PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE IL 22/09/2018 E OGGI NON PIU' DISPONIBILE
Netflix ci riprova. Ancora una volta la famosa piattaforma di streaming schiera uno dei suoi soldati sul campo.
L'anno scorso ne era uscito malino, e quest'anno?
Oggi vi darò le mie impressioni sulla seconda stagione di Luke Cage, rilasciata integralmente nei suoi 13 episodi dal 22 giugno di quest'anno.
Beh, ma adesso è quasi fine settembre e ne parli solo ora? si perché fino all'ultimo ero indeciso se intraprendere "questo nuovo viaggio ad Harlem".
Sarò onesto, la prima stagione, per quanto mi abbia convinto Mike Colter nei panni del protagonista, non mi aveva entusiasmato.
Troppi episodi, troppo lunghi, e sicuramente con "poca ciccia" per non parlare dei villain mediocri.
Però, leggendo i commenti su questa seconda stagione, si parlava del finale che è stato veramente particolare e anche le opinioni generali la valutavano come "sicuramente meglio della prima".
Per cui ho deciso di rituffarmi nel quartiere nero di New York.
E come è andata?
La storia parte dopo gli eventi narrati in The Defenders, Luke è diventato a tutti gli effetti il difensore di Harlem, apprezzato dal genere femminile che spesso e volentieri vorrebbero "prendere un caffè assieme" e temuto da gangster e criminali.
Mariah Dillard (Alfre Woodard)
è diventata a tutti gli effetti la regina di Harlem e se di facciata cerca di farsi una fama come salvatrice del quartiere, dall'altra ha il pugno di ferro sui traffici di droga e armi.
Misty Knight, come visto nei Defenders, ha perso un braccio per salvare Colleen da Bakuto.
Però pur continuando a fare terapie con Claire,
ha perso parte della fiducia in se stessa ma allo stesso tempo non vuole accettare la pensione anticipata.
Il tutto si complica quando entra in scena il misterioso Bushmaster.
Veniamo quindi alle mie considerazioni.
Come al solito 13 episodi sono TROPPI. Non c'è niente da fare, specialmente la prima della storia è lenta e a tratti noiosa.
E' inutile nascondersi dietro ad un dito, nelle prime puntate succede poco e niente.
Se vogliamo essere precisi in questo frangente il "titolare di serie" era un personaggio secondario.
Il vero punto di forza è stato senza dubbio la caratterizzazione di Misty.
Sconvolta per aver perso il braccio, si ritrova in molte occasioni inutile, incapace di adempiere al suo compito di poliziotta.
La svolta l'abbiamo nel momento che Colleen, tramite Danny Rand e la sua compagnia, le creano un braccio bionico che la rimette in pista.
Francamente mi sarei aspettato l'arrivo di Tony Stark che le costruisse il braccio, ma forse sarebbe stato difficile da spiegare.
A mio modo di vedere l'evoluzione del personaggio è sicuramente l'unico punto a favore del primo gruppo di episodi.
La cosa che è più ho apprezzato sono anche state le scene che vedevano Misty ricostruire le scene del crimine dove riviveva, scena per scena, l'intero accaduto.
Le cose dal punto di vista narrativo cambiano molto nella seconda parte della stagione.
Sicuramente i punti a favore sono il maggior coinvolgimento di Bushmaster.
All'inizio lo trovavo un personaggio abbastanza marginale e per quanto doveva essere il villain, lo trovavo al livello dell'inutile Diamond Back della prima stagione.
Poi però, vuoi la sua rivalità con Mariah, le faide di famiglia tramandate negli anni e la sua storia personale rivelata negli ultimi episodi, hanno dato maggior spessore al tutto.
Forse la cosa che non era chiara fin da subito era la natura dei suoi poteri. Simili a quelli di Luke, ma con una base diversa.
Solo in un secondo momento tutto viene spiegato e dimostrato che forse non era propriamente un villain ma più un personaggio "dai toni grigi", un po' come succedeva per Erik Killmonger, il cattivo di Black Panther.
Senza dubbio il vero villain si è rivelato però essere Mariah Dillard che abbandona quel Dillard per riprendere quello di famiglia, Stokes.
Come per Bushmaster, anche per Mariah l'eplosione del personaggio però avviene in solo nella seconda parte della stagione.
Personaggio cattivo, privo di sentimenti. Alfre Woodard, la sua interprete, è perfetta nel ruolo, dove l'apice lo raggiunge nel momento che rivela a sua figlia Tilda la verità nell'episodio 9.
Dieci minuti di dialogo che veramente raggelano il sangue nelle vene per quello che viene detto, e per come viene detto.
Un personaggio che invece non ne esce benissimo è Shades.
Onestamente l'ho preferito nella prima stagione dove, come dissi all'epoca, ricordava molto Starscream dei Transformers.
Anche per Shades abbiamo un evoluzione che lo porta un po' alla volta ad allearsi con chi può tornargli utile, però risulta un personaggio senza troppo da dire.
Come al solito per ultimo il protagonista.
Io continuo a dire che Mike Colter è perfetto per il ruolo ma, come dicevamo all'inizio, nella prima parte risulta essere semplicemente un personaggio di contorno.
E' inutile negarlo, i primi episodi servono semplicemente a far capire allo spettatore che il suo ruolo di eroe in qualche modo lo destabilizza a livello psicologico.
Rompe con Claire, che era diventata qualcosa di più dell'amica con cui "prendere un caffè", e perde la ragione.
Nel corso degli episodi e i suoi conflitti col padre prima, con Bushmaster e Mariah poi, gli faranno cambiare modo di ragionare e di trovare "una quadra" tra il se stesso uomo e il se stesso protettore di Harlem.
Il finale è senza dubbio sconvolgente dal punto di vista narrativo, però non voglio minimamente fare spoiler in merito.
Va quindi vista questa seconda stagione di Luke Cage?
Si, se si ha pazienza. Gli episodi lunghi e la prima parte troppo lenta di certo non aiutano.
Nella seconda parte e, specialmente negli ultimi episodi, abbiamo però delle cose molto interessanti, soprattutto quando si arriva sul finale.
Io continuo a sostenere che tredici episodi di una lunghezza variabile tra i cinquanta minuti e l'ora e dieci sono troppi.
Sicuramente ridurre tutto a 8 o 9 episodi avrebbe giovato tantissimo nell'economia della storia.
Di certo però, rispetto ad una seconda stagione di Jessica Jones estremamente deludente, qui si c'è un netto miglioramento rispetto al primo ciclo.
See you next
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