire nell'avventura.
Ci sono alcuni momenti che ho apprezzato tantissimo e alcuni punti mi hanno fatto sobbalzare sulla poltroncina del cinema.
Ma ovviamente torniamo in
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Veniamo quindi al dunque. Mi è piaciuto? ni. Idea interessante e trama diversa dal solito. Bello l'inizio e tutta la conseguenza che porta al cardine della storia.
Senza dubbio ottima l'idea di far leva, in qualche modo, su tragici fatti di cronaca attuali. Secondo me però manca una tensione costante in tutto lo svolgimento. Da quel punto di vista Buried era gestito meglio e ti dava la sensazione di claustrofobia di essere all'interno della bara.
Qui questa cosa non poteva sicuramente essere gestita, ma doveva essere maggiormente sentito lo sconforto della protagonista nel fallimento delle sue azioni e della sua impotenza nei confronti della macchina. A volte succede, altre no, come sottolineato.
Va visto? sicuramente è qualcosa di diverso dal solito, però io onestamente non mi sentirei di consigliarlo al cinema. Piuttosto nel passaggio televisivo può essere interessante dargli un'occasione.
Personalmente come film sui generi Buried è più coinvolgente ma, soprattutto, è un pugno nello stomaco per il finale.
Questo Monolith è una buona idea, ma secondo me doveva essere reso più coinvolgente.
See you next
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