Ciurma, andiamo tutti all'arrembaggio forza!!
Chi ha vissuto l'ora di pranzo su Italia 1 nei primi anni 2000 non può non conoscere questo verso e leggerlo cantando.
Ovviamente stiamo parlando di una delle sigle più famose e di uno dei successi planetari nell'ambito manga e anime, One Piece.
Sono ormai più di vent'anni che seguiamo le avventure della ciurma di Cappello di paglia alla ricerca del misterioso One Piece.
L'attenzione su questa serie è tornata "alle cronache" proprio per due notizie legate a questa serie. Da una parte la trasmissione dell'episodio dove il protagonista acquista la sua nuova trasformazione, la Gear 5,
dall'altra della messa in onda di una serie in live action prodotta da Netflix.
Io voglio raccontarvi le mie impressioni su quest'ultima, della sua lunga genesi partita ormai sei anni fa, luglio 2017, e del suo arrivo nella piattaforma di streaming ad agosto di quest'anno.
Sarò sincero, come moltissimi tra Influencer, testate di news e amici, avevo storto il naso ancora prima di iniziare.
One Piece è ormai un caposaldo tra gli appassionati, è una serie estremamente lunga, più di cento volumi all'attivo, senza aver ancora troppo chiaro un orizzonte di conclusione.
La serie si dirama tra molti personaggi, spesso buffi e bizzarri, poteri e tecniche di combattimento difficili spesso da rendere credibili al di fuori della sua natura di manga, per cui se è già complicato rendere credibile una serie pseudo realistica, quale possa essere un City Hunter ad esempio,
One Piece parte con un fardello ancora più pesante sulle spalle.
Non dimentichiamo inoltre che la piattaforma che tenta questo "triplo salto carpiato" è Netflix che, diciamocela tutta, non ha per niente brillato quando tentò di adattare prima Death Note, serie tutto sommato pseudo realistica, ma con risultati osceni, ma poi toccando un altro mostro sacro, Cowboy Bebop,
con una realizzazione tecnica decisamente migliore, ma con una resa piatta e senza lo stile che invece contraddistingueva l'anime originale.
Mettiamo pure sul piatto altri obbrobri come il recente live action de I Cavalieri dello Zodiaco,
che tutt'oggi mi rifiuto di vedere, senza parlare del "male assoluto", ovvero Dragon Ball Evolution.
La voglia quindi di un'ulteriore, per lo meno sulla carta, potenziale porcheria in live action, mi lasciava ampiamente perplesso.
Nel corso del tempo però si inizia ad avere un cast dei protagonisti. Con l'occasione si è voluto ampiamente sottolineare il fatto che Eiichirō Oda, padre dell'opera originale, era supervisore sia per quanto riguardava sia il cast, sia per le sceneggiature, sia per seguire passo passo la realizzazione degli episodi, che sarebbero stati 8.
La storia doveva coprire il primo arco narrativo del racconto, la cosiddetta "Saga del mare orientale" che copriva il primi 12 volumi del manga e i primi 61 episodi della serie anime.
Pur trovando molto adatti i 5 protagonisti scelti a livello estetico per vestire Luffy, Zoro, Nami, Usop e Sanji e pur avendo messo un tutto sommato discreto hype per l'uscita della serie grazie alla massiccia campagna di marketing, la puzza di puttanata era veramente dietro l'angolo.
I primi trailer non sembravano un granchè, sembrava mancasse veramente qualcosa soprattutto nella resa dei colpi del protagonista che, per ovvie ragioni, dovevano essere fatti in computer grafica.
Si arriva quindi al 31/08 giorno dell'uscita della serie. Per cui mi approccio al primo episodio, conscio che al 99% sarebbe stato anche l'ultimo, come già successe per il già citato Cowboy Bebop.
E qui devo dire che ho dovuto ampiamente ricredermi. Pur con un primo episodio che sforava ampiamente l'ora, il tempo era volato.
Ho rivisto molto dello spirito dell'anime (non ho mai letto il manga) che guardavo più di 20 anni fa a pranzo.
La storia parte ovviamente dalla morte di Gold Roger, il Re dei pirati,
e della sua sfida a tutti gli aspiranti "nuovi Re" di trovare il One Piece, misterioso tesoro che "lascia in eredità" a tutti coloro che avranno il coraggio di cercarlo, mentre viene trafitto dalle lance della marina.
Il resto è storia.
Gli episodi alternano abilmente scene del passato dei personaggi e scene del presente.
Ogni membro della ciurma ha il suo spazio dove, con la sua storia, fa affezionare lo spettatore al suo sogno da realizzare.
Ma questa è la storia del manga, per cui non c'era troppo da meravigliarsi. L'adattamento Netflix in questo non sbaglia, riportando i fatti come sono stati raccontati in originale anche se tramite flashback e non "storia diretta" come nel manga.
Tanto però hanno fatto anche i protagonisti, dove il plauso va maggiormente ai primi membri, quelli che, per ovvie ragioni, hanno anche il maggior minutaggio, essendo presenti fin dal primo episodio.
Iñaki Godoy è Monkey D. Luffy e senza dubbio a mio avviso è quello che ha reso meglio il ruolo.
E' inutile negare che quando lo si vede a schermo rappresenta bene quello spirito a metà tra l'estrema spensieratezza e testa tra le nuvole, ma anche capace di una ferrea determinazione nel portare avanti il suo sogno e la profonda amicizia con la sua squadra.
Molto belle anche le espressioni che spassano rapidamente dal sorriso ad uno sguardo determinato o furioso per quello che succede.
Mackenyu Maeda è Roronoa Zoro.
Anche l'interpretazione di Mackenyu mi ha convinto nella rappresentazione dello spadaccino dalle tre spade.
Taciturno e scontroso, per lo meno all'inizio della storia, verrà reclutato a forza da Luffy.
Inizierà a fidarsi del suo compagno di squadra quando capirà che il suo scopo è reclutare una squadra che possa aiutarsi a vicenda nel raggiungere i propri sogni.
Mackenyu è senza dubbio il veterano dei live action tratti da manga. Adesso è famoso per aver interpretato Zoro, ma prima è stato anche Enishi Yukishiro nella trasposizione di Rurouni Kenshin (conosciuto anche come Kenshin Samurai Vagabondo), Scar in Full Metal Alchemist, Okuyasu in Jojo e Seiya di Pegasus nel recentissimo film sui Cavalieri dello Zodiaco.
Emily Rudd è Nami.
Se anche lei l'ho trovata calata nella parte anche se forse manca un po' la freddezza e il continuo doppiogiochismo del personaggio del manga e dell'anime.
Un po' ci sta, anche per banalmente mancanza di tempo nel rappresentare un arco di 61 episodi.
Si perde un po' quel senso di iniziale odio che hai per il personaggio che si approfitta del buon cuore di Luffy, un po' mettendola alla pari della, almeno per me, odiosa Fujiko di Lupin III.
Ma come i fan sanno questa freddezza è dettata dal passato della ragazza, che verrà rivelato solo all'ultimo episodio.
Usop e Sanji rispettivamente interpretati da Jacob Romero Gibson
e Taz Skylar
non sono riuscito ad inquadrarli troppo, forse anche per il fatto che sono presenti in maniera decisamente minore rispetto al trio iniziale, unendosi alla squadra dopo la metà della serie.
Interessante invece la scelta di rendere centrali due figure che hanno un ruolo importante più in la nella storia, ovvero il vice-ammiraglio Garp e Kobi, interpretati rispettivamente da Vincent Regan
e da Morgan Davies.
Veniamo quindi alle mie considerazioni su questi, quasi sicuramente, primi otto episodi.
A mio avviso siamo di fronte ad un buona rappresentazione del manga e dell'anime di One Piece. Questo è abbastanza innegabile. Come dicevo all'inizio gli episodi, pur essendo molto lunghi, di durata tra i 50 e l'ora di minutaggio, non pesano allo spettatore.
Si cerca di evitare tempi morti, cercando di comprimere al meglio i dodici volumi della storia.
La serie quindi, per ovvie ragioni, subisce delle modifiche alla storia che, a mio avviso, non pesano troppo nell'economia del racconto.
Come dicevo prima viene data molta importanza al personaggio di Garp, rivelando da subito uno dei fatti che nella storia verranno raccontati molto più avanti.
Anche il personaggio di Kobi, uno dei primi amici che si farà Luffy durante il viaggio, avrà un ruolo cruciale per i fatti raccontati, quando nel manga inizialmente è solo un personaggio di contorno.
E senza dimencare alcune chicche che un fan "avanzato" può capire al volo senza che per il momento venga spiegato altro...
Veniamo alla "resa grafica", altro punto cruciale nell'adattamento.
Qui le cose si complicano un po' perchè ci sono state delle scelte sensate, ci sono state delle "furbate", ma comunque ci sono state delle realizzazioni discutibili.
Le scelte sensate a mio avviso sono state quelle di limitare la computer grafica, specialmente per rappresentare personaggi non umani, come la banda degli uomini pesce di Arlong.
Si è preferito usare il vecchio metodo del trucco prostetico, con maschere e costumi che cercassero di renderli credibili.
In alcuni casi ci sono riusciti, Arlong a mio avviso è quello che ne è uscito meglio,
ma ci sono altri membri della ciurma, Kuroobi in primis, che ha una resa a video estremamente "plasticosa".
Le furbate invece invece sono di limitare al minimo la computer grafica per i colpi di Luffy. Ci sono, vediamo le tecniche, ma sono sempre riprese in modo da "vederle di lato" o "in mezzo ad altro".
Per quanto riguarda la parte "discutibile" è che ovviamente, volente o nolente, alcuni personaggi, magari minori, risultano alla stregua di un cosplay "comprato su Wish".
E' brutto da dire, ma è così.
Ogni tanto si vede tantissimo che le location sono dei semplici teatri di posa, però la resa finale non è pessima come in altri live action simili.
Veniamo quindi alla resa generale della serie.
Ho letto alcune recensioni che sottolineano più o meno gli stessi difetti che ho notato anch'io, in alcuni non sono piaciuti i cambiamenti di storia, altre volte si ci focalizzava sul fatto che la serie non ritornasse le stesse emozioni del manga o della controparte animata.
Andiamo per ordine e valutiamo entrambi gli aspetti.
Come ho detto fin da subito comprimere quasi 12 volumi in più o meno 8 ore è un'impresa titanica, per cui bisogna obbligatoriamente tagliare e ridurre il tutto.
A mio avviso, anche grazie alla supervisione di Oda, vengono tenuti i punti cardine della storia focalizzandosi sul background dei cinque protagonisti, cosa a mio avviso fondamentale per affezionarsi ed appassionarsi all'opera.
Molte delle scene iconiche restano pressoché inalterate.
Se penso alle prime che mi vengono in mente sicuramente la consegna del cappello di paglia da parte di Shanks al piccolo Luffy,
Zoro legato nel cortile della base della marina,
la fine della battaglia tra Zoro e Mihawk
o ancora Nami in lacrime che chiede aiuto a Luffy.
Per quanto riguarda le modifiche, come già detto, non inficiano la narrativa generale, ma mettono le basi per introdurre alcuni fatti che verranno narrati in seguito o semplicemente per dare da subito spazio a personaggi importanti nel proseguo.
Alcuni hanno criticato questi cambi, ma ricordiamoci che anche l'anime li fece, ad esempio sul come Zeff perde la gamba, molto più eroico e blando nell'anime piuttosto che alla crudezza del manga o del live action.
Anche sul lato combattimenti, li ho trovati ben gestiti e molto spettacolari, come dovevano essere.
Arriviamo ad alcuni dei miei appunti personali.
Per prima cosa manca l'arrivo a Rogue Town, la città dove Gold Roger viene giustiziato.
A mio avviso un episodio in più aveva senso per chiudere "meglio" tutto l'arco narrativo.
Rogue Town ha alcuni momenti molto importanti per la storia, anche se, vista la scena post credit, avrebbe dovuto introdurre un personaggio molto importante per la "mitologia" di One Piece.
La serie si chiude poco dopo la promessa di ogni membro della ciurma di raggiungere il proprio sogno.
Ecco anche qua se vogliamo trovare un difetto, questa scena nel live action è "piazzata male".
Infatti nel live action la promessa viene fatta uscendo dal villaggio di Coco, dopo la sconfitta di Arlong, dirigendosi verso quella che sarà la Reverse Mountain, che è l'ingresso alla Rotta Maggiore.
Nel manga e nell'anime la promessa viene fatta davanti alla montagna che sbarra l'ingresso alla rotta.
A mio avviso fare la promessa in quel momento ha un significato molto più profondo, perchè da una parte è il vero inizio della loro avventura ma, soprattutto, è vero momento dove dovranno lottare per realizzare i loro sogni.
Ci sta ad averlo messo la promessa a fine stagione, anche se perde un pochino di significato.
Veniamo quindi alle conclusioni.
E' una buona serie? si, senza dubbio, la promuovo a pieni voti.
Si poteva fare meglio? probabilmente si, ma diciamo che tante cose sono piccoli raffinamenti.
Ci sarà una seconda stagione? probabilmente si, tanto che si parla già di Jamie Lee Curtis
nei panni della Dottoressa Kureha.
E qui però, a mio avviso sorgeranno problemi ben più importanti. La Rotta Maggiore, molto più della prima parte della storia, vedrà personaggi sempre più difficili da rappresentare in maniera realistica, Chopper ne è decisamente il primo esempio, ma sicuramente il problema lo si avrà in seguito con Frankie, per non parlare di Brook.
Visto che la computer grafica sarà molto più importante, riuscirà a tenere il passo, visto che in questa prima stagione si è giocato molto sul "vedo e non vedo" per nasconderla?
Staremo a vedere.
Intanto non posso che consigliarvi questa serie e perché no, recuperare il manga, come prima o poi farò anch'io visto che, è e rimane una delle poche saghe che mi ha appassionato dal primo momento e che, prima o poi, vorrei vederne una conclusione.
See you next
In effetti anch'io sono molto curioso di vedere come rappresenteranno i personaggi della ciurma che hai citato, ok che hanno un budget di 18 milioni a episodio, ma c'è il rischio che se ne vadano tutti in CGI :D Per il resto a noi, che siamo ignoranti sul manga e sull'anime, ci è piaciuta
RispondiEliminaIl rischio è quello. Poi abbiamo visto tante produzioni ben finanziate ma con risultati brutti.
RispondiEliminaStaremo a vedere visto che la seconda stagione è stata confermata ufficialmente